ANDREA TORNIELLI
Città del Vaticano
Da ieri il Vaticano ha due Papi, che vivono a qualche centinaio di metri uno dall'altro, all'interno dello stesso chilometro quadrato di territorio, quello dello Stato più piccolo del mondo. Il vescovo di Roma Francesco e il suo predecessore sono ora fianco a fianco, il primo nel pieno dei suoi poteri dopo l'elezione avvenuta lo scorso 13 marzo, il secondo ritirato, «nascosto al mondo», che trascorre l'ultimo periodo della sua vita pregando e studiando.
Fintanto che il Papa emerito è rimasto confinato nel grande palazzo pontificio di Castel Gandolfo, affacciato sul lago, il problema quasi non si è posto. La presenza di Joseph Ratzinger, discreta come sempre, non si è avvertita, tornando alla ribalta soltanto il 23 marzo, quando il successore gli ha fatto visita. Ma da ieri, da quando ha fatto ritorno in Vaticano per abitare nell'ex monastero di clausura «Mater Ecclesiae» opportunamente ristrutturato per accogliere lui e la sua piccola «famiglia», Benedetto XVI è tornato a essere una presenza, un punto di riferimento, proprio all'interno del «recinto di Pietro». Più che comprensibile la sua volontà di non far diffondere il video dell'arrivo, limitandosi a una foto per tranquillizzare chi teme per la sua salute (peraltro va ricordato che proprio la sua debolezza fisica è stato il motivo della rinuncia). Ma anche se non si farà vedere o incontrare, continuerà a essere una presenza. Non c'è più solo il Papa, c'è anche il «Papa emerito», come lo stesso Benedetto XVI ha voluto farsi chiamare, scegliendo la categoria canonica dell'«emeritato», che prevede di conseguenza il permanere di tutte le insegne usate in precedenza.
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