E’ stato pubblicato il 14mo Rapporto dell’Osservatorio Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa nel mondo.
Il
titolo del Rapporto è eloquente: “Proprietà e libertà: contro lo sharing
globalista”. Prenderemo a nolo e poi restituiremo perché altri
possano a loro volta prendere e nolo – come nei Falansteri di Fourier –
l’abitazione, l’automobile, gli elettrodomestici, i vestiti? Il possesso verrà soppiantato dall’accesso,
come preannunciava Jeremy Rifkin? (Colui che qualche decennio fa aveva predetto
che lo Stato e il lavoro sarebbero finiti, cosa poi per nulla verificatasi)
ossia dalla condivisione su una piattaforma on line di beni e servizi? (e di
chi sarà questa piattaforma?, sarà anch’essa condivisa o sarà di proprietà di
qualcuno? E i beni condivisi di chi saranno? E chi fisserà le regole della condivisione?).
Ci procureremo le cose di cui abbiamo bisogno premendo un tasto? Non lavoreremo
più e non ci approprieremo del frutto del nostro lavoro in termini di
proprietà, da destinare alla famiglia e da lasciare in eredità ai figli? Ai
nostri figli penserà lo Sharing globale?
Il
rapporto tra la negazione della proprietà come diritto naturale e il controllo
economico, sociale e politico è di grande evidenza, e spiega la convergenza
verso questi obiettivi sia del neo-comunismo sia del neo-capitalismo:
“Capitalismo e comunismo non sono la via per un buon futuro, ma due fratelli
omicidi e ostili che sono strisciati fuori dal grembo della stessa visione del
mondo atea e materialista” scrive il cardinale Müller nel Rapporto.
Come spiegano gli Autori del Rapporto dell’Osservatorio, il rapporto con la proprietà delle cose
mette in atto la volontà e l’azione della persona, tempra il suo senso di
responsabilità, abitua a misurarsi con i propri limiti perché non arriviamo a
possedere tutto. Inoltre, le cose di
proprietà ci legano ad una storia, gli oggetti che possediamo contengono
molti ricordi personali, la terra e la casa ci radicano in un territorio e
nella sua cultura. La sostituzione della proprietà con un leasing universale
priva la persona di tutti questi legami e la riduce ad un numero, ad una entità
anonima la cui essenza coincide con il suo profilo digitale, quello che gli
permette l’accesso e lo induce a fare a meno della proprietà.
Il
Rapporto spiega che i regimi totalitari hanno bisogno di individui così fatti:
sradicati, dipendenti e controllati in una massa virtuale.
La proprietà permette spazi di libertà, l’accesso, invece, è costantemente
monitorato. Quando avremo la nostra Identità Digitale, non potremo più usare il
contante né fare alcun tipo di transazione fuori del sistema di controllo del
potere, quando la casa dove viviamo non sarà più nostra ma concessa
temporaneamente in uso, quando la bicicletta di nostro figlio sarà
condivisibile con altri dentro il sistema di sharing deciso dall’alto, allora saremo a disposizione di un potere
incontrollato e incontrollabile.
Il Rapporto spiega poi un altro aspetto di grande
interesse. Il totalitarismo di oggi è
postmoderno, ossia non più impositivo e violento, ma dolce e soft. Vuole
quindi che a rinunciare al nostro diritto naturale alla proprietà privata siamo
noi cittadini, senza la necessità di una imposizione dall’alto. Certo, le
confische senza indennizzo proliferano ancora – e il Rapporto le documenta,
anche l’altissima tassazione nel nostro Paese è come una confisca senza
indennizzo – ma la tendenza è a fare in modo che sia il cittadino stesso ad
essere privato della proprietà perché indotto indirettamente e dolcemente a
farlo: lo sharing è bello”, l’accesso è smart!, lo sharing è solidale”! Lo
sharing è inclusivo!, la proprietà è brutta!, la proprietà è discriminatoria! E
così via.
Stefano Fontana
Direttore Osservatorio Card. Van Thuan sulla Dottrina
sociale della Chiesa
Stefano Fontana presenterà e discuterà il volume a Cesena il 28 febbraio nell’Ambito
degli incontri del CROCEVIA. Seguiranno informazioni più dettagliate.
Nessun commento:
Posta un commento