giovedì 8 settembre 2011

I PICCOLI VOPOS DELL'UNITA' D'ITALIA

La libertà di pedalare padano non si tocca, cari Vopos dell’isola che non c’è.



 Che lo sport leghista del momento, più del ciclismo, siano le scazzottate da saloon tra le tribù divise sotto il sole delle Alpi, l’abbiamo scritto sul Foglio di ieri.


Da qui a tollerare i piccoli Vopos dell’Unità d’Italia, le Guardie rosse del presidio territoriale che vogliono vietare ai leghisti anche la libertà di pedalare, ce ne corre.

Ieri a Loano, a cercare di bloccare la partenza della seconda tappa del Giro di Padania c’erano i soliti sinceri democratici di Prc, quelli che ancora vorrebbero i picchetti nelle fabbriche, ma anche qualche stordito quadro basso dem, come il vicesegretario del Pd ligure pronto a dire: “Il Giro di Padania è l’ennesima trovata propagandistica della Lega, e intanto l’Italia va a rotoli”.
Un genio, perché Bersani non lo chiama in segreteria? Cos’è, hanno vietato la propaganda? E se l’Italia va a rotoli, è colpa dei pedali? Il primo giorno, i volenterosi Vopos hanno insultato e preso a schiaffi pure Ivan Basso, colpevole di fare il ciclista in una gara riconosciuta, tra l’altro, dagli enti sportivi.

Per pedalare in Italia bisogna credere solo all’Italia? E’ vietato a chi crede in una forma-stato differente, o anche solo si illude? Per decenni il sacro suolo italiano ha ospitato senza eccepire feste con salamelle che simboleggiavano per la plebe angoli di socialismo realizzato. Nessuno ha mai detto niente.

La Padania non esiste? Manco la pace universale è di questa terra, ma nessuno ha mai preso a sberle gli squinternati della marcia della pace Perugia-Assisi per illegittimo attraversamento della valle di lacrime chiamata mondo reale. Persino Michele Serra ieri faceva il piccolo Zdanov con Basso.
Eppure, siamo qui ancora con l’elenco di tutti quelli che andavano a cantare alla Festa dell’Unità (pagava Penati?), poi Festa dem (pagava ancora Penati), quelle dove invitavano sempre anche Michele Serra a fare lo spiritoso, ma dicevano: “La politica non c’entra, siamo qui per cantare”. Per cantarsela, se la cantano bene. Il problema è che agli altri gliele suonano pure.

© - FOGLIO QUOTIDIANO di Maurizio Crippa

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