domenica 7 ottobre 2018

KAVANAUGH FINAL CONTDOWN


Brett Kavanaugh è il giudice americano nominato da Trump alla Corte Suprema.

Poiché in generale all’italiano medio non può fregar di meno della faccenda, la ricapitolo: il giudice Kavanaugh aveva un curriculum spettacolare fino a due settimane prima della sua conferma a Giudice delle Corte Suprema degli Stati Uniti – una carica a vita. Il giudice Kavanaugh è anche la persona che può rovesciare gli equilibri in detta corte, mettendo in minoranza quella sua visione “progressista” che ha dato all’America sentenze tipo il “diritto all’aborto”, i matrimoni gay e altro. Sentenze che potrebbero ora essere rovesciate.
Si capisce quindi che una certa parte politica e tutti quelli che campano con determinati business di morte vedono quella nomina come il preludio all’apocalisse.
Curriculum spettacolare, dicevamo; senonché a ridosso della conferma arriva per Kavanaugh un’accusa di molestie sessuali. Chi la porta avanti? Una sua coetanea, che asserisce che, durante una festa ai tempi del college, quando lui aveva diciannove anni, da ubriaco fradicio lui aveva tentato di molestarla.
Secondo l’accusatrice stessa il tutto si era risolto rapidamente in un niente di fatto in quanto l’assalitore sarebbe stato troppo sbronzo persino per stare in piedi. Ma tant’è. Un bruto, indegno di cotanta carica.
Ora, questa testimonianza ha certamente dei problemi. Intanto la donna che muove le accuse dice di non rammentare quando sia stato, e dove sia stato; il suo ricordo è indubbiamente a scoppio ritardato; la vittima cita testimoni che dicono di non sapere che una cosa del genere sia mai accaduta; lei ha poi ha connessioni piuttosto strette con ex-agenti FBI, con avvocati e altri personaggi legati alla Clinton. Non ha uno straccio di prova per le sue asserzioni, anzi.
Resta il fatto che il fatto, vero o immaginario, colpisce un nervo americano parecchio scoperto: quello cominciato con denunce di molestie a potenti e sfociato nel #metoo, nelle accuse di stupro a qualunque maschio abbia tentato anche solo un approccio insistente, nella presunzione di colpevolezza per tutti i reati sessuali. Leggendo le discussioni online colpisce il fatto che moltissimi commentatori sembrano non interessarsi della realtà: qualunque fatto non corrobori la loro teoria preferita è un complotto del nemico, in un dualismo manicheo e ideologico.
Di questa vicenda in Italia è arrivata nei media principali solo l’eco compiaciuta dei soliti inviati ancora con il lutto al braccio per la sconfitta della Clinton, che leggono la realtà attraverso il New York Times e che vedono ogni accidente a Trump come un indizio che #avevanoragioneloro. Ma tant’è.
In conclusione: il Senato degli Stati Uniti ha confermato la nomina del giudice Brett Kavanaugh alla Corte Suprema. Ieri, con un voto che è stato una battaglia, è finita 50 a 48. Gli interventi in aula hanno mostrato, ancora una volta, le profonde divisioni della politica americana.  
Con il via libera alla nomina, i Democratici hanno messo a segno... una bruciante sconfitta. I repubblicani consolidano la maggioranza alla Corte Suprema (5 contro 4),  ma in questo momento è più importante l'effetto sul corpo elettorale, perché cominciano infatti ad affluire dati che si proiettano sulle sfide per il mid-term dove i repubblicani tradizionalmente restii ad andare a votare, si sono risvegliati e si stanno avvicinando di nuovo ai Democratici che erano dati in vantaggio (come quasi sempre accade in queste elezioni il partito al potere perde significativamente, tranne rare eccezioni).
 La vicenda si è trasformata in un boomerang per i Democratici, che, usando le armi della “dirty politics” hanno cavalcato l’attacco senza alcuna prudenza e rispetto per entrambe le parti in causa. Hanno usato la signora Ford per lanciare l'assalto all'amministrazione Trump e non hanno esitato a emettere un pre-giudizio sull'integrità di Kavanaugh prima che emergessero fatti concreti a sostegno dell'accusa.

Ora che Trump ha vinto, siamo alla mano finale della partita. I Democratici rischiano il crash elettorale. Le probabilità che Trump perda le elezioni sono sempre elevate - e in linea con la tradizione del voto di mid-term - ma sta succedendo qualcosa che non era previsto. L'esito del caso Kavanaugh è tra le conseguenze inattese.
Si gioca sul terreno dell'identità politica, gli analisti rilevano la materializzazione di un fronte dell'America conservatrice contro il #MeToo. Siamo di fronte alla tipica battaglia elettorale americana. Una sfida senza esclusione di colpi. Alti e bassi. 


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