Don Maurizio Macini gira i paesini isolati e irraggiungibili di Mercato Saraceno per dare conforto alla gente. «Nessuno si lamenta o è disperato. Anzi, pensano a "chi sta peggio"»
«Ci
sono state così tante frane che non siamo ancora riusciti a contarle tutte. La
geografia e viabilità del nostro comune è stata completamente stravolta: ci
sono tante piccole frazioni completamente isolate e irraggiungibili». Così a La7 Monica Rossi, sindaco di Mercato Saraceno, ha
parlato della situazione del suo comune in seguito all’alluvione che ha
colpito tutta l’Emilia-Romagna. La situazione è grave, come
conferma a Tempi don
Maurizio Macini, uno dei pochi che si è avventurato a piedi per sincerarsi
delle condizioni degli abitanti: «Non sarei mai riuscito ad addormentarmi se
non fossi andato a benedire i miei parrocchiani nel momento del bisogno».
A piedi oltre le frane per raggiungere tutti
Don
Maurizio, 49 anni, è da 13 parroco nei piccoli paesi di Monte Castello,
Rontagnano, Serra, Tornano e Ciola: neanche duemila abitanti in tutto. Da due
giorni sale in auto, arriva fin dove la strada lo permette e poi si incammina
sotto la pioggia tra il fango e la terra per circa un’ora, superando a piedi i
blocchi causati dalle frane, per raggiungere i suoi parrocchiani.
«Le
strade sono bloccate, invase dalle frane. Volontari e protezione civile stanno
lavorando con mezzi e ruspe per farle tornare agibili», racconta. «Io volevo
solo andare a trovare la gente, spesso anziani, e portare loro quello che ho di
più prezioso: il segno della croce».
«Don Maurizio dove vai? Resta a pranzo»
Le
case a cui bussa don Maurizio si assomigliano tutte: isolate, senza luce né
acqua né gas. La gente è preoccupata, ma mantiene la forza e la generosità
tipiche della terra romagnola: «Non ho trovato persone disperate, non ho
ascoltato grandi lamenti. La gente è molto preoccupata, ma è anche serena».
In
una casa, due giorni fa, il sacerdote ha trovato un’accoglienza inimmaginabile
in un momento come questo: «”Don Maurizio, dove vai? È ora di pranzo, resta qui
a mangiare con noi”, mi hanno detto». Un’altra famiglia a Ciola, che doveva
essere portata via in elicottero prima che la protezione civile riuscisse ad
aprire un varco via terra, si preoccupava per gli altri: «Una mamma, con il
marito e il bambino di un anno, senza acqua, luce e gas mi ha detto: “Don
Maurizio, noi stiamo bene. C’è chi sta molto peggio”».
Anche cavalli e maiali vanno salvati
Da
ieri la situazione nel comune di Mercato Saraceno sta migliorando. Qualche
strada è stata liberata, in alcune frazioni è tornata la corrente elettrica. In
altre la gente si è arrangiata da sola: un generatore, l’acqua della cisterna,
una bombola del gas.
Ora
non sembra più necessario evacuare con gli elicotteri la gente. «Meno male»,
spiega don Maurizio. «In questi paesi ci sono tanti animali da custodire:
polli, galline, cavalli, maiali. Se porti via le persone, chi si prenderà cura
di questi animali? Sarebbero condannati a morire».
«Voglio essere vicino a chi soffre»
Ma che cosa ci va a fare don Maurizio in questi paesini sperduti e isolati dall’alluvione? «Non ho grandi aiuti da portare», spiega, «e neanche ho risposte a tutte le domande che questa tragedia suscita. Ma Dio si è fatto vicino a noi, mandando suo Figlio per noi. Così anch’io mi faccio vicino ai miei parrocchiani per fare capire loro che non sono soli né abbandonati. È per questo che sono diventato prete».
Di
domande don Maurizio se ne sente rivolgere tante: «Perché questa alluvione?
Perché proprio a noi?». Davanti a fatti così drammatici, racconta, «la gente ha
il desiderio di lasciare da parte tutte le cose superflue di cui ci circondiamo
ogni giorno e di andare all’essenziale, a ciò che nella vita è davvero
importante. Io dico a tutti che non è Dio a mandarci queste calamità. Allo
stesso tempo il Signore non ci abbandona, ma anima un popolo, noi cristiani,
che si mette all’opera per aiutare. Avete visto tutti quei volontari a Forlì e a Cesena?
È Cristo che ha messo nel loro cuore questo desiderio di dare una mano a chi
soffre».
È per questo in sintesi che don Maurizio percorre decine di chilometri a piedi, tra il fango e le pietre. Per dire a tutti: «Dio non ci ha abbandonati».
Tempi
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