L'immagine di Elly Schlein protagonista al blasfemo e anticattolico pride di Roma mostra che il Partito democratico è il braccio politico della violenza ideologica Lgbt. Una violenza che vuole colpire la Chiesa e alla quale i cattolici Dem non osano opporsi. Finirà che saliranno sul carro anche loro...
C’è un meme che sta girando in queste ore su X e ritrae Enrico Berlinguer
che arringa gli operai di Mirafiori a Torino, di fianco invece compare
l’immagine di Elly Schlein che balla scatenata sul carro del Gay pride di
Roma che si è svolto sabato. L’immagine della leader Pd non è soltanto
folclore, ma la prova che il Partito democratico ha deciso di lasciare al loro
destino operai e povera gente per schierarsi con le false vittime coccolate dalle elites plutocratiche
mondiali perché funzionali al cambio di una mentalità e dei suoi costumi:
quella lobby gay che continua a parlare di discriminazioni per potersi
giustificare agli occhi della società, ma che in realtà è l’unica vera
discriminatrice.
Anzitutto della Chiesa e dei cattolici. Al pride di
Roma di sabato, gli attacchi alla Chiesa non sono stati certo risparmiati. A
offrire il destro, per la verità, è stata la nota frase di Papa Francesco sulla
«frociaggine in giro» che è diventato il leitmotiv degli
striscioni che hanno sfilato lungo via dei fori imperiali culminando con lo
striscione di +Europa libera frociaggine in libero stato.
La frociaggine è stata richiamata con orgoglio – e non poteva essere diversamente - così come non sono mancate le bestemmie, come quella alla Madonna di Pompei -, perché l’obiettivo principale alla fine sono sempre loro: i cattolici, con la loro visione “oscurantista” del mondo. Prova ne è il fatto che, arrivati davanti alla sede di Pro Vita & Famiglia il corteo è esploso in un sonoro vaff****lo indirizzato a Jacopo Coghe e compagni definiti «fascisti e omofobi tornate nelle fogne».
Lo squallore di corpi nudi e provocanti, di ammiccamenti e rapporti orali e anali, la presenza dei soliti bambini utilizzati come scudi umani
per un’ideologia satanica e satanista, e poi le battutacce da caserma a sfondo
sessuale per colpire il sentimento di fede di un popolo sono l’ingrediente che
fa del gay pride non solo una carnevalata di pessimo gusto, ma
un’arma politica in mano al Partito Democratico per segnare la sua agenda e il
suo orizzonte culturale d’azione.
Un orizzonte che ha perso di vista i veri problemi per concentrarsi sulla falsa discriminazione delle false vittime Lgbt, mai così
ascoltate e coccolate dai vertici del partito. Con Elly Schlein sabato sul
carro c’era anche mezzo stato maggiore Dem, da Marta Bonafoni al
sindaco di Roma Gualtieri, da Alessandro Zan – il quale è noto nel suo ruolo di
promotore di eventi gai è il primo a guadagnare anche economicamente da certi
raduni - all’immancabile Laura Boldrini.
Anzi, si può dire ormai che la cosiddetta lobby gay è ormai incistata dentro il Partito democratico, ne definisce le
linee guida, ne ispira i valori e ne condiziona alla fine l’esito. Non c’è
dubbio, infatti, che se da un lato per un certo tipo di “pubblico”, vedere Elly
Schlein ballare scatenata assieme ad Annalisa – madrina dell’evento, ennesimo
caso di talento artistico asservito alla realizzazione di un’agenda ideologica
– può strappare qualche sorriso, alla prova dei fatti, emerge anche per un
elettore medio Dem tutta la pochezza culturale e il livore
ideologico di una proposta che per il partito democratico si fa dominante.
La cosa potrebbe anche creare qualche pensiero a quella anima cattolica del Pd se solo ancora ci fosse un’anima
cattolica nel Pd, eternamente in corto circuito nell’impossibile conciliazione
delle istanze cristiane riformatrici con la deriva radicale di massa a trazione
marxista. Anche ieri nessuno di quell’anima cattolica dentro il partito ha
fatto notare alla Schlein la contraddizione di definirsi per le libertà e poi
sostenere da protagonista un evento che si fonda sullo sberleffo alla Chiesa e
ai cattolici, che esalta la causa palestinese discriminando gli ebrei e che
sposa le istanze violente della causa gay, sempre più violente, sempre più
prepotenti, come vecchie zitelle inacidite dal tempo che passa.
Vero è che se i cattolici dentro il Pd sono come il neoeletto eurodeputato
Marco Tarquinio che dopo 14 anni di direzione del
quotidiano dei vescovi svela il vero volto del pensiero cattolico di
sinistra, come ad esempio nel
caso dell’aborto al G7, il punto semmai è constatare che di
cattolico nel Pd non c’è rimasto più nulla, fagocitato dal pensiero radicale
marxista che rivive cantando Bella ciao sul carro del Pride di
Roma. Finirà che anche i fu cattolici Dem, magari già il prossimo
anno, andranno a fare compagnia alla Schlein sul carro della frociaggine, anche
perché sarà l’ultima battaglia che sarà rimasta loro.
ANDREA ZAMBRANO
Lanuovabussola
Nessun commento:
Posta un commento