Venerdì 27 settembre scorso, l’arcivescovo Giampaolo Crepaldi ha
tenuto la Prolusione al 51mo Convegno sui problemi internazionali dell’Istituto
Nicolò Rezzara di Vicenza sul tema del diritto alla vita.
In un passaggio della sua lezione, ha toccato
tre atteggiamenti oggi molto diffusi tra i cattolici e nella Chiesa che,
secondo lui, non favoriscono l’impegno cristiano per la difesa della vita, ma
lo impediscono o ne stemperano l’intensità.
I tre atteggiamenti denunciati sono i
seguenti:
1. Pensare che i cattolici debbano proporre
valori e non impegnarsi nel campo delle leggi perché sarebbe ideologia;
2. Pensare che l’impegno pro-life visibile
in piazza e organizzato sia una prova di forza non cristiana;
3. Pensare che la biopolitica e la bioetica
debbano allargarsi alla difesa dell’ambiente e ad altri ambiti oltre aborto,
eutanasia, procreazione.
Ecco il passaggio in questione
.
“Oggi, da molte parti nel mondo cattolico
si pensa che le comunità cristiane e
soprattutto i laici debbano limitarsi a seminare valori piuttosto che
impegnarsi nel campo delle leggi a favore della vita o delle politiche
governative pro-life.
Si ritiene che un impegno pubblico
pro-life “visibile” e organizzato costituisca una prova di forza che trasforma
la fede cristiana in una ideologia politica. Inoltre si pensa che sia venuto il
momento di espandere il tema della vita al di là dei due momenti della nascita
e della morte (aborto ed eutanasia) per affrontare il tema della vita in tutti
i suoi aspetti. La bioetica e la biopolitica dovrebbero allargare il proprio
orizzonte.
A questo proposito vorrei fare due brevi osservazioni.
L’idea che affermare la verità in pubblico, compresi i livelli politico e giuridico, sia un atto di forza che trasforma la fede in ideologia risente dell’influenza del moderno pensiero debole secondo cui l’affermazione della verità è una sostanziale arroganza.
Noi pensiamo invece che sia un dovere
morale e un atto di carità.
Quanto all’allargamento del tema della
vita oltre i temi, diciamo così, classici, per comprendere anche gli immigrati,
i disoccupati o la difesa dell’ambiente dal riscaldamento globale, segnalo il
pericolo che, aumentando l’estensione diminuisca la comprensione, e si perda di
vista la particolare e tragica gravità dell’aborto, dell’eutanasia o del
sacrificio di embrioni umani con la fecondazione artificiale, mettendo tutto
sullo stesso piano. Ne risulterebbe un cambiamento inaccettabile dell’agenda
della lotta per la vita”.
l diritto alla vita.
Prolusione di Mons. Crepaldi.
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