Il vescovo che affronta il
segreto della Chiesa prostituta e Madonna
Nel saggio
«La straniera» il patriarca di Reggio Emilia vicino al Papa trascina la
comunità dei credenti fuori dai tradizionali confini della fede
Massimo Camisasca è un vescovo. Come tale è incaricato di difendere il gregge dai lupi. Di norma la
scelta più praticata attualmente dai pastori è di lisciare il pelo all’opinione
pubblica, cercando di conformarsi alla sua mentalità. Sopravvivere,
aggrappandosi alla narrazione di ciò che è gradito ai più. Purché non
infieriscano più. Lui rischia un’altra strada. Segue l’indicazione di
Francesco, che Massimo Camisasca frequentava quando lui era semplice prete,
seppur fondatore e responsabile dei Missionari di San Carlo, e il Papa era
cardinale a Buenos Aires. Non bisogna custodire la Chiesa come un castello,
magari con il ponte levatoio abbassato sperando che ci entri qualcuno. No. La
fa uscire da se stessa. La porta fuori dai confini che le hanno assegnato i
nemici e la pigrizia compiaciuta dei fedeli. E la trascina dove sei adesso tu
che mi stai leggendo: sia che tu ci creda, sia che ti paia un’estranea, una
straniera questuante, una zingara di cui diffidare, magari da rispedire al suo
paese.
Ecco Camisasca propone al mondo un tema
ostico, il segreto di questa creatura che è fatta di uomini peccatori ed è
insieme immacolata. Prostituta e Madonna. Il suo libro infatti si intitola: La
straniera. Meditazioni sulla Chiesa (San Paolo, pp. 118, euro 14). Garantisco:
entrare in quelle pagine è una bellissima avventura. Uno strano e straordinario
libro per l’estate. A chiamarla così, «La straniera», fu nel secolo scorso
Thomas S. Eliot, premio Nobel della letteratura. Un poeta immenso. Con quel
nome, ne sigillò l’essenza e insieme ne prefigurava il destino negli anni a
venire. La Chiesa non ha patria. «Voi non avete patria» disse san Giovanni
Paolo II a don Luigi Giussani e a don Massimo che l’accompagnava.
Camisasca non fa nulla per smussare il
concetto, renderlo meno scandaloso. Ma accompagna dentro questa compagnia che è
molto di più della somma dei suoi appartenenti: è il luogo insieme incantato e
povero in cui si rende presente il significato del mondo, insomma, Gesù Cristo.
Non è la luce del mondo, quello è solo Cristo, il Sole. La Chiesa è la Luna,
riflette quei raggi, qualche volta si nasconde. Ma nelle notti del nostro
cammino la Luna ci accompagna con il suo tenue chiarore. Camisasca ci spiega
perché lui ama questa donna, che è la Chiesa. Essa, dopo la fine del mondo non
esisterà più, in cielo non ci sarà. Bisogna fare in fretta ad amarla dunque. È
una donna bellissima, una «straniera» meravigliosa, altrimenti Cristo non sarebbe
morto per lei, non l’avrebbe bagnata con il sangue e l’acqua del suo costato
trafitto dalla lancia di Longino.
Camisasca è coraggioso. I libri sulla
Chiesa non vendono. E’ una regola del marketing in generale, e di quello dei
libri religiosi in particolare. Non si conoscono monumenti famosi dedicati a
una comunità, a un’idea. E stavolta c’è una ragione specifica che va oltre lo
schema generale. La Chiesa sta sulle scatole quasi a tutti. Persino i cattolici
se ne vergognano (e così, non lo sanno, ma si vergognano di Gesù). Credono
tutti quanti di conoscerla fin troppo. A lungo si è detto: Gesù sì, la Chiesa
no. Adesso prevale un’altra contrapposizione: il Papa sì, la Chiesa no.
Bergoglio è tenero, misericordioso; la Chiesa è un nido di corruzione e
pedofilia. O anche quando non sia ridotta a questi livelli di infamia, la si
tollera appena come opera sociale, tiene a bada i ragazzi scapestrati grazie al
prete dell’oratorio, ma nessuno o quasi osa più azzardarsi a supporvi qualche
traccia di divino. La scintilla eterna c’è in tutte le creature, uomini e
donne, cani, gatti e camosci. Ma lì no.
Molti pensano che anche papa Francesco non
l’apprezzi, infatti non lesina qualche colpo di verga (come raccomanda peraltro
la lettera agli Ebrei) ai fedeli, specie se hanno alti titoli ecclesiastici, e
magari vestono la porpora. Una dicotomia tra Papa e Chiesa che è registrata
millimetricamente nei sondaggi. In essi va fortissimo il Pontefice, mentre la
Chiesa scivola sempre più giù. E questo in Italia, figuriamoci altrove. Secondo
una ricerca Ipsos, curata da Ilvo Diamanti con criteri di assoluta validità
scientifica, il Vescovo di Roma «venuto dalla fine del mondo» riscuote «molta o
moltissima fiducia» tra 82 italiani su cento. Batte tutti di gran lunga
(gennaio 2017). La stessa parola “Papa” evoca speranza più di qualsiasi altro
termine (nuova inchiesta, luglio 2017). La Chiesa invece è bocciata, affonda, è
calpestata: soltanto 44 su cento si fidano di lei. Un quattro e mezzo scarso,
tradotto in voti scolastici. Colpisce lo spezzarsi della identità di percezione
tra il Pastore universale e la sua casa, la sua famiglia, la sua “donna”.
Questo libro aiuta a colmare questo iato,
lega indissolubilmente la Chiesa (e il Papa) non solo quella primitiva, ma
quella di oggi, a Gesù Cristo e al Vangelo. Il linguaggio è straordinario, di
una poeticità che consente di contemplare la bellezza di questa creatura
umano-divina. Camisasca te la fa guardare negli occhi, la vedi nella figura
femminile, leggera e deliziosa, del Cantico dei Cantici, nel volto di ragazza
della Vergine Maria.
Egli la descrive come completamente
innamorata del suo Giuseppe. Forse solo un altro vescovo poeta, Tonino Bello
(oggi in corsa verso gli altari), aveva raccontato senza moralismi sciapi
questi sentimenti della giovane ebrea di Nazareth. Bello (morto nel 1993, a 58
anni) era pugliese, ed è stato presule a Molfetta. Camisasca è milanese, fatto
prete a Bergamo, nella Comunità del Paradiso, ed è pastore a Reggio Emilia. È
stato (ed è) discepolo di don Luigi Giussani. Nelle pagine si sente il profumo
dello stesso amore per Cristo e la Chiesa. Della quale Giussani diceva, citando
con semplicità il più grande e complicato teologo luterano del ’900, Karl Bath:
«La Chiesa? La Chiesa è un mistero».
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