IL VESCOVO NEGRI ESPONE SULLA FACCIATA
DELL’ARCIVESCOVADO IL SIMBOLO DEI CRISTIANI PERSEGUITATI DAGLI ISLAMISTI
Agosto 14, 2014 Luigi
Negri
«Noi tutti
dovremmo desiderare di essere là con loro, per rinforzare la presenza anche
numerica dei cristiani in luoghi dove da duemila anni la Chiesa e i cristiani
sono presenti e perseguitati»
Il 14 agosto,
vigilia della Festa dell’Assunzione di Maria, in previsione della preghiera per
i cristiani perseguitati,
sulla facciata dell’Arcivescovado di Ferrara sarà posto un manifesto. Nel
messaggio se ne spiegano le ragioni.
L’esposizione
sulla casa del vostro Vescovo, casa di tutto il nostro popolo cristiano di
Ferrara-Comacchio, del marchio raffigurante l’iniziale della parola “Nassarah”
(“Nazzareno”), il termine con cui il Corano individua i seguaci di Gesù di
Nazareth – che viene imposto dalle milizie dell’autoproclamatosi califfo
al-Baghdadi agli infedeli-cristiani per i quali non c’è posto nello Stato
islamico dell’Iraq e del Levante a meno che si convertano, soggiacciano a una
speciale tassazione, subiscano la devastazione dei loro antichi luoghi di culto
e la confisca dei beni – vuole dire pubblicamente che l’Arcidiocesi di
Ferrara-Comacchio si sente una cosa sola con questi nostri fratelli e sorelle
che portano nel loro corpo e nella loro anima le ferite della passione e della
morte del Signore.
Mentre ci
prepariamo alla giornata di preghiera (15 agosto) perché torni la pace – o
meglio sarebbe dire perché il Signore Gesù Cristo faccia un miracolo, per il
quale umanamente parlando non si intravedono possibilità, neanche minime –
vorrei che per tutta la Diocesi fosse vero quello che il Papa Francesco ha più
volte richiamato, ossia che non sia soltanto un “dire” preghiere, ma sia un
pregare con la totalità della vita e dell’intelligenza del cuore. Sia,
soprattutto, una richiesta di perdono a Lui poiché la nostra vita di cristiani
occidentali è gravemente colpevole nel senso della responsabilità nei confronti
di quanto sta accadendo.
Questa
responsabilità si esprime con un’ingenuità a dir poco patologica. Si deve
parlare di dialogo, certamente sì, ma lo si deve e lo si può fare solo se esso
porta con sé la consapevolezza della propria identità e della complessità
dell’interlocutore in questione. In ogni caso il dialogo non può essere
perseguito ad ogni costo e non può rappresentare assolutamente una forma di
dimissione della presenza cristiana nel Medio Oriente.
Noi tutti
dovremmo desiderare di essere là con loro, per rinforzare la presenza anche
numerica dei cristiani in luoghi dove da duemila anni la Chiesa e i cristiani
sono presenti e perseguitati. Preghiamo affinché il Signore ci renda capaci di
instaurare e perseguire un dialogo intelligente e non una resa senza
condizioni, e preghiamo anche affinché il Signore ci conceda di aiutare
positivamente non solo a fermare la fuga di migliaia e migliaia di nostri
fratelli e sorelle, colpevoli solo di essere cristiani come i primi martiri ma,
per quanto sarà possibile, rafforzare la loro presenza che non possiamo non
considerare un contributo essenziale al Bene Comune dell’intera Umanità. Questo
è il modo autentico di pregare per la pace che è dono di Cristo Risorto: “La
Pace sia con voi”. Il resto finisce per essere solo un vaniloquio. La Chiesa
non ha bisogno di vaniloqui e, per quanto mi risulta, neanche Dio.
+Luigi Negri
Arcivescovo di
Ferrara-Comacchio e Abate di Pomposa
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