PENSIERI
IN LIBERTÀ DI LUIGI MIGLIORI
Dopo un lungo silenzio ricompaiono i pacifisti, stavolta
sotto forma di marciatori della pace. L'improvviso attivarsi di tante
associazioni sul tema della pace, dopo un lungo silenzio, indicherebbe uno
stato di pace generale, solo interrotto negli ultimi giorni. Vediamo.
Da molti mesi, in Siria si combatte una sanguinosa guerra
civile,ove non si distingue fra donne, uomini, bambini, giovani, vecchi, civili
e militari: una macelleria da quasi duecentomila morti e milioni di profughi.
Ostinazione di una potenza protettrice di un regime molto discutibile, ignavia
di altri, incapacità dell'Europa a svolgere un' unitaria politica estera, ogni
nazione europea fa i conti in casa propria, non comprendendo che in tal modo
mina il proprio futuro. A fronte di tanto disastro non ricordo, sarà un
limite informativo personale e chiedo venia, attivazioni particolari dei
pacifisti nostrani.
Da alcuni mesi, nella stessa area siriana ed irachena, milizie
sunnite hanno dato vita ad un " califfato ", con conseguente
persecuzione di cristiani, dei vari riti, e mussulmani sciiti. Dai racconti dei
profughi la vita dei non sunniti non sarebbe particolarmente tutelata: processi
ed esecuzioni sommarie non occasionali. Anche in questo
frangente l'azione dei pacifisti locali non avrebbe manifestato particolare rilevanza,
sempre sulla base dei personali limiti informativi. Il fatto ha spiazzato le
diplomazie, tanto che due nemici giurati si son trovati
sullo stesso versante della barricata, assolutamente carente
l'iniziativa europea, causata dal particolarismo nazionale.
Fallite le primavere arabe, l'islamismo massimalista ha,
letteralmente, sconvolto l'area centro africana, dal Sudan alla Nigeria. Morti,
stupri, rapimenti di ragazze, violenze d'ogni genere si verificano
continuamente: le grandi potenze stentano, riluttanti, ad impegnarsi,
Europa compresa, per le solite ragioni. Sebbene tali fatti
fossero riportati dai quotidiani, l'universo pacifista, ancora col limite
informativo di cui sopra, non si sarebbe distinto.
L'insieme dei pacifisti e dei marciatori della pace si è ,
improvvisamente destato allorché Israele ha deciso di porre fine al
bombardamento di missili e mortai provenienti
dalla striscia di Gaza, stato a tutti gli effetti, avendo un territorio ed un
potere originario, governato da Hamas e nel cui statuto si prevede la fine
della presenza dell'entità sionista, con ciò non riconoscendo l'esistenza in
diritto dello stato israeliano.
Singolare l'affermazione dei comunicati pacifisti, rivolta allo
stato israeliano, circa il sostegno alla prospettiva dei due stati,
israeliano e palestinese, allorché Israele riconosce lo stato palestinese ed
invece, i palestinesi non riconoscono il diritto d'Israele ad esistere. Giova ricordare
che la striscia di Gaza esiste come stato per iniziativa, senza contropartita,
d' Israele.
I comunicati pacifisti sottolineano i prezzi e le sofferenze
dei cittadini di Gaza, sofferenze e morti causate, gli inviati ONU hanno
testimoniato, dalla strategia di Hamas di nascondere armi nei luoghi sensibili,
case private, ospedali e scuole, trasformando i palestinesi in scudi umani.
Di questo e delle sofferenze patite da bambini e donne
israeliane, costretti, da anni, a correre spesso nei rifugi per evitare le
bombe di Hamas, non troviamo traccia nei documenti dei pacifisti, tenuta
presente la limitatezza informativa personale.
Non possiamo tacere il silenzio di certi ambienti
sull'annessione della Crimea e connessa guerra civile in Ucraina, siamo al
centro dell'Europa a due passi da noi; non pensiamo ad un filosovietismo di
ritorno, ma, se ricordiamo la collaborazione combattente di molti ucraini a
fianco dei nazifascisti, per onestà intellettuale, del pari si comportarono
i palestinesi.
Per quanto sopra e salva prova contraria, ma il caso della
flotilla(*)
la dice lunga, considerato lo stato di guerra dell'area da oltre sessant'anni, solo Egitto e Giordania hanno riconosciuto Israele firmando la pace, i comunicati dei pacifisti e dei marciatori della pace evidenzierebbero un profilo di parzialità difficilmente superabile.
la dice lunga, considerato lo stato di guerra dell'area da oltre sessant'anni, solo Egitto e Giordania hanno riconosciuto Israele firmando la pace, i comunicati dei pacifisti e dei marciatori della pace evidenzierebbero un profilo di parzialità difficilmente superabile.
L'antisionismo è un
ottimo veicolo per l'antisemitismo, su questo, storicamente, l'Italia non
avrebbe tutte le carte in regola: ricordiamo, esempio minimo, come un
anno addietro, il 25 Aprile, l'ANPI non ha voluto la bandiera della Brigata
Ebraica, cinquemila giovani ebrei volontari che, nel '44\'45,
combatterono, molti morirono, in Italia per liberarci dai nazifascisti.
p. s. Avrei letto circa l'adesione di scuole alle marce
della pace: la scuola ha il dovere di rispettare la coscienza morale e civile
dell'utenza trattandosi
prevalentemente di minori, delle famiglie.
Luigi Migliori è stato dirigente scolastico a Cesena
(*) Freedom flotilla è una delle tante
associazioni che si dicono pacifiste mentre sono solo attivisti legati al
terrorismo islamico.sono noti per un incidente avvenuto il 31 maggio 2011. Quella notte una squadra di commandos
israeliani l’equivalente dei Navy Seals americani impiegati per eliminare Osama
Bin Laden, si cala sulla Mavi Marmaris, una nave turca che guida la spedizione
di Freedom Flotilla pronta a forzare il blocco di Gaza.
Convinti di fronteggiare dei pacifisti gli incursori si calano dagli elicotteri con le sole pistole, ma si ritrovano circondati da una folla di militanti aggressivi e violenti, armati di spranghe, coltelli e asce. I primi tre incursori vengono circondati feriti e sopraffatti. Uno trascinato sottocoperta è preso in ostaggio. Un altro, gravemente ferito, si butta in mare. Un terzo lotta in attesa dei rinforzi. Per salvarlo dal linciaggio e recuperare il prigioniero sottocoperta i commandos si ritrovano costretti a uccidere nove «pacifisti» e a ferirne una cinquantina. «Chi si avvicinava - racconterà uno dei sette feriti israeliani - voleva solo ucciderci, ero prigioniero... quando ho sentito la pugnalata allo stomaco mi sono buttato di sotto, ma hanno ripreso a colpirmi e allora mi sono tuffato in mare».
Convinti di fronteggiare dei pacifisti gli incursori si calano dagli elicotteri con le sole pistole, ma si ritrovano circondati da una folla di militanti aggressivi e violenti, armati di spranghe, coltelli e asce. I primi tre incursori vengono circondati feriti e sopraffatti. Uno trascinato sottocoperta è preso in ostaggio. Un altro, gravemente ferito, si butta in mare. Un terzo lotta in attesa dei rinforzi. Per salvarlo dal linciaggio e recuperare il prigioniero sottocoperta i commandos si ritrovano costretti a uccidere nove «pacifisti» e a ferirne una cinquantina. «Chi si avvicinava - racconterà uno dei sette feriti israeliani - voleva solo ucciderci, ero prigioniero... quando ho sentito la pugnalata allo stomaco mi sono buttato di sotto, ma hanno ripreso a colpirmi e allora mi sono tuffato in mare».
Già l’atteggiamento di un organizzazione «pacifista» pronta ad attaccare uno
dei migliori reparti d’elite al mondo dovrebbe destare qualche sospetto.
(NOTA DEL BLOG)
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