di Bernardo Cervellera
Asianews
Nel Documento finale del
Sinodo c’è una più netta l’affermazione sull’annuncio di Gesù Cristo ai
giovani. È ridotta l’ideologia del giovanilismo, che accontenta i giovani in
tutto per asservirli. “Non si tratta… di creare una nuova Chiesa per i giovani,
ma piuttosto di riscoprire con loro la giovinezza della Chiesa”. In Asia o in
Africa, la Chiesa è il luogo dove i giovani si sentono più realizzati e
aiutati. Sinodalità: giovani e adulti non sono due partiti uno di fronte
all’altro, ma parte di uno stesso corpo. L’impegno socio-politico e la dottrina
sociale della Chiesa.
Les jeunes africains (Afric Telegraph) |
Città del Vaticano (AsiaNews) - Ci vorrà
molto tempo per assimilare tutta la ricchezza prodotta dal Sinodo dei giovani,
conclusosi ieri con una messa solenne in san Pietro e con
un Documento finale lungo e articolato di ben 60 pagine.
Qui vogliamo sottolineare alcune novità presenti nel documento e
nell’esperienza che abbiamo avuto del Sinodo.
C’è anzitutto una riduzione del giovanilismo, di quell’ideologia che esalta la gioventù per
accontentarla in tutto e per asservirla al potere di turno. La condizione dei
giovani è descritta con molto realismo, mostrando tutte le promesse e gli
slanci, ma anche le storture e le superficialità. In particolare vi è il suggerimento a superare una visione della
coscienza individuale solipsistica e assoluta, per aprirsi a una coscienza “del
noi”, in cui il giovane si arricchisce dei legami con la propria storia e
tradizione (n. 109). Sul versante cristiano è importante la proposta di
vivere la liturgia con protagonismo, ma “tenendo
vivo lo stupore per il Mistero”, perché “la liturgia non è puramente
espressione di sé, ma azione di Cristo e della Chiesa” (n. 134).
Nel Documento vi è anche con chiarezza
affermato che è Gesù Cristo, la sua
verità e il suo amore, il vero compimento del giovane e che la Chiesa è
desiderosa solo di testimoniarlo a loro e al mondo intero (n. 59). Per questo
“non si tratta… di creare una nuova Chiesa per i giovani, ma piuttosto di
riscoprire con loro la giovinezza della Chiesa”, capace – come già diceva il
Concilio Vaticano II – di “rallegrarsi per ciò che comincia, di darsi senza
ritorno, di rinnovarsi e di ripartire per nuove conquiste”.
Per testimoniare occorre anzitutto ascoltare e
accompagnare, aiutando i giovani a maturare come persone che comprendono il loro valore e il senso del loro
essere nel mondo. Questi due elementi sono importanti per due motivi. Anzitutto
perché i giovani “sperimentano come la loro voce non sia ritenuta interessante
e utile in ambito sociale ed ecclesiale. In vari contesti si registra una
scarsa attenzione al loro grido, in particolare a quello dei più poveri e
sfruttati, e anche la mancanza di adulti disponibili e capaci di ascoltare” (n.
7). In secondo luogo, perché nella Chiesa
– per presunzione, pigrizia, meschinità, clericalismo – “prevale talora la
tendenza a fornire risposte preconfezionate e ricette pronte, senza lasciar
emergere le domande giovanili nella loro novità e coglierne la provocazione”
(n. 8).
Il Documento dedica oltre 10 pagine alla
“sinodalità” della Chiesa che viene proposta come il metodo della vita e della
missione della Chiesa (nn. 119-143). Sinodalità
– letteralmente: cammino insieme – significa che giovani e adulti, giovani e
Chiesa non sono due isole o due fronti, uno davanti all’altro, impenetrabili,
ma vivono insieme e crescono insieme. E se talvolta nel mondo occidentale
la Chiesa sembra lontana e assente dalla vita dei giovani, non bisogna dimenticare che nel
resto del mondo – come in Asia o in Africa - la Chiesa è il luogo dove i
giovani si sentono più realizzati e aiutati. Tale sinodalità mostra che
i giovani fanno già parte del corpo ecclesiale e che anzi, valorizzando le loro
intuizioni e presenze, si può trovare insieme modi, espressioni, strumenti per
annunciare Gesù Cristo al mondo giovanile. È proprio la santità dei giovani che
può risvegliare il mondo adulto a vivere con dedizione la missione: “Il balsamo della santità generata dalla vita
buona di tanti giovani può curare le ferite della Chiesa e del mondo, riportandoci
a quella pienezza dell’amore a cui da sempre siamo stati chiamati: i giovani
santi ci spingono a ritornare al nostro primo amore (cfr. Ap 2,4)” (n. 167).
Infine, e anche questa è una novità, fra i campi di
missione più “urgenti” (ambiente digitale, migranti, donne, sessualità, …) si
cita l’impegno sociopolitico, l’economia, il lavoro, sottolineando molte volte
l’importanza di assimilare la dottrina sociale della Chiesa. A giovani e
adulti si chiede “il coraggio di farsi voce di chi non ha voce presso i leader
mondiali, denunciando corruzione, guerre, commercio di armi, narcotraffico e
sfruttamento delle risorse naturali e invitando alla conversione coloro che ne
sono responsabili” (n. 151).
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