CL Emilia-Romagna, con un comunicato inusuale, ha preso posizione sulla scelta regionale in tema di suicidio assistito, criticandola duramente.
Le recenti iniziative della giunta regionale dell’Emilia-Romagna in tema di suicidio medicalmente assistito sono, a nostro parere, totalmente inappropriate nel metodo e nel merito. In primis nel considerare tale tema di pertinenza regionale e poi nella decisione di procedere con una delibera che svuota di significato ogni eventuale dibattito assembleare e che, di fatto, finisce per recepire acriticamente la sollecitazione che l’Associazione Luca Coscioni ha rivolto alle regioni per rendere possibile l’accesso alle procedure del suicidio medicalmente assistito in tempi strettissimi: soli 42 giorni!Questa “fretta normativa” sembra voler
imporre una nuova tabella di marcia alla discussione parlamentare e culturale
in atto in tutto il Paese, istituendo forzosamente delle norme sul fine vita
che rischiano di mettere in crisi l’idea stessa di accoglienza, compassione,
cura e dedizione su cui si è fondata la nostra civiltà.
La
vita non è un valore assoluto ma è un valore fondamentale. Ed è il fondamento
di tutti i diritti. Rinunciare a essa non è affermare un diritto bensì
rinunciare a tutti i diritti. Considerare questo una conquista civile non
aiuta, anzi inaridisce la società, che è infatti sempre più spenta e sterile.
L’iniziativa della giunta è grave perché
mina le fondamenta culturali che rendono possibile uno sguardo integrale alla
persona, sguardo sul quale si è fondato storicamente lo sviluppo della nostra
civiltà. Solo uno sguardo sull’uomo capace di coglierne il valore infinito può
infatti generare un autentico principio di cura: «Tu sei prezioso a miei occhi,
perché sei degno di stima. Non temere perché io sono con te». (Isaia, 43).
Per salvaguardare questa traiettoria
positiva, da cui per esempio sono nati in passato ospedali e luoghi di
assistenza agli inguaribili, riteniamo che la risposta più immediata sia quella
di sostenere la crescita di strutture
capaci di offrire servizi di cure palliative su tutto il territorio regionale,
per un accompagnamento veramente umano a chi si trova in una situazione di
sofferenza, vulnerabilità e fragilità. Tenendo conto delle implicazioni
profonde e misteriose che ogni persona si trova ad affrontare nella malattia e
di fronte alla fine della propria vita.
Ci confortano a questo riguardo le parole del cardinale
Zuppi, in particolare quando sottolinea che la vita «va protetta
con cure adeguate che diano dignità fino alla fine e che non si riducano alla
mera prestazione sanitaria. Occorre ricostruire quell’alleanza terapeutica tra
medici, familiari e malattia indispensabile affinché nessuno sia lasciato solo
o si senta solo».
Bologna, 14 febbraio 2024
Comunione e Liberazione Emilia-Romagna
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