di Robi Ronza
22-02-2015
Dieci anni or sono, il 22 febbraio 2005, moriva a Milano don Luigi
Giussani. Liberando la memoria dalle semplificazioni massmediatiche di cui fu
oggetto mentre era in vita, il tempo da allora trascorso rende oggi più facile
cogliere il suo rilievo nella storia della Chiesa e della società del Secolo
XX.
Maestro nella fede di vivissimo carisma, ma nel medesimo tempo grande teologo-filosofo ed educatore, Luigi
Giussani è stato una delle personalità di maggior peso di quel movimento di
riannuncio di Cristo e del suo Vangelo al tramonto dell’età moderna che inizia
alla fine del secolo XIX con John Henry Newman e il suo fondamentale Saggio
per una grammatica dell’assenso (1870). Un movimento che trova poi
tempestivo riflesso e sviluppo nel magistero papale dell’epoca, da Leone XIII
all’attuale Pontefice. E sistematizzazione nel Concilio Vaticano II che, al di
là del suo fondamentale ruolo di catalizzatore del processo, ne fu in sostanza
assai più un frutto che una fonte.
Giussani fu un uomo, un cristiano di tale statura. Oggi è il caso di cominciare a
riconoscerlo, il che è forse più difficile per i numerosi amici e discepoli che
ha lasciato su questa terra che non per l’opinione pubblica in genere.
Paradossalmente chi ha un ricordo diretto della sua intensa amicizia, o
comunque della sua incondizionata prossimità umana con chiunque incontrasse,
fatica talvolta a coglierne la statura assai più di chi l’ha visto da lontano.
Giussani è stato il grande maestro del riannuncio di Cristo alla fine dell’età
moderna, in un mondo largamente secolarizzato e nel quale l’eredità pedagogica
e devozionale del Concilio di Trento e della Riforma cattolica non hanno più
alcuna presa, non suscitano più interesse alcuno.
Tra la pubblicazione nel 1870 del Saggio per una grammatica
dell’assenso - in cui Newman
argomenta il nesso necessario tra la fede e la ragione e sottolinea la
congruità della risposta cristiana alle grandi questioni esistenziali - e
l’uscita nel 1966 presso Jaca Book della prima edizione de Il senso
religioso di Luigi Giussani trascorre un secolo. E’ il secolo in cui
la civiltà dei Lumi entra in crisi, le ideologie “laiche” sviluppatesi nei
Secoli XVIII e XIX falliscono tragicamente alla prova delle sfide del Secolo
XX, lasciandosi dietro di sé una scia di sangue e di lacrime senza paragoni in
tutta la storia dell’uomo; e nella Chiesa viene ad esaurirsi l’eredità teorica
e pastorale del Concilio di Trento. Nella Chiesa il movimento di esperienze e
di pensiero di cui dicevamo trova frattanto impulso e fondamento in figure, tra
le altre, come Romano Guardini (1885-1968), Henri de Lubac (1896-1991), Hans
Urs von Balthasar (1905-1988), Yves Congar (1905-1995) e infine Luigi Giussani.
E pure il cristianesimo riformato vi contribuisce con pensatori e teologi come
Reinhold Niebuhr, Karl Barth e altri.
Non basta ovviamente tutta questa fioritura ad annullare la forza d’inerzia
della storia, a causa della quale l’ateismo pratico, il nichilismo e il
relativismo da fenomeni di élite - come erano fino a tutti gli anni ’60 del
secolo scorso – sono divenuti fenomeni di massa. Il movimento di cui si diceva
pone però il seme di una possibile futura ripresa dell’esperienza cristiana in
cui si ha buon motivo di sperare, anche se la nostra generazione difficilmente
potrà vederne la pienezza. A questo processo Luigi Giussani dà il contributo di
un pensiero sorgivo, come bene è stato detto, e la testimonianza carismatica e
molto convincente di una vita che la fede nella presenza di Cristo rendeva
appassionata e intensa.
Per Giussani, infatti, la fede è il
riconoscimento di una Presenza, l’incontro con la quale illumina ogni ambito
della vita della persona dai rapporti umani al lavoro, alla vita sociale e
politica. Di qui la sua forte critica alla ragione, così come viene intesa
dall’Illuminismo, chiusa a priori a tutto ciò che non riesce a spiegare da sé;
e disposta per questo anche alla censura dell'esperienza personale e della
realtà. La fiducia in una ragione aperta alla fede è per Giussani la premessa
metodologica per ogni seria ricerca della verità e per ogni seria analisi
dell'esperienza religiosa.
Se tutto questo colloca Giussani, seppur appunto in modo sorgivo, dentro il movimento di esperienza e di
pensiero di cui si diceva, sono nella sostanza soltanto suoi il carisma e il
metodo pedagogico. Senza soffermarci qui su una vicenda già esaurientemente
illustrata da Alberto Savorana in Vita di don Giussani, la sua
biografia edita da Rizzoli nel 2014, diremo in breve che a metà degli anni ’50
del secolo scorso, lasciando per questo il suo posto di promettente professore
di teologia al seminario diocesano, per quello di insegnante di religione in un
liceo di Milano, Giussani vive e sviluppa l’esperienza, e quindi il metodo, che
troverà poi sistematizzazione ne Il senso religioso (nuova
edizione accresciuta), All’origine della pretesa cristiana e Perché
la Chiesa. Pubblicati da Jaca Book tra il 1986 e il 1992 e attualmente
editi da Rizzoli, i tre volumi costituiscono “Il percorso”; insomma un
itinerario di educazione alla fede su misura per la gente del nostro tempo,
così come Giussani l’aveva colta e descritta nel suo La coscienza
religiosa nell’uomo moderno, Jaca Book 1985, un testo oggi contenuto ne Il
senso di Dio e l'uomo moderno, Rizzoli 1994.
E’ questo il quadro in cui si situa il movimento di Comunione e Liberazione, la principale opera educativa di don
Giussani, da lui guidata e animata fino all’ultimo respiro. Di CL, riconosciuto
ufficialmente sotto il suo pontificato, nella sua lettera a don Giussani in occasione
del 20° anniversario di tale riconoscimento, san Giovanni Paolo II scrive tra
l’altro l’11 febbraio 2002: “Riandando con la memoria alla vita e alle opere
della Fraternità e del Movimento, il primo aspetto che colpisce è l’impegno
posto nel mettersi in ascolto dei bisogni dell’uomo d’oggi. L’uomo non smette
mai di cercare (…) L’unica risposta che può appagarlo acquietando questa sua
ricerca gli viene dall’incontro con Colui che è alla sorgente del suo
essere e del suo operare. Il Movimento pertanto ha voluto e vuole indicare non
una strada, ma la strada per arrivare alla soluzione di questo dramma
esistenziale (…)”. Senza ignorarne i limiti e gli errori, ma senza nemmeno dare
ingiustificato credito ai troppi attacchi in male fede di cui è stato più volte
oggetto, è ponendosi in tale orizzonte che si può comprendere appieno il
senso di CL nella storia della Chiesa del nostro tempo.
Robi Ronza è l'autore di "Il movimento di Comunione e liberazione", libro-intervista a don Luigi Giussani, rieditato nei mesi scorsi dalla BUR, con prefazione di don Julian Carron.
Robi Ronza è l'autore di "Il movimento di Comunione e liberazione", libro-intervista a don Luigi Giussani, rieditato nei mesi scorsi dalla BUR, con prefazione di don Julian Carron.
Nessun commento:
Posta un commento