Lezione del 29 agosto 1991 al Meeting di
Rimini
CARDINALE GIACOMO BIFFI
«Verranno giorni – dice Solov’ëv, e anzi sono già venuti,
diciamo noi -, che il cristianesimo sarà ridotto a pura azione
umanitaria, nei vari campi dell’assistenza, della solidarietà, del
filantropismo, della cultura. Il messaggio evangelico identificato
nell’impegno al dialogo tra i popoli e le religioni, nella ricerca del
benessere e del progresso, nell’esortazione a rispettare la natura». Ma se il
cristiano, per amore di apertura al mondo e di buon vicinato con tutti, quasi
senza avvedersene, stempera sostanzialmente il Fatto salvifico nella
esaltazione e nel conseguimento di questi traguardi secondari, allora egli si
preclude la connessione personale con il Figlio di Dio, crocifisso e risorto,
consuma a poco a poco il peccato di apostasia e si ritrova, alla fine, dalla
parte dell’Anticristo.
Allora, qual è l’avvenimento profetico di cui parlavamo all’inizio? Ed è per questa
ragione che io ho accettato di venire a parlare qui, per questo ammonimento
profetico! «Verranno giorni – dice Solov’ëv, e anzi sono
già venuti, diciamo noi. Almeno dico io, non voglio coinvolgervi -, verranno
giorni quando nella cristianità si tenderà a risolvere il Fatto salvifico – che
non può essere accolto se non nell’atto difficile, coraggioso e razionale, di
fede -, in una serie di valori facilmente esitabili sui mercati mondani. Il
cristianesimo ridotto a pura azione umanitaria nei vari campi dell’assistenza,
della solidarietà, del filantropismo, della cultura».
Il messaggio evangelico identificato – badate che son tutte
cose buone, che sono conseguenze -, ma è l’identificazione
che colpisce al cuore il cristianesimo! Il messaggio evangelico identificato
nell’impegno al dialogo tra i popoli e le religioni, nella ricerca del
benessere e del progresso; nell’esortazione a rispettare la natura. «La Chiesa
del Dio vivente, colonna e fondamento della Verità», come dice Paolo, scambiata
per una organizzazione benefica, estetica, socializzatrice. Questa è l’insidia mortale che oggi va profilandosi per la famiglia dei
redenti dal sangue di Cristo! (prolungato caloroso applauso).
Luca Signorelli, Duomo di Orvieto, l'Anticristo |
Da questo pericolo, ci
avvisa il più grande dei filosofi russi, noi dobbiamo guardarci. Anche se un
cristianesimo tolstojano ci renderebbe molto più accettabili nei salotti, nelle
aggregazioni sociali e politiche, nelle trasmissioni televisive. Ma noi non possiamo, non dobbiamo rinunciare al cristianesimo di Gesù
Cristo! Il cristianesimo che ha al suo centro lo
scandalo della croce e la realtà sconvolgente della risurrezione del Signore. Gesù cristo, il
Figlio di Dio crocifisso e risolto, unico Salvatore dell’uomo, non è traducibile in una serie di buoni progetti e di buone ispirazioni
omologabili con la mentalità mondana dominante!
Gesù Cristo è una pietra – come Egli ha detto di sé
-, e su questa Pietra, o, affidandosi, si
costruisce, o ci si va a inzuccare. Sono Parole sue:
parole che voi sentirete raramente citate. Ma sono contenute nel capitolo 21 di
San Matteo. Chi cadrà su questa Pietra sarà sfracellato. E qualora Essa cada su
qualcuno, lo stritolerà.
Qui però c’è un
problema – e io vorrei, sia pure molto rapidamente e schematicamente dir
qualcosa per evitare anche dei possibili equivoci -; è indubitabile che il cristianesimo sia, prima di ogni altra cosa, Avvenimento. Ma è altrettanto indubitabile che questo Avvenimento propone e sostiene
dei valori irrinunciabili. Non si può, per amore
di dialogo, sciogliere il Fatto cristiano in una serie di valori condivisibili
dai più; ma non si può neppure disistimare i valori autentici, quasi fossero
qualcosa di trascurabile. Quindi, bisogna stare attenti a non fare una polemica
con i valori, che colpisca qualcosa invece di autentico, di sostanziale.
Occorre dunque un discernimento.
Vorrei dare allora
alcuni elementi di questo discernimento. Ci sono dei valori assoluti, o, come dicono i filosofi: trascendentali. Tali sono, per
esempio, il vero, il bene e il bello. Chi li
percepisce, li onora e li ama, sempre percepisce, onora, ama, Gesù Cristo,
anche se non lo sa; e magari anche se si crede ateo! Perché, nell’essere
profondo delle cose Cristo è la Verità, è la Giustizia, è la
Bellezza!
Poi ci sono valori
relativi, o categoriali. Valori, però, come il culto della solidarietà, l’amore
per la pace, il rispetto per la natura, l’atteggiamento di dialogo, eccetera.
Questi valori meritano un giudizio più articolato, che preservi la riflessione
da ogni ambiguità. Solidarietà, natura, pace, dialogo,
possono diventare nel non cristiano le occasioni concrete di un approccio iniziale e
informale a Cristo e al suo mistero. Ma se, nell’attenzione
dell’uomo, questi valori si assolutizzano sino a
svellersi del tutto dalla loro oggettiva radice, o peggio, fino a contrapporsi
– come nel caso di Tolstoj -, all’annuncio del Fatto salvifico, allora
diventano istigazione all’idolatria e ostacoli sulla strada della salvezza.
Allo stesso modo, nel
cristiano, questi stessi valori: solidarietà, pace, natura, dialogo, possono
offrire preziosi impulsi all’inveramento di una totale e appassionata adesione
a Gesù, Signore dell’universo e della storia. Questo, per esempio, è il caso
di Francesco d’Assisi. Ci sono in giro
troppe caricature di Francesco d’Assisi. Ma Francesco ha le idee chiarissime: per lui la realtà era Gesù Cristo! Egli è pieno di tutta questa idea:
Gesù Cristo! Tutto il resto esiste, è chiaro, perché tutte le creature sono la
frangia del Suo mantello! È perché sono legate, sono riflessi! È il cristocentrismo, che diventerà poi tipico della scuola teologica francescana.
Ma se il cristiano, per amore di apertura al mondo o di buon vicinato con
tutti, quasi senza avvedersene, stempera sostanzialmente il Fatto salvifico
nella esaltazione e nel conseguimento di questi traguardi secondari, allora
egli si preclude la connessione personale col Figlio di Dio crocifisso e
risorto, e consuma a poco a poco il peccato di apostasia, alla fina si ritrova
dalla parte dell’Anticristo.
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