MONS. MASSIMO CAMISASCA
Febbraio 18, 2015
«In lui ogni istante era avvenimento. Lo animava profondamente la tensione
a non vivere mai nulla come scontato, come abitudine, ma come domanda a una
Presenza»
Don Giussani è
stato un genio dell’umano.
A questa
conoscenza dell’uomo egli è arrivato attraverso molte strade. Certamente
attraverso una sua capacità di osservazione
e penetrazione, attraverso l’ascolto,
ma anche attraverso tanti maestri: i
suoi insegnanti di seminario; i grandi della letteratura, della musica,
dell’arte; e anche noi stessi, perché egli ha accettato di imparare (quasi di
rubare) qualcosa da chiunque.
La sua
conoscenza dell’uomo, che ha descritto ne Il senso religioso attraverso un’apologia della ragione
e del cuore, lo ha reso capace di dire cose che possono interessare persone di
ogni cultura, etnia, tradizione. È stato un uomo che cercava se stesso in ogni
uomo, curioso dell’umanità di tutti e assieme un uomo che mendicava Cristo in
ogni cosa. Così ne è diventato testimone. In lui ogni istante era avvenimento.
Lo animava profondamente la tensione a non vivere mai nulla come scontato, come
abitudine, ma come domanda a una
Presenza.
L’opera dello
Spirito suscita il dono di ciascuno. Don Giussani ha contribuito a suscitare il
dono personale in migliaia e migliaia di uomini e donne. Non ha creato una
realtà massificata, in cui tutti erano uguali, come sotto un coperchio, ma ha
generato una realtà variegata, ricca delle personalità diverse che lui ha
evocato e che ha condotto all’unità. Questa è veramente l’opera divina. I
grandi uomini della terra sono capaci di chiamare al proprio fianco persone
valide, ma non sono capaci di condurre a unità le differenze. Invece il segno
profondo che ciò che è nato intorno a don Giussani è opera dello Spirito, è
proprio l’unità. Egli ha creato un popolo. Questo è profondamente divino.
La potenza
culturale di don Giussani era enorme.
Descriveva fin dall’inizio la sua idea di cultura commentando la frase di san
Paolo ai Tessalonicesi: Vagliate ogni cosa, trattenete ciò che è buono (1Ts
5, 21).
Ci ha educati a fare della fede
un incontro con la realtà. Dall’incontro con Cristo per Giussani nasce una
cultura nuova, chiamata ad incidere negli ambienti in cui vivono gli uomini.
Essa divenne una delle tre dimensioni che, insieme alla carità e alla missione,
costituì l’anima della nuova GS nata intorno a lui.
Ci ha sempre
educati alla carità. Tutto infatti
nasce dalla carità, dal nostro cuore che accetta di condividere la vita con
quella degli altri, come Dio ha condiviso la nostra. Le opere di carità nate da
don Giussani sono tantissime: scuole, centri di accoglienza, associazioni di
famiglie, iniziative missionarie. Già dalla fine degli anni Sessanta aveva
pensato a una missione in Brasile.
Fu sicuramente un’apertura importante perché egli era convinto della necessità
della missione come vero ecumenismo: condividere con altri fratelli che vivono
in orizzonti lontani e diversi quello che viviamo noi.
Tutta
l’esistenza di Giussani è stata dedicata a documentare il metodo della trasmissione del cristianesimo.
Una sintonia impressionante con quello che fu il tentativo del Concilio
Vaticano II, un concilio pastorale voluto per indicare la strada attraverso cui
vivere il cristianesimo. Desiderava lanciare i giovani verso il futuro, voleva
portare un cambiamento, non una rivoluzione, una novità nella continuità.
Tema
centrale di questo passaggio verso una tradizione rinnovata è stato l’esperienza dell’autorità. Egli ne fu
un estremo sostenitore, soprattutto dopo il Sessantotto, quando essa fu
duramente contestata. Era fermamente convinto che senza autorità non c’è
educazione, perché educare è trasmettere
qualcosa che si è ricevuto. Combatté tuttavia anche ogni forma di
autoritarismo e di clericalismo, mettendo in luce il valore affettivo
dell’autorità.
Don Giussani
resta presente in mezzo a noi in molti modi. Attraverso il suo insegnamento,
che è ben lungi dall’essere stato scoperto in modo esauriente. Attraverso
l’opera di conversione di intere
esistenze umane. Un insegnamento vero, autentico, mira infatti al cambiamento
dell’esistenza. Resta presente, dunque, attraverso il popolo che da lui è nato.
Attraverso tutto ciò che il fiume dello Spirito, incontrandosi con la storia,
farà sorgere ancora dal suo dono.
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