Stralci da una intervista
di Michele Fazioli a Luigi Giussani.
(…)
Monsignor
Giussani, il movimento da lei fondato, Comunione e Liberazione, partito 40 anni
fa da quel piccolo gruppo di studenti del Liceo Berchet di Milano, ha avuto una
affiliazione enorme che coinvolge oggi centomila persone in tutto il mondo. A
questa presenza fervorosa è stata mossa e si muove spesso una critica: quella
di essere un po' elitaria, un po' ghetto rassicurante e soprattutto un po'
integralista.
Lei che cosa risponde?
Se per integralismo s'intende una ricerca della verità intransigente
sull'obiettività del metodo e anche dolorosamente coerente su quello che
diventa evidente nella ricerca, allora sono ben contento di essere chiamato
integralista. Ma integralismo dovrebbe essere: «quello che penso io devi
pensare anche tu», una qualsiasi formale imposizione agli altri, una richiesta
agli altri che ammettano la posizione mia come unica, un togliere agli altri la
libertà della ricerca e la responsabilità della conclusione. Ora, questo è
esattamente il contrario del nostro atteggiamento.
Che
cos'è invece quella «baldanza ingenua» con cui lei definisce il suo movimento
nel quarantennale della nascita?
Questo chiarisce che non siamo integralisti. La «baldanza» deriva dalla natura
finale dell'avvenimento, dalla certezza che l'incontro fatto è l'incontro con
la Verità, con la Verità della Terra Incognita, come scrivevano i geografi
antichi attorno alla terra nota: cioè del Mistero. Il cristianesimo è
l'incontro con il Mistero dentro un incontro umano.
E
l'ingenuità?
L'ingenuità è la semplicità con cui si vuole essere coerenti con questo. La
baldanza poggia sulla certezza. L'ingenuità è un atto di umiltà e di amore.
Lei
ha parlato della concatenazione degli incontri che hanno portato da
quell'incontro di Giovanni e Andrea con Gesù all'incontro dentro una compagnia
di oggi. Ma come è vivibile concretamente, come è toccabile con mano questo
incontro che rivive e vive?
Voglio rispondere citando una lettera che mi ha mandato Andrea, un giovane
malato di AIDS, due giorni prima che morisse. Ne leggo un brano: «Le scrivo
solamente per dirle grazie; grazie del fatto di avere dato un senso a questa
mia arida vita. La mia vita oramai appiattita e resa sterile... ha un sussulto
di senso e significato che spazza via i pensieri cattivi e i dolori, anzi li
abbraccia, li rende veri, rendendo il mio corpo larvoso e putrido segno della
Sua presenza. Grazie don Giussani, grazie perché mi ha comunicato la sua Fede,
o, come lei lo chiama, questo Avvenimento. Adesso mi sento in pace, libero e in
pace. Quando Ziba (un amico) recitava l'Angelus davanti a me che gli
bestemmiavo in faccia, lo odiavo e gli dicevo che è un codardo, perché l'unica
cosa che sapeva fare era dire quelle stupide preghiere davanti a me. Ora,
quando balbettando tento di dirlo con lui, capisco che il codardo ero io,
perché non vedevo neppure a un palmo dal naso la verità che mi stava di fronte.
Grazie, perché nelle lacrime posso dire che morire così ha un senso, non perché
sia più bello - ho una grande paura di morire -, ma perché ora so che c'è
qualcuno che mi vuole bene e anch'io forse mi posso salvare e posso anch'io
pregare affinché i compagni di letto incontrino e vedano come io ho visto e
incontrato».
Proprio nello stesso tempo un'altra lettera mi perviene, da parte di una madre
di famiglia, moglie di un professore universitario, sulla soglia del declino
finale anche qui dovuto all'impero di un male rabbrividente, un cancro. Dalla
vertiginosa situazione umana in cui si trova, la novità impressionante del
radicale cambiamento è segnata da queste parole: «Ringrazio te e il movimento
perché mi avete fatto conoscere il volto buono del Mistero». E il cuore di chi la
sente - o la legge - vive l'ininterrotto ultimo silenzio dello stupore.
Ecco: la copiosità, la grandezza, l'ammirabile riuscita dei cambiamenti
provocati con l'incontro della nostra compagnia come l'Avvenimento riofferto,
lo stesso clima della nostra compagnia cui sensibilmente si riconduce il
moltiplicarsi di questi cambiamenti - tutto ciò dà alla intuizione della Verità
una sicurezza che fa affrontare in modo diverso qualsiasi cosa della vita.
Anche la morte. La morte o più tranquillamente la vita quotidiana. I genitori
mi scrivono a centinaia e centinaia, lettere in cui mi chiedono «cosa ha fatto,
cosa avete fatto a mio figlio? Ci tratta bene, ora. È cambiato». (…)
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https://it.clonline.org/archivio/luigi-giussani/quella-baldanza-ingenua-che-viene-dalla-fede
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