Omelia nella S. Messa a Santa Marta
29 aprile 2013
BENEDETTA VERGOGNA

Cosa significa camminare nelle tenebre? Andare nelle tenebre significa essere soddisfatto di se stesso. Essere convinto di non aver necessità di salvezza. Quelle sono le tenebre! E quando uno va avanti su questa strada delle tenebre, non è facile tornare indietro. Perciò Giovanni continua “Se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi”. Guardate ai vostri peccati, ai nostri peccati: tutti siamo peccatori, tutti. Questo è il punto di partenza.
Ma se confessiamo i nostri peccati , Egli è fedele, è giusto tanto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità.
Quando il Signore ci perdona fa giustizia.
Sì, fa giustizia prima a se stesso, perché Lui è venuto per salvare e quando ci
perdona fa giustizia a se stesso. “Come è tenero un padre verso i figli, così
il Signore è tenero verso quelli che lo temono”, verso quelli che vanno da Lui.
La tenerezza del Signore. Ci capisce sempre, ma anche non ci lascia parlare:
Lui sa tutto. “Stai tranquillo, vai in pace”, quella pace che soltanto Lui dà.
È quanto succede nel sacramento della riconciliazione. Tante volte pensiamo che andare a confessarci è come andare in tintoria. Ma Gesù nel confessionale non è una tintoria. La confessione è un incontro con Gesù che ci aspetta come siamo. “Ma, Signore, senti, sono così”. Ci fa vergogna dire la verità: ho fatto questo, ho pensato questo. Ma la vergogna è una vera virtù cristiana e anche umana. La capacità di vergognarsi: non so se in italiano si dice così, ma nella nostra terra a quelli che non possono vergognarsi gli dicono sinvergüenza. Questo è “uno senza vergogna”, perché non ha la capacità di vergognarsi. E vergognarsi è una virtù dell’umile.(…) Adesso, come dobbiamo andare dal Signore, così, con la nostra verità di peccatori? Con fiducia, anche con allegria, senza truccarci. Non dobbiamo mai truccarci davanti a Dio! Con la verità..
È quanto succede nel sacramento della riconciliazione. Tante volte pensiamo che andare a confessarci è come andare in tintoria. Ma Gesù nel confessionale non è una tintoria. La confessione è un incontro con Gesù che ci aspetta come siamo. “Ma, Signore, senti, sono così”. Ci fa vergogna dire la verità: ho fatto questo, ho pensato questo. Ma la vergogna è una vera virtù cristiana e anche umana. La capacità di vergognarsi: non so se in italiano si dice così, ma nella nostra terra a quelli che non possono vergognarsi gli dicono sinvergüenza. Questo è “uno senza vergogna”, perché non ha la capacità di vergognarsi. E vergognarsi è una virtù dell’umile.(…) Adesso, come dobbiamo andare dal Signore, così, con la nostra verità di peccatori? Con fiducia, anche con allegria, senza truccarci. Non dobbiamo mai truccarci davanti a Dio! Con la verità..
Gesù aspetta ciascuno di noi Matteo (11, 25-30): “Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile nel cuore”.
Umiltà e mitezza sono come la cornice di una vita cristiana. Un cristiano va sempre così, nell’umiltà e nella mitezza. E Gesù ci aspetta per perdonarci. Possiamo fargli una domanda: allora andare a confessarsi non è andare a una seduta di tortura? No! È andare a lodare Dio, perché io peccatore sono stato salvato da Lui. E Lui mi aspetta per bastonarmi? No, con tenerezza per perdonarmi. E se domani faccio lo stesso? Vai un’altra volta, e vai e vai e vai. Lui sempre ci aspetta. Questa tenerezza del Signore, questa umiltà, questa mitezza.
(…) «Se qualcuno ha peccato, abbiamo un Paràclito presso il Padre», questo ci dà respiro. E se abbiamo vergogna? Benedetta vergogna, perché quella è una virtù. Il Signore ci dia questa grazia, questo coraggio di andare sempre da Lui con la verità, perché la verità è luce. E non con la tenebra delle mezze verità o delle bugie davanti a Dio.
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