di Maria Gloria Riva
Nel tempo di Avvento la figura del
Battista appare sulla scena gridando l’urgenza di preparare una via. Egli grida
dal deserto, secondo l’oracolo di Isaia, ma grida anche nel deserto, secondo
una possibile traduzione del testo evangelico. E forse questa seconda versione
ben si addice ai tempi nostri dove la vita religiosa (e il monachesimo in
particolare di cui il Battista è simbolo e patrono) grida nel deserto di un
mondo che del Messia non sa che farsene.
J. Bosch : San giovanni battista in meditazione |
In questo Avvento, che segna l’inizio di
un anno dedicato alla vita consacrata, mi piace rievocare una tela di
Hieronymus Bosch. Una tela che ci offre un Battista del tutto diverso
dall’iconografia tradizionale. Non l’ascetico consumatore di locuste che veste
pelo di cammello, ma il filosofo “in carne”, mollemente adagiato sul terreno
mentre declina le virtù di un agnello che sta davanti a lui.
Il paesaggio è paradisiaco eppure la
minaccia incombe. L’elemento che nasconde parzialmente il profeta è
una pianta. La radiografia del dipinto ha dimostrato che qui Bosch aveva
inizialmente collocato il donatore, in ginocchio profondamente devoto al suo
patrono. Non sappiamo il perché di questo repentino cambio d’idea, sappiamo
però che la sostituzione non fu casuale. Bosch, nella sua bravura e nel suo
nutrito repertorio, avrebbe potuto scegliere una infinita gamma di piante e
invece no: egli sceglie proprio una pianta carnivora.
Nell’immaginario dell’artista la pianta
carnivora è simbolo di quelle passioni umane voraci e devastatrici che
corrompono fede e costumi. Possiamo a ben ragione vedere in essa la nostra
attuale società dove il deserto culturale appare come la conseguenza normale di
una vita spesa gozzovigliando e divorando tutto il divorabile. È strano, però,
come un uomo del XV secolo, qual è Bosch, abbia opposto a questa voracità
epicurea non un modello ascetico, ma un modello filosofico. Il motivo si trova
nascosto nella committenza dell’opera che, sia pure incerta, pare essere
riferita alla Confraternita di Nostra Signora, una corporazione che si occupava
della difesa della vera fede contro le sette emergenti, specie quelle di stampo
esoterico. Così sorprende la modernità dell’invito che scaturisce dall’opera di
Bosch: di fronte a una cultura dominata dall’egoismo e dal culto del corpo,
occorre un’altra cultura, dominata piuttosto dalla passione per la storia letta
alla luce della verità della fede e della verità cristiana.
La pianta carnivora sembra inghiottire
tutto persino la roccia sulla quale si appoggia il Battista,eppure nella sua
ingordigia non s’avvede che dietro la roccia c’è un Agnello accovacciato, come
in attesa della sua ora, e che il frutto della pianta sta per essere divorato
da un picchio dalle sfumature verdi. Il picchio, come molti altri animali, ha
un duplice valore simbolico di male e di bene. Nel male il picchio è segno
dell’eresia che svuota i contenuti della fede con insistenza, ma nel bene, e
specie quando ha sfumature verdi, simbolo di rinascita, il volatile è segno di
Cristo stesso che ricerca pazientemente la presenza del Maligno per
sradicarla.
L’agnello che sta dietro la roccia è
segno, invece, della mitezza che vince sulla forza. Se la pietra che
sta per essere divorata è la Chiesa e, nello specifico, la roccia di Pietro,
cioè il Papato, Bosch avverte con discrezione che essa è fondata non sul volere
di uomini, ma sul volere di Dio e sulla carta vincente del sacrificio.
L’agnello sacrificale indica, infatti
che proprio mentre l’uccisore esulta per il raggiungimento della preda, si
celebra la vittoria finale. Proprio nel momento della crocifissione e perciò
stesso della sconfitta, Cristo celebra la vittoria sul male e sulla morte. Per
questo mentre la pianta carnivora è nel suo massimo rigoglio un picchio, la
verità di Cristo difesa dal Battista, la divora. Che la vita religiosa possa in
questo anno ritrovare il suo vigore missionario, che possa ritrovare la sua
forza di attrazione proprio nella difesa della verità della fede e nella
diffusione di una cultura capace di minare dall’interno le moderne filosofie
anticattoliche e antiumane.
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