martedì 11 luglio 2017

DA NON PERDERE


Cari Amici,

A trent'anni di distanza, il discorso ad Assago di Don Giussani si rivela attualissimo.

L'incontro organizzato da Esserci svoltosi recentemente a Milano, è stato un successo. 

Le testimonianze di Formigoni e Cesana hanno documentato lo svolgimento di quel profetico ed incisivo intervento. 


Vi invitiamo dunque a guardare il video dell'evento: Potere vs Desiderio? - YouTube  (CTRL+CLICK)





Giussani: UN BRANO DEL DISCORSO AD ASSAGO 1987

Perché noi cattolici siamo a favore di uno Stato laico. Veramente laico

L e caratteristiche di opere generate da una responsabilità autentica devono essere realismo e prudenza. Il realismo è connesso con l’importanza del fatto che il fondamento della verità è l’adeguazione dell’intelletto alla realtà; mentre la prudenza, che nella Summa di san Tommaso è definita come un retto criterio nelle cose che si fanno, si misura sulla verità della cosa prima che sulla moralità, sull’aspetto etico di bontà. L’opera, proprio per questa necessità di realismo e prudenza, diventa segno di immaginazione, di sacrificio e di apertura. È quindi nell’impegno con questo primato di libera e creativa socialità di fronte al potere, che si dimostra la forza e la durata della responsabilità personale. È nel primato della società di fronte allo Stato che si salva la cultura della responsabilità. Primato della società, allora: come tessuto creato da rapporti dinamici tra movimenti, che creando opere e aggregazioni costituiscono comunità intermedie e quindi esprimono la libertà delle persone potenziata dalla forma associativa. Un partito che soffocasse, che non favorisse o non difendesse questa ricca creatività sociale contribuirebbe a creare o a mantenere uno Stato prepotente sulla società. Tale Stato si ridurrebbe a essere funzionale solo ai programmi di chi fosse al potere e la responsabilità sarebbe evocata semplicemente per suscitare consenso a cose già programmate; perfino la moralità sarebbe concepita e conclamata in funzione dello status quo, che chiamano anche «pace». Pasolini diceva amaramente che uno Stato di potere, così come tante volte ne abbiamo oggi, è immodificabile; lascia, al massimo, spazio all’utopia perché non dura o alla nostalgia individuale perché è impotente. Politica vera, al contrario, è quella che difende una novità di vita nel presente, capace di modificare anche l’assetto del potere. Così, la politica deve decidere se favorire la società esclusivamente come strumento, manipolazione di uno Stato e del suo potere, oppure favorire uno Stato che sia veramente laico, cioè al servizio della vita sociale secondo il concetto tomistico di «bene comune», ripreso vigorosamente dal grande e dimenticato Magistero di Leone XIII. Assago, 1987.


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