domenica 22 settembre 2024

DONARE E’ GIA’ CAMBIARE IL MONDO: FRATERNITA’ E MISSIONE, LO SGUARDO DELLA FEDE SUL MONDO

 
INCONTRO “ORIZZONTI” DEL 22.08.24 PARTE SECONDA

LA FRATERNITA’ SACERDOTALE DEI MISSIONARI DI SAN CARLO BORROMEO

Arturo Alberti “Nonostante la differenza culturale e le barriere linguistiche i dialoghi tra noi si fanno ogni settimana più intensi. Abbiamo discusso per mesi dei 10 comandamenti ed ora siamo passati alle Beatitudini” (Fraternità e Missione di Agosto 24)

SUOR ELEONORA CERESOLI ( FRATERNITA’ SAN CARLO)    KENYA

Suor Eleonora
Sono in Kenya da 2 anni e mi occupo di un gruppo di mamme con bambini disabili chiamato UJACHILIE, che è la traduzione in Swahili della canzone di Chieffo “Lasciati fare”. Ci incontriamo al mattino con le mamme dei bambini con vari gradi di disabilità, alcuni anche molto gravi. Prima diciamo il Rosario in chiesa, poi facciamo un po’ di canti per creare un clima di amicizia, e poi ci dividiamo. Due delle mie consorelle insieme a dei volontari si prendono cura dei bambini e li fanno giocare, alcuni hanno bisogno di essere tenuti in braccio perché non hanno mobilità.

Io invece sto con le mamme, e sono momenti molto belli e veri, con persone nuove ogni volta perché le mamme si invitano tra loro, superando così lo stigma che a Nairobi è ancora molto presente riguardo alla disabilità, vista come una maledizione di Dio (di solito i bambini vengono tenuti nascosti dentro le case). Invece adesso si dice che c’è un posto dove i bambini possono essere visti, e così cominciano a venire con i loro bambini avvolti in lenzuoli sopra le spalle, e piano piano li scoprono, non hanno più vergogna a farli vedere in giro.

Con queste mamme tocchiamo molti temi. Quasi nessuna di loro è cattolica, molte sono protestanti o di varie sette, per cui ho deciso di iniziare dai 10 Comandamenti. Sono emerse tantissime domande, sia sul rapporto coniugale - quasi tutte sono state abbandonate dai loro uomini nel momento in cui è stata scoperta la disabilità dei figli - oppure sul tema dell’aborto (anche se molte di loro sono donne coraggiose che hanno tenuto i loro figli, solo alcune l’hanno scoperto dopo la nascita).

Io parlo in inglese, sono anche studentessa di seconda elementare, nel senso che vado con i bambini, siedo con i bambini, imparo lo swahili, però intanto parlo in inglese, e dunque i bambini si devono tradurre a vicenda per sapere cosa sto dicendo… però dalle domande che ricevo capisco che qualcosa stanno capendo.

L’altra cosa bella è che con il nostro ospedaletto di quartiere riusciamo a offrire cure, speech therapy, una diagnosi fatta bene (molto rara tra loro) e i medicinali adeguati. Anche grazie a Orizzonti noi possiamo coprire spese anche importanti di mamme che vengono spesso da quartieri molto poveri, e quindi grazie, grazie, grazie.

 

CARLO QUATTRI SEMINARISTA della  FRATERNITA’ SAN CARLO  

Carlo Quattri

Sono appena tornato da un anno di missione a Città del Messico e devo dire che la cosa più bella del Messico, di per sé bellissimo, è il popolo messicano, e la semplicità della sua fede. Ho visto tante persone tornare alla fede dopo molto tempo (il Messico ha una forte tradizione cattolica ma ha avuto tanti problemi politici che lo hanno reso un paese dalle istituzioni fortemente anticlericali). In Messico si vive un forte contrasto, sono tutti guadalupani [devoti alla Madonna di Guadalupe, immagine miracolosa fondante dell’identità messicana], ma al contempo le istituzioni sono completamente anticlericali. Poi vedi in tutte le auto crocifissi e rosari, immagini della Vergine… Io direi che l’identità del messicano ha a che fare con la Vergine di Guadalupe perché di fatto il Messico è nato 10 anni prima che la Vergine apparisse [1531].

Per esemplificare quello che intendo per semplicità vi racconterò una storia. A novembre il parroco, Davide, mi chiede di preparare ai sacramenti una signora che per vent’anni è stata con i Testimoni di Geova (lì sono molto forti, insieme a varie sette Protestanti). Battezzata, come il 96% dei messicani, in un momento di crisi si presenta alla porta della parrocchia, sapendo che i sacerdoti sono sempre pronti ad ascoltare. Davide le propone di partecipare alla Scuola di Comunità della parrocchia, e lei, dopo un po’, esprime il desiderio di ricevere i Sacramenti per vivere più compiutamente l’esperienza di fede che riconosce in quelli che incontra tutte le settimane. Io inizio a seguirla con il catechismo e dopo due mesi si presenta anche la figlia, Daniela, vent’anni. “Io vedo sempre che la mamma torna a casa contenta e voglio scoprire perché”. Così anche la figlia comincia a seguire il catechismo e dopo qualche mese esprime anch’essa il desiderio dei sacramenti. Allo scopo di farle fare una esperienza più forte la invito a seguire anche il gruppo del CLU, anche perché la ragazza, a seguito del covid, si era isolata da amici e coetanei. Passano altri mesi e la ragazza afferma di aver trovato finalmente la casa che cercava da tanto tempo (come tanti altri giovani, questa ragazza era stata abbandonata dal padre da piccola e il padre, anche se cercato, si era sempre rifiutato di rivederla). Da allora la ragazza ha continuato a coinvolgersi in rapporti ed iniziative come la caritativa, ed è divenuta punto di riferimento anche per i più giovani.

Un’altra storia riguarda la signora che ci fa le pulizie in casa, proveniente da una situazione di indigenza, battezzata ma lontana dalla Chiesa, convivente con un uomo senza essere sposata. Negli anni ’90, in occasione di un viaggio di Giovanni Paolo II in Messico, le dicono che lui sarebbe passato vicino a casa loro. Le grandi autostrade a 5 corsie che attraversano la megalopoli erano tutte bloccate nell’attesa del passaggio del pontefice, per consentire alla gente di vederlo. Quando passa il papa la donna, insieme agli astanti, sente il bisogno fisico di inginocchiarsi. Per me è stato immediato ricordare i passi del Vangelo in cui la gente che incontrava Gesù si sentiva travolta da una forza irresistibile.

Per concludere vorrei dire che si vede che il Signore agisce in Messico attraverso persone piccole e semplici per continuare una storia di popolo che accoglie tanti. Il bisogno lì è grande, molte famiglie sono disastrate, e la comunità, la parrocchia, sono la possibilità concreta per tutti di trovare una casa. E questo è vero anche per me.

Arturo Alberti Tanti anni fa facemmo un convegno intitolato “Presenza cristiana e sviluppo”. Trenta anni dopo facemmo un altro convegno intitolato “Presenza cristiana è sviluppo”. Piccola ma significativa differenza.

ALESSANDRO MILANESI    SEMINARISTA FRATERNITA’ SAN CARLO

Dopo un anno di missione a Madrid (dove padre Anas ha trascorso quindici anni della sua vita) mi chiedevo: Si può chiamare missione se si sta in Europa, Spagna, Madrid, la città più ricca di Spagna?

Arrivato in Spagna mi sono chiesto cosa porta un missionario cristiano: porta la presenza della Chiesa e quindi porta la cosa più importante che c’è, Cristo.

Alessandro Milanesi
 Madrid ha tutto, gli spagnoli vivono bene e se la godono (forse come i romagnoli), non come noi a Milano che siamo molto più stressati, però è povera della cosa più importante, la fede, Cristo.

Anch’io posso raccontare una storia che illustra bene come anche noi europei aspettiamo Cristo. Ho conosciuto una ragazza a febbraio di quest’anno, che ho incontrato affranta in chiesa. Dopo quattro anni di fidanzamento il suo ragazzo si era tolto la vita davanti a lei, era disperata. Io rimango senza parole, profondamente scandalizzato dalla violenza che questa donna ha vissuto. La ragazza non frequentava una chiesa da dieci anni, e conduceva una vita senza senso. Nei mesi siamo diventati amici ed ho iniziato ad invitarla a venire in parrocchia e a Scuola di Comunità. Questo suo dolore è paradigmatico anche del vuoto di tanti ragazzi europei che hanno tutto ma non hanno niente, e un dolore come questo può risvegliare una domanda di senso che è lì come assopita. Ho visto come la mia presenza e quella degli altri amici cristiani ha letteralmente resuscitato questa ragazza. Dopo sei mesi posso assicurare che quel volto dapprima trasfigurato dal dolore era un volto letteralmente rinato, lieto, seppure ancora addolorato per il trauma subito. Ho visto come Cristo attraverso i (missionari) cristiani arriva a risanare i cuori e a risuscitare le persone, non solo in Africa o in Sud America.

Arturo Alberti (Orizzonti)

Arturo Alberti

Siamo qui perché, come dice Giussani, è giusto riconoscere la vita che c’è, e riconoscersi, anche in luoghi così diversi. Abbiamo in comune la passione che Cristo sia annunciato e sia un’occasione di salvezza per le persone che incontriamo. Il soggetto che noi amiamo è la Chiesa, e per questo continueremo a incontrarci.

Le nostre opere possono essere giudicate piccole gocce in un oceano di male e di violenza,ma siamo sicuri che sono segni di un mondo nuovo che alla fine sconfiggerà l’inimicizia tra gli uomini.

Quando chiediamo agli amici di partecipare a questo cammino mettendo in gioco liberamente ciò che ognuno può fare, desideriamo superare assieme lo scoraggiamento,la sensazione di impotenza e il fatalismo, per offrire una ragione della speranza che ci muove e “che non delude”,come dice il motto scelto per il Giubileo 2025.

 

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