In questi giorni, a Cesena e in tutta la Romagna, abbiamo visto con stupore e grande soddisfazione che tante persone di ogni età e anche moltissimi giovani,sono diventati protagonisti dell'aiuto portato immediatamente nelle vaste aree alluvionate. Ci sono stati episodi di autentico coraggio,ma tutta la gente in grave emergenza si è sentita consolata e non si è abbandonata alla disperazione.
Ma perchè è successo tutto questo e come mai i giovani considerati da molti come "perduti" e incapaci di responsabilità sociale si sono mossi con slancio e colla capacità di organizzarsi attraverso un uso intelligente dei social? Riteniamo che questa testimonianza riveli in modo speciale che "il pensiero unico" edonistico e dominante non è ancora riuscito a strappare dal cuore dell'uomo il senso religioso,cioè la consapevolezza profonda che esiste un Creatore,che non ci siamo fatti da soli e che la relazione tra le persone è un elemento irrinunciabile per ogni creatura. Non è vero che siamo incapaci di guardare all'altro come una provocazione positiva per la nostra vita. E' stato riscoperto con gioia il senso del dono e della gratuità come fattori indispensabili per lo sviluppo di una società civile capace di condividere anche le situazioni più drammatiche. Un amico, la cui casa e gli strumenti di lavoro sono stati gravemente danneggiati, ci ha inviato questo messaggio:"C'è un pieno di umanità. Un fiume in piena è questa umanità buona travolgente più dell'acqua. E' una bontà che è segno che siamo fatti da qualcuno che ce l'ha messa nel cuore"
Da questo evento
abbiamo imparato due cose.
La prima, e la più
importante, è che non possiamo fermarci alla consolante constatazione che c'è
ancora vita e sentirsi gratificati. Il fatto assodato di una vitalità ci spinge
a continuare un lavoro culturale e politico necessario perchè non ci siano
solo ammirevoli spot di solidarietà,ma ci possa essere l'avvio di un percorso
per il miglioramento della società in cui viviamo.
La seconda lezione
riguarda la metodologia del governo della città, della Regione dello Stato. Il modello che si è imposto,in
particolare nella nostra Regione, prevede che l'Ente Pubblico deve pensare a
tutto e che anche le forme di auto-organizzazione della società si
inseriscano in un reticolo sempre più fitto di norme dettate dall'alto.
Oggi dobbiamo
prendere atto che il principio di sussidiarietà è fondamentale per la crescita
delle persone e la buona salute di ogni società umana. La capacità di
rispondere dal basso alle esigenze e alle necessità delle persone si deve
coniugare con un Ente Pubblico che sa riconoscere ciò che esiste, non se ne
appropria e lo valorizza per la costruzione del bene comune. C'è una
strada possibile: più società con lo Stato per la promozione umana e sociale.
IL
CROCEVIA
22 maggio 2023
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