Il falò delle vanità in Italia.
Al
Salone del Libro di Torino pare
ci sia un'invasione di camicie nere. Il pericolo è rappresentato da una piccola
casa editrice, Altaforte, la cui colpa a quanto pare è la pubblicazione di
un libro-intervista a Matteo Salvini e la inequivocabile militanza a tutta
destra. Tra i libri pubblicati da Altaforte c'è di tutto, si mischiano opere
interessanti, a libri inutili e sì, come si dice a Roma c'è anche
parecchia "roba fascia" nel catalogo, storia e storie del
totalitarismo nero (e rosso-nero).
Niente di sorprendente, come la militanza a sinistra di altre case
editrici, da quella chic e salottiera, politically correct, a
quella rivoluzionaria che esalta altri totalitarismi.
Cose da intellettuali.
La
questione fascio-comunista è
stata subito impaginata per diventare oggetto di Grande Dibattito e
naturalmente presa di posizione, appello, partecipazione, sdegnata assenza e
barricata. I guardiani della
cultura volevano l'esclusione dell'editore Alfaforte, gli organizzatori del
Salone del Libro hanno deciso - previa ferma dichiarazione di antifascismo, sia
chiaro - che no, non si poteva fare l'operazione di defenestrazione senza
passare per new totalitarians.
Dunque assistiamo all'impegnato e
pregnante dibattito à gauche tra "combattenti"
- e come potete immaginare, la questione non fa parte dei temi all'ordine
del giorno nei consigli di fabbrica - che è tutto
figlio dello smarrimento della parola "cultura" sostituita dalla
parola "fascista", nuovo oggetto contundente usato contro chiunque
non corrisponda all'identikit del liberal senza libertà.
Dall'altra
parte, à droite, chi mai avrebbe potuto sperare in un
simile battagepubblicitario, non poteva esserci mezzo migliore per
passare dalla militanza culturale in penombra alla notorietà. Miracoli del
marketing involontario.
Poi
alla fine la democrazia ha vinto, e la piccola casa editrice è stata esclusa. Questo
è ciò che oggi passa il convento!
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