di Luigi Negri
19-02-2015
Questo è il testo del
messaggio per la Quaresima inviato ai fedeli da monsignor Luigi Negri,
Arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Abate di Pomposa.
Carissimi figli e figlie,
il messaggio che vi rivolgo all’inizio di questa Quaresima 2015 non può non
far riferimento innanzitutto alla gravità della situazione in cui la società ed
il mondo versano oggi: dai fenomeni sempre più gravi di disintegrazione della
nostra vita sociale dovuta al permanere di una crisi economica
gravissima - di cui forse si intravvede qualche spiraglio positivo,
ma con la previsione di tempi lunghi per via della vastità del malessere che è
in atto - alla situazione di assoluta precarietà in cui vive la società
mondiale sotto l’urto della minaccia
del fondamentalismo islamico che semina quotidianamente azioni efferate
e disumane nella vita di interi popoli, spegnendo tante vite innocenti,
moltissime delle quali giovani se non addirittura bambini.
In ordine di tempo ricordo le parole, forti e accorate, di Papa Francesco
che è
intervenuto sull’uccisione dei 21 egiziani copti, «assassinati per il solo fatto di
essere cristiani» il cui sangue «è testimonianza di fede». Questa
minaccia si sta affacciando sulla vita del nostro Paese. Tali situazioni, che
generano un forte senso di precarietà, ma anche sentimenti di angoscia e paura,
mi spingono a rivolgervi, all’inizio di questa Quaresima, un grande invito alla conversione.
Innanzitutto la conversione dell’intelligenza
e del cuore.
Seguendo la vita e la missione del Signore Gesù Cristo,
dobbiamo chiedergli l’umiltà con cui ha vissuto: totalmente aperto al Mistero,
ogni giorno alla presenza del Padre. Noi dobbiamo imparare a vivere e a
ragionare come il Signore, partecipando alla vita della Chiesa e vivendo la
Quaresima come occasione che consente a ogni persona, ad ogni cristiano, di
maturare integralmente nella sua identità cristiana e umana. Non c’è fede senza dipendenza.
Non c’è fede senza obbedienza. Non c’è fede senza assumere come criterio per
affrontare la vita, personale e sociale, quei criteri che nascono dalla vita
della Chiesa e dalla funzione di chi guida la Chiesa, secondo la
certezza di Paolo espressa nella 1a Lettera ai Corinzi: «Noi abbiamo il sentimento
di Cristo» (2,16).
Caravaggio, Conversione di San Paolo |
Raccomanderei particolarmente, perciò, che i momenti della vita della
comunità - dalle celebrazioni eucaristiche all’omelia, ai momenti di incontro delle varie iniziative e
delle varie attività - siano sostenuti dalla volontà di convertire la nostra
intelligenza e il nostro cuore alla verità di Cristo che ci giunge dalla
testimonianza della Chiesa. Alla conversione intellettuale e del cuore, che io
ritengo assolutamente necessaria per vivere positivamente la tragedia in cui
versano il nostro Paese e tutto il mondo, intendo aggiungere la necessità di vivere una vera carità verso i
nostri fratelli uomini per i loro bisogni materiali e spirituali. Mai
avvenga che cessiamo di sentire come nostra la vita e le fatiche dei nostri
fratelli, affinché superiamo la diffusa concezione comoda e borghese della
vita. Impegniamoci a rinunziare a qualcosa a cui teniamo affinché tale
rinunzia sia occasione di bene per i nostri fratelli uomini.
La povertà che ci circonda è grande. Le risorse che la nostra comunità
ecclesiale impegna nelle quotidiane iniziative caritative sono grandi. Posso dire, con assoluta
tranquillità, che oltre a ciò che ci serve per vivere come Chiesa non abbiamo
nessun’altra risorsa, poiché tutto è stato devoluto alla carità. Come non dirvi
inoltre, fratelli e sorelle, che oltre a questa povertà materiale che ci
interpella - ci mette in crisi, ci provoca, e potremmo anche dire che ci
schiaffeggia facendoci uscire dal nostro comodo - c’è un'altra ancor più
terribile povertà che è la
povertà spirituale, la povertà etica, la povertà culturale. Mi riferisco
al vuoto delle convinzioni e delle certezze che attanaglia la vita di tanti
uomini e donne di oggi, li fa vivere in modo precario, minacciato da un sempre
più inesorabile emergere di inconsistenze che spesso portano la vita ad un
epilogo violento. Penso agli omicidi-suicidi che ormai segnano in maniera
inesorabile la nostra società.
Sentiamoci tutti richiamati ad una testimonianza che porti dentro la vita
la grande ed unica certezza che il Signore è risorto ed è l’unica possibilità di salvezza per l’umanità
di questo tempo e di ogni tempo. La Chiesa vive un momento gravissimo, in cui emergono grandi
possibilità per un nuovo incontro con gli uomini - come mi sembra documentato
da tante iniziative che il Signore ha premiato con successi significativi - e
nel contempo caratterizzato
da una grande debolezza: la debolezza di chi rischia di perdere la
coscienza vera della fede, di chi non ha un discorso cristiano da vivere e da
proporre, di chi unisce sprazzi desunti dalla vita della fede a una mentalità
esclusivamente votata al pensiero unico dominante, di cui spesso parla Papa
Francesco.
Il pensiero unico dominante è una cosa totalmente negativa. Dobbiamo
lottare contro di esso perché prevalga quel senso di appartenenza a Cristo che ci rende partecipi, in
maniera gioiosa, sacrificata e creativa, dell’unica grande esperienza di Chiesa
che si esprime tranquillamente in varietà di posizioni, di sensibilità, di
carismi e di realtà ecclesiali.
Vi raccomanderei di intensificare una preghiera costante alla Vergine Maria
perché ci doni l’umiltà, come tante generazioni cristiane che ci hanno preceduto, di raccoglierci
sotto il suo manto e da lì trarre quella inesorabile volontà di essere figli di
Dio e fratelli e sorelle di Gesù Cristo, portando questa certezza fino alle
estreme conseguenze. Vi benedico tutti di cuore.
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