Leone Grotti 31 ottobre 2018
La madre cattolica di cinque
figli dopo quasi 10 anni di prigione è stata finalmente assolta dalle false
accuse di blasfemia. Lo ha annunciato stamattina il presidente della Corte
suprema. Quando Asia Bibi disse a Tempi: «Credo che Gesù compirà il miracolo e
mi darà libertà, proprio come ha fatto con Pietro»
Dopo 3.420 giorni di carcere
ingiusto e ingiustificato, Asia Bibi è finalmente libera. La madre cattolica di
cinque figli è stata definitivamente assolta dalla Corte Suprema, che stamattina
ha comunicato pubblicamente il verdetto. Dopo essere stata condannata in primo
e secondo grado per false accuse di blasfemia, l’8 ottobre si è tenuta a
Islamabad l’udienza finale del processo, presieduta dal presidente della Corte
suprema, Mian Saqib Nisar. In quell’occasione, i giudici hanno preso una
decisione ma hanno tenuta segreta la sentenza, vietando ai media di parlare del
caso a motivo della sua estrema delicatezza. Attualmente, 300 agenti sono stati
schierati a guardia del tribunale.
IL CALVARIO DI ASIA BIBI
Oggi Asia Bibi è libera, ma il
suo calvario è durato un tempo che pare infinito. Era il 14 giugno 2009 quando
la donna cattolica bevve un bicchiere d’acqua per ristorarsi dal lavoro nei
campi e fu accusata da due donne musulmane di avere infettato la fonte, in
quanto infedele. Ai tentativi delle colleghe di convertirla all’islam, lei
rispose: «Il mio Gesù è morto sulla croce per redimere i peccati di tutta
l’umanità, Maometto cosa ha fatto per voi?». Asia Bibi venne insultata e
picchiata da una folla di musulmani chiamati a raccolta dai muezzin delle
moschee. Dopo 5 giorni, il 19 giugno 2009, il mullah musulmano Qari Muhammad
Sallam, che non aveva assistito all’alterco, formalizzò l’accusa di blasfemia
davanti alla polizia e la madre cattolica fu arrestata e portata via dalla sua
casa del villaggio di Ittar Wali (Punjab).
CONDANNA A MORTE
Condannata a morte in primo
grado in base all’articolo 295-C del codice penale l’11 novembre 2010, Asia
Bibi è rimasta in isolamento da allora. Dopo aver passato un primo periodo nel
carcere di Sheikhupura, è stata trasferita in quello di Multan. La donna
ricorda così l’udienza:
«Piansi
sola, con la testa tra le mani. Non posso più sopportare la vita di persone
piene di odio, che applaudono per l’uccisione di una povera bracciante. Ora non
li vedo più, ma li sento ancora, la folla che tributa il giudice con una
standing ovation, gridando: “Uccidetela, uccidetela! Allahu Akbar. Vendetta per
il santo profeta. Allah è grande!”».
LA PISTOLA ALLA TEMPIA IN
TRIBUNALE
I giudici pakistani hanno usato
il tempo come arma crudele contro Asia Bibi: il processo di appello infatti è
stato rinviato senza motivo cinque volte in quattro anni. Il 16 ottobre 2014 la
corte d’appello di Lahore ha confermato la condanna a morte. Nonostante le
prove siano sempre state nulle e inattendibili nel caso di Asia Bibi, come
confermato dalla Corte suprema, i giudici in primo e secondo grado hanno
avallato la condanna a morte sia per inadeguatezza di alcuni avvocati difensori
della donna sia per timore di essere uccisi dagli estremisti islamici. Per far
capire il clima durante le udienze, Sardar Mushtaq Gill, attivista cristiano
per i diritti umani costretto a fuggire dal Pakistan pochi anni fa, raccontò
a Tempi: «Durante il primo grado di processo, il suo avvocato
difensore è stato accolto in tribunale dal cancelliere, che gli ha puntato
direttamente una pistola alla testa. È questo che intendo quando parlo di
pressioni da parte degli estremisti islamici».
L’APPELLO FINALE
Il 24 novembre 2014 la difesa di
Asia Bibi ha presentato istanza di appello presso la Corte suprema. Da allora,
l’udienza definitiva è stata rinviata per svariati motivi due volte nel 2015 e
due volte nel 2016. L’ultima volta, il 13 ottobre 2016 perché uno dei tre
giudici, Iqbal Hameedur Rehman, si rifiutò di giudicare il caso.
OMICIDI NEL NOME DI ALLAH
Negli anni in cui Asia Bibi
viveva in isolamento, in una cella senza finestre, costretta a farsi da
mangiare da sola per non essere avvelenata, tutte le più importanti cariche dello
Stato che si sono azzardate a difenderla sono morte. Il 4 gennaio 2011 è stato
assassinato il governatore musulmano del Punjab, Salman Taseer, che aveva
definito quella sulla blasfemia una “legge nera” da cambiare. Il 2 marzo 2011 è
stato invece crivellato di colpi il ministro cattolico per le Minoranze Shahbaz
Bhatti, che si era detto disposto a morire pur di ottenere il rilascio di Asia
Bibi e la modifica della legge sulla blasfemia.
IL MARTIRIO DI ASIA BIBI
Ora che Asia Bibi è libera e il
suo martirio è finito, e nella speranza che i giudici abbiano atteso un mese a
comunicare il verdetto per dare il tempo di predisporre tutto per la sua fuga
dal Pakistan, dove non può più restare visto che sulla sua testa pende ancora
una taglia da 500 mila rupie (10 mila dollari), non si può dimenticare che il
martirio è stato consapevolmente scelto da Asia Bibi. Scrisse la donna in
una lettera datata dicembre 2012:
“Un
giudice, l’onorevole Naveed Iqbal, un giorno è entrato nella mia cella e, dopo
avermi condannata a una morte orribile, mi ha offerto la revoca della sentenza
se mi fossi convertita all’islam. Io l’ho ringraziato di cuore per la sua
proposta, ma gli ho risposto con tutta onestà che preferisco morire da
cristiana che uscire dal carcere da musulmana. «Sono stata condannata perché
cristiana – gli ho detto –. Credo in Dio e nel suo grande amore. Se lei mi ha
condannata a morte perché amo Dio, sarò orgogliosa di sacrificare la mia vita
per Lui»”.
3.420 GIORNI, POI IL MIRACOLO
Asia Bibi è rimasta in carcere
3.420 giorni, quasi 10 anni nei quali non ha potuto vedere i suoi cinque figli
Imran, Nasima, Isha, Sidra e Isham, e lo ha fatto per non rinnegare la sua fede
in Gesù. Come ha dichiarato a Tempi nel 2014, «il mio più
grande desiderio è di poter tornare a vivere con la mia famiglia e mio marito».
Come dichiarato ancora a Tempi, non ha mai smesso di credere nella
sua liberazione: «Io credo nel nome di Gesù che la potenza della Sua mano mi
darà la libertà, proprio come ha fatto con Pietro. Quando si trovava in
carcere, lo Spirito Santo è venuto e ha aperto la porta della sua cella. Io mi
aspetto un miracolo come questo». Oggi il miracolo è finalmente accaduto.
Tratto da Tempi
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