giovedì 9 maggio 2019

I SOLONI DEL LIBRO DI TORINO



Il falò delle vanità in Italia.

Al Salone del Libro di Torino pare ci sia un'invasione di camicie nere. Il pericolo è rappresentato da una piccola casa editrice, Altaforte, la cui colpa a quanto pare è la pubblicazione di un libro-intervista a Matteo Salvini e la inequivocabile militanza a tutta destra. Tra i libri pubblicati da Altaforte c'è di tutto, si mischiano opere interessanti, a libri inutili e sì, come si dice a Roma c'è anche parecchia "roba fascia" nel catalogo, storia e storie del totalitarismo nero (e rosso-nero). Niente di sorprendente, come la militanza a sinistra di altre case editrici, da quella chic e salottiera, politically correct, a quella rivoluzionaria che esalta altri totalitarismi.

Cose da intellettuali. 
La questione fascio-comunista è stata subito impaginata per diventare oggetto di Grande Dibattito e naturalmente presa di posizione, appello, partecipazione, sdegnata assenza e barricata. I guardiani della cultura volevano l'esclusione dell'editore Alfaforte, gli organizzatori del Salone del Libro hanno deciso - previa ferma dichiarazione di antifascismo, sia chiaro - che no, non si poteva fare l'operazione di defenestrazione senza passare per new totalitarians. 

 Dunque assistiamo all'impegnato e pregnante dibattito à gauche tra "combattenti" - e come potete immaginare, la questione non fa parte dei temi all'ordine del giorno nei consigli di fabbrica - che è tutto figlio dello smarrimento della parola "cultura" sostituita dalla parola "fascista", nuovo oggetto contundente usato contro chiunque non corrisponda all'identikit del liberal senza libertà. 
Dall'altra parte, à droite, chi mai avrebbe potuto sperare in un simile battagepubblicitario, non poteva esserci mezzo migliore per passare dalla militanza culturale in penombra alla notorietà. Miracoli del marketing involontario.

Poi alla fine la democrazia ha vinto, e la piccola casa editrice è stata esclusa. Questo è ciò che oggi passa il convento!

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