PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI MARGUERITE A. PETERS
DEL CARDINALE ROBERT SARAH
Grazie:
questa è la prima parola che è uscita dal mio cuore ed è affiorata sulle mie
labbra leggendo
questo
libro. Vorrei innanzitutto esprimere la mia profonda riconoscenza a Marguerite
A. Peeters, che
ci offre
un’analisi calma, precisa e rigorosa dell’ideologia gender, osservandone le origini, lo
sviluppo in Occidente e le ambizioni normative mondiali.
Secondo l’ideologia gender
non esiste
una differenza ontologica tra uomo e donna.
L’identità
maschile o femminile non sarebbe insita nella natura, nella realtà, ma sarebbe
unicamente da attribuire alla cultura: sarebbe il risultato di una costruzione
sociale, un ruolo che gli individui interpretano mediante doveri e funzioni
sociali. Secondo i suoi teorici, il gender
è performativo e le differenze uomodonna sono
soltanto oppressioni normative, stereotipi culturali e costruzioni sociali che
bisogna decostruire per raggiungere la parità tra uomo e donna.
In nome della libertà e della parità, le
battaglie ideologiche gender obbediscono a esigenze individualistiche
e soggettivistiche che mirano a organizzare la società senza rispettare la
differenza sessuale.
Anche i
tecnici di questa teoria e le potenti lobby che si rifanno ad essa si battono
in favore di
una
indifferenziazione dei sessi che chiamano “neutralità sessuale”: un fluido
magmatico che mischia confusamente
cose astratte ed è messo in movimento come fosse una nuova utopia di “liberazione
del desiderio”,
falsamente portatrice di una felicità universale. Lavorano allo smantellamento
di quello che chiamano
il “sistema binario” uomo-donna.
Come potete osservare, siamo di fronte a una
rivoluzione che cerca di ribaltare l’ordine della
creazione dell’uomo e della donna come Dio l’ha
concepito sin dalle origini nel suo disegno di amore eterno.
Portata avanti dall’Occidente, questa
rivoluzione si sviluppa in maniera subdola, nell’assenza
quasi
totale di dibattito pubblico. Le conseguenze sono di una gravità estrema. Non
riguardano soltanto
le scienze
mediche, umane e sociali: le ricadute distruttrici potrebbero diventare sempre
più evidenti
nella vita
concreta delle persone individuali e delle società, ovunque viviamo.
Il gender consolida oggi le sue
fondamenta e guadagna sempre più terreno. Un modo diverso di considerare il
matrimonio, la famiglia, l’amore, la dignità umana, i diritti e la sessualità
in una prospettiva essenzialmente soggettivistica si radica progressivamente e
solidamente in Occidente, e tende a espandersi nel resto del mondo.
La teoria gender sta passando a un livello
superiore, decisivo, trasformandosi in teoria queer.
Passa cioè
a una volontà di «destabilizzazione identitaria e istituzionale generalizzata»
perché la teoria
queer, spiega Marguerite A. Peeters,
«non si ferma alla decostruzione del soggetto: si interessa
soprattutto
alla decostruzione dell’ordine sociale. [...] Si tratta di seminare il dubbio
sulle tendenze
normative
dell’ordine sessuale, di introdurre il sospetto circa le “restrizioni dell’eterosessualità”,
di
cambiare
la cultura», di demolire le regole convenzionali.
Leggendo
questo libro mi è venuto spontaneo pensare a Guy Coq: la nostra civiltà
occidentale
postmoderna
«è come un essere umano che cammina a ridosso di un abisso. Alcuni si
avvicinano, altri
si
allontanano. Ma non sanno dove esattamente si trovi l’abisso. Allora può
accadere che un semplice
piccolo
passo di troppo verso il bordo provochi la catastrofe definitiva. E il piccolo
passo di troppo. Se
chi
cammina vuole evitare il peggio, deve valutare con cura il suo percorso,
cercare di capire che quel
passo
dovrà essere evitato». Se i cambiamenti sovversivi promossi dal gender non smettono di
espandersi,
le nostre civiltà potrebbero in effetti perdere il senso di ciò che l’umanità è
e infine
«scomparire,
non a vantaggio di un mondo perfetto, ma in una caduta verso la barbarie»2 e il
totalitarismo.
Ciò che
rende la battaglia ancora più ardua e difficile è che la rivoluzione culturale
arriva oggi, in
modo
significativo, a disattivare il legame vitale che deve esistere tra diritto e
verità, diritto e bene,
diritto e
centralità della persona umana nella società. I diritti dell’uomo sono oramai
sottomessi a
interpretazioni
procedurali e al diktat dei falsi consensi. Una volta conclamati, questi
consensi possono
essere
evocati per far adottare convenzioni internazionali che diventano leggi negli
Stati che li hanno
ratificati.
Sono le
procedure politiche derivanti dalla governance mondiale che decidono per
preteso consenso
che, per
esempio, l’accesso universale alla contraccezione deve essere la priorità dello
sviluppo, la
maternità
è uno stereotipo da decostruire, certa manipolazione genetica giustifica il
sacrificio degli
embrioni,
l’aborto e l’eutanasia devono essere liberalizzati, le unioni omosessuali
devono godere degli
stessi
diritti del matrimonio. Questa stessa governance mondiale esercita forti
pressioni sugli Stati
affinché
si allineino a queste sue folli priorità ideologiche con lampante e scandaloso
disprezzo del
benessere
dei poveri di Paesi e culture non occidentali. I poveri non hanno diritti? Sono
essi e il loro
sviluppo
umano che dovrebbero essere al centro della cooperazione internazionale! Al
contrario, la
frase: «I
diritti gay sono diritti umani e i diritti umani sono diritti dei gay» [Hillary
Clinton] sembra essere
diventata
il leitmotiv di un discorso attuale della governance mondiale che, grazie ad
esso, vuole
cambiare
le culture dei popoli in favore della libera scelta, da parte degli individui,
dei loro
“orientamenti
sessuali”. Peggio ancora: nel momento stesso in cui i diritti dell’uomo sono
utilizzati per
imporre
questo genere di progetto ideologico, il segretario dell’Onu, in maniera
sorprendente, dichiara
che
«nessun costume o tradizione, nessun valore culturale o credenza religiosa può
giustificare il fatto
che un
essere umano venga privato dei suoi diritti umani». [Ban Ki-moon] Con quale
diritto si
sacrificano
le culture e la fede dei poveri in nome dell’omosessualità, o in nome degli
idoli della
decadenza
morale dell’Occidente?
Diventa
necessario, oggi, sforzarsi con una certa urgenza di riconciliare il diritto
con il matrimonio e
con la
famiglia che sono un bene comune dell’umanità. Il matrimonio e la famiglia
precedono il potere
politico,
che ha l’obbligo di rispettarli nella loro struttura umana universale. Quando
cercano di
smontarli
in maniera sistematica, quando li snaturano rimpiazzandoli con le unioni
civili, quando, in
nome dell’ideologia
gender, ridefiniscono le coppie, il matrimonio, la famiglia, i discendenti
per
privilegiare
l’omosessualità e la transessualità fanno perdere all’umanità il senso della
realtà e la ragione
delle cose
e contribuiscono alla creazione di una cultura suicida. E semanticamente
improprio assegnare
alle
coppie omosessuali i termini “matrimonio” e “famiglia”, che implicano sempre e
soltanto il rispetto
della
differenza sessuale e l’apertura alla procreazione. L’omosessualità altera la
vita coniugale e
familiare.
Non può essere un riferimento educativo per i bambini. Li danneggia e li rovina
in profondità
e in
maniera irreversibile. E privare un bambino di un padre e una madre è una
violenza inaccettabile.
In questo
libro Marguerite A. Peeters mette in luce la gravità dell’errore che i Paesi
occidentali
commettono
quando passano dal rispetto dovuto alla dignità e ai diritti inalienabili di
ciascun individuo,
qualunque
sia la sua condizione, all’istituzionalizzazione di politiche e costumi antinomici
rispetto al
matrimonio
e alla famiglia. L’omosessualità è un non-senso nei confronti della vita
coniugale e
familiare.
E quanto meno nocivo raccomandarla in nome dei diritti dell’uomo. E imporla è
un crimine
contro l’umanità.
È inammissibile che Paesi occidentali e agenzie Onu impongano ai Paesi non
occidentali
l’omosessualità e tutte le sue devianze morali, utilizzando argomenti economici
affinché
rivedano
la loro legislazione in materia e per di più condizionino l’aiuto allo sviluppo
con l’applicazione
di norme
assurde, sovversive, inumane e contrarie alla ragione e al senso delle realtà
che maggiormente
caratterizzano
l’umanità. Promuovere la diversità degli “orientamenti sessuali” fin nelle
terre africane,
asiatiche,
oceaniche, sudamericane significa condurre il mondo a una totale deriva
antropologica e
morale:
verso la decadenza e la distruzione dell’umanità!
I Paesi
occidentali ci hanno abituato all’instabilità delle loro idee e alla
costruzione di ideologie
alienanti
e passeggere come furono il marxismo e il nazismo. L’esportazione delle loro
ideologie nel
corso
della storia ha da sempre causato gravi danni all’umanità. Il pensiero africano
non può lasciarsi
colonizzare
di nuovo. Dopo la schiavitù e la colonizzazione si sta cercando ancora una
volta di umiliare
e
distruggere l’Africa imponendole il gender.
È fondamentale che gli africani non si facciano
privare della
loro
saggezza e della loro prospettiva antropologica che basano il matrimonio e la
famiglia
esclusivamente
sulla relazione tra un uomo e una donna. La filosofia africana proclama senza
indugi:
l’uomo non
è nulla senza la donna, la donna non è nulla senza l’uomo, ed entrambi non sono
nulla
senza un
terzo elemento che è un figlio. Un figlio è il dono più grande e più prezioso
di Dio. È
l’espressione
più sublime della generosa fecondità dell’amore e del dono reciproco degli
sposi.
Una grande
battaglia è iniziata, davanti ai nostri occhi, con potenti mezzi sovversivi che
impiegano
ciò che
Monique Wittig ha chiamato «macchine da guerra», in quanto colpiscono dritte la
dignità della
persona,
il matrimonio, la famiglia, mettendo in pericolo il futuro stesso dell’umanità.
L’azione
corrosiva
del gender, spiega Marguerite A. Peeters, è così efficace nel perseguire i suoi
obiettivi che si
potrebbe
essere presi da un sentimento di impotenza e anche soccombere davanti alla
tentazione di
adottare
un atteggiamento disfattista e dire: in ogni caso la catastrofe è assicurata,
lasciamo che le cose
vadano
come vanno. Ma volendoci impegnare in favore della vocazione eterna all’amore
dell’uomo e
della
donna, alla comunione e alla loro complementarità, Peeters ci incoraggia a non
arrenderci e a
ricordare
la vittoria del piccolo Davide contro il gigante Golia. La ringraziamo ancora
perché, con
grande
competenza e perspicacia, ci offre uno strumento di discernimento e mette nelle
nostre mani le
«cinque
piccole pietre» e una «fionda» per affrontare il «gigante» avanzando verso di
lui come Davide,
«nel nome
del Signore degli eserciti, Dio delle schiere d’Israele» (I Sam 17,45). Ci
invita a rimanere
fermamente
al di fuori del quadro ideologico della cultura gender, a camminare lungo il percorso
del
discernimento
e a conservare la speranza, mentre dobbiamo vivere nel bel mezzo della sovversione
e
della
confusione attuali, messi di fronte alle innumerevoli metamorfosi delle società
occidentali e
violentemente
scossi dalla forte tempesta che minaccia di far sprofondare nella decadenza l’umanità.
Il
discernimento è decisivo. Inizia dal realismo. Si tratta di vedere le cose con
distacco, di mettere le
realtà
attuali nella giusta prospettiva, nella prospettiva più ampia possibile. Da un
lato, dobbiamo essere
capaci di
aprire gli occhi davanti alle realtà difficili e negative del nostro tempo,
dall’altro mantenere il
nostro
sguardo fisso su quelle che recano il segno del mistero di Dio. Anziché
rinchiuderci in
atteggiamenti
superficiali di accettazione o di rifiuto, ammettiamo che Dio venga a
risvegliarci con le
scosse che
subiamo e apriamoci alla luce trascendente della sua grazia. Dobbiamo «tornare
alla fonte,
tornare
alla casa del Padre» e mantenere la fiducia nella presenza efficace di Dio
nella storia, una
presenza
che passa dalla nostra attiva collaborazione e dal risveglio delle coscienze.
Marguerite
A. Peeters riunisce e amplifica le convinzioni e le esortazioni di John Henry
Newman,
secondo
cui soltanto gli uomini e le donne di fede che «mettono a frutto ciò che ogni
giorno, ogni ora
che passa
ci insegna, possono riconoscere e percepire la forte presenza di Dio nel mondo.
Ciò che,
quando ci
viene incontro, sembra oscuro, riflette il sole di giustizia quando è già
passato. Che questo ci
insegni
almeno in futuro ad aver fede in ciò che non vediamo. Il mondo sembra andare
come sempre.
Non c’è
nulla di celeste sul volto della società; nelle notizie del giorno non c’è
niente di celeste; sui volti
dei molti,
dei grandi, o dei ricchi, o degli indaffarati, nulla di celeste; nelle parole
degli eloquenti o negli
atti dei
potenti o nei consigli dei saggi o nelle decisioni dei superbi o nei fasti dei
ricchi, nulla di celeste;
tuttavia
lo Spirito Santo, sempre benedetto, è presente. La presenza del Figlio eterno,
dieci volte più
glorioso,
più potente di quando calpestò la terra rivestito con la nostra carne, è qui
con noi.
Conserviamo
nel nostro spirito questa divina verità: più la mano di Dio è segreta più è
potente, più è
silenziosa
più è temibile. Viviamo sotto il temibile ministero dello Spirito, e chiunque
parli contro di lui
rischia
più di quanto si possa immaginare, chiunque gli fa pena perde più benedizione e
gloria di quanto
si possa
valutare».
Sì, nel
bel mezzo delle nostre angosce e delle tempeste rivoluzionarie che affliggono l’umanità,
la
presenza
silenziosa e rassicurante di Dio è una certezza. È la nostra speranza!
Raccomandiamo questo
libro e
speriamo che sia letto in tutta l’Africa e in tutti i continenti, che susciti
un dialogo onesto e
degno
della grandezza e della dignità dell’uomo, creato a immagine e somiglianza di
Dio, Padre, Figlio e
Spirito
Santo.
Cardinale
Robert Sarah Presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum
Roma, 24 agosto 2012
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