“I più piccoli atti religiosi, eseguiti da ogni
soggetto, saranno puniti”.
Era una delle sadiche regole del film “Salò o le 120 giornate di Sodoma” di Pier Paolo Pasolini. Il fotogramma estrapolato dalla pellicola mostra infatti una ragazza sorpresa a pregare la Madonna, sgozzata e lasciata sul pavimento. Una scena che rischia di passare quasi inosservata, confusa nel mare di amarezza e di fatalismo del sublime capolavoro pasoliniano. Perché il regista volle (stranamente oltretutto, trattandosi di Pasolini) porre l’accento sull’intollerabilità della religione da parte del potere?
Dopo quello che è successo in Francia la settimana scorsa, mi è più chiaro, e Pasolini oggi più che mai mi appare profetico.
Mercoledì 19 giugno, Nicolas B. - un ragazzo francese di ventitré anni, cattolico - è stato condannato a due mesi di prigione ferme (termine che vuol dire che te li fai per forza dentro) per ribellione, con comparsa immediata e mandat de depot (ovvero aspetti in prigione l’appello).
Studente di ingegneria all’università Cattolica di Parigi, Nicolas è uno dei fondatori dei Guardiani (i Veilleurs), movimento che unisce giovani, adulti, anziani che si ritrovano regolarmente sulla Place des Invalides a Parigi, la sera, per leggere testi religiosi e poesie. È il loro modo di protestare contro la legge Taubira. Protestano proponendo alla Francia ciò ciò di cui la Francia ha bisogno: poesia, bellezza, Dio.
Domenica 9 giugno, mentre Hollande era ospite di una trasmissione sul canale M6, Nicolas, insieme a un paio di migliaia di ragazzi, ha deciso di manifestare il proprio dissenso contro il Presidente davanti agli studi televisivi, à Neuilly sur Seyne.
Insieme ad altri mille e cinquecento.
Indossavano tutti la maglietta della Manif, l’indumento più temuto dal governo francese, perché mostra nel logo il profilo di un padre e una madre, con i loro due figli. Una famiglia, cioè il nemico numero uno per il potere. Il potere teme - da sempre - sostanzialmente due cose: la Chiesa e la famiglia.
I giovani si sono poi spostati (sempre con la massima tranquillità e senza turbare minimamente l’ordine pubblico) sugli Champs-Élysées, dove hanno trovato numerosi poliziotti ad attenderli; e a rincorrerli al grido “siete in arresto”:
«Sugli Champs siamo stati inseguiti, neanche stessimo cercando di svaligiare una banca», racconta un ragazzo di nome Albert, che ha filmato l’accaduto con il suo smartphone.
A quel punto, il nostro Nicolas si è rifugiato in una pizzeria, dove è stato però subito braccato, arrestato e caricato in un cellulare dagli agenti.
Per aver rifiutato di sottoporsi al rilevamento delle impronte e al test del DNA, è stato portato in commissariato.
Da allora non ha più rivisto la luce del giorno.
Nicolas è uno studente cattolico di 23 anni che passerà i prossimi due mesi in carcere.
La sua colpa?
Esercizio di libertà non gradito al potere. L’aver osato affermare che un uomo può aspirare ad altro, può desiderare altro, rispetto a ciò che il potere vuole e pretende di imporre. Nicolas si è concesso la libertà di esprimere un giudizio sulla realtà.
Il “dissenso”, come lo definiva Vaclav Havel, quella facoltà irrinunciabile di ogni individuo che da il diritto di alzare la mano e domandare ai governanti: “ma vi rendete conto di ciò che state facendo? Io non sono d’accordo”.
Fra le intenzioni del potere e le intenzioni della vita si spalanca un abisso sempre più profondo (sempre citando Havel). Ma il potere esige sempre più uniformità e disciplina, e la sua repressione assume metodi sempre più sottili e penetranti. Sono pochi i momenti in cui anche esso perde il controllo, e ci rivela il suo vero volto.
Quello Stato che in Francia è incarnato oggi da Hollande e i suoi ministri, autori della mostruosa legge Taubira, la legge sul matrimonio gay. Quei socialisti che si spacciano per interpreti di un principio di libertà, che invece - proprio tramite fatti come quello della condanna di Nicolas - si stanno rivelando per quello che realmente sono: la quintessenza del potere, puro e spietato. Incurante di calpestare i diritti e l’avvenire di un ragazzo poco più che ventenne.
L’incredibile vicenda di Nicolas è la prova lampante che il potere ha assunto una forma e una forza che quarant’anni fa non immaginavamo, ma che Pasolini aveva già pienamente intuito nel suo divenire inesorabile.
Il 19 giugno, la condanna: quattro mesi di prigione, di cui due, come abbiamo detto, ferme; con obbligo di restare in carcere in attesa del l’appello; il tutto sommato ad una multa di 1000 €.
Il reato? Ribellione e rifiuto di prelievo da parte delle forze dell’ordine. Assurdo.
Pochi giorni dopo i fatti di Parigi, a Lille un simpatizzante per il matrimonio gay ha aggredito una madre - una Veilleuse - con un coltello da cucina, tuttavia - una volta arrestato - è stato tranquillamente rilasciato dopo poche ore. (Égalité?)
Ludovine de la Rochère, presidente della Manif pour Tous, ha immediatamente alzato la voce nei confronti del governo francese. I socialisti, però, fanno orecchie da mercante e non commentano l’accaduto. Blindati dietro il più disgustoso e omertoso silenzio.
I cattolici sono un pericolo per il governo Hollande. Non è una novità questa.
Basta leggere le parole pronunciate nel 2008 da quello che è oggi il ministro della pubblica istruzione di Francia, Vincent Peillon. Lo stesso Peillon che ha preteso l’introduzione nelle scuole dell’insegnamento obbligatorio della “morale laica”.
Per lui ragazzi come Nicolas sono evidentemente una minaccia:
“Non si può fare una rivoluzione unicamente in senso materiale, bisogna farla nello spirito. La Francia ha fatto una rivoluzione essenzialmente politica, ma non ancora quella morale e spirituale. Abbiamo lasciato la morale e la spiritualità alla Chiesa Cattolica. Dobbiamo sostituirla. Non si potrà mai costruire una paese libero con la religione cattolica. Visto che non si può nemmeno più adattare (lett. acclimater) il protestantesimo in Francia, come han fatto nelle altre democrazie, è oggi necessario inventare una nuova religione repubblicana. Questa nuova religione deve essere quella laicità che deve accompagnare la rivoluzione materiale, ma che è (in realtà) una rivoluzione spirituale”.
Il soggetto che non si adegua a questa morale laicista, al potere, allo Stato va abolito, piegato, punito.
Va rinchiuso, condannato. Il dissenso non è ammesso. Chi mostra dissenso nei confronti della rivoluzione culturale della république non è un buon cittadino. Se potessero, Hollande e soci non esiterebbero ad eliminarlo, a vaporizzarlo, come diceva Orwell nel suo indimenticabile “1984”, dal quale estraggo un breve passaggio:
“Il potere non è un mezzo, è un fine. Non si stabilisce una dittatura nell’intento di salvaguardare una rivoluzione; ma si fa una rivoluzione nell’intento di stabilire una dittatura. Il fine della persecuzione è la persecuzione. Il fine della tortura è la tortura. Il fine del potere è il potere...
...Se vuoi un’immagine del futuro, immagina uno stivale che calpesta un volto umano... per sempre.” Per ora basta l’immagine di Nicolas. B. Francese, studente, cattolico.
Era una delle sadiche regole del film “Salò o le 120 giornate di Sodoma” di Pier Paolo Pasolini. Il fotogramma estrapolato dalla pellicola mostra infatti una ragazza sorpresa a pregare la Madonna, sgozzata e lasciata sul pavimento. Una scena che rischia di passare quasi inosservata, confusa nel mare di amarezza e di fatalismo del sublime capolavoro pasoliniano. Perché il regista volle (stranamente oltretutto, trattandosi di Pasolini) porre l’accento sull’intollerabilità della religione da parte del potere?
Dopo quello che è successo in Francia la settimana scorsa, mi è più chiaro, e Pasolini oggi più che mai mi appare profetico.
Mercoledì 19 giugno, Nicolas B. - un ragazzo francese di ventitré anni, cattolico - è stato condannato a due mesi di prigione ferme (termine che vuol dire che te li fai per forza dentro) per ribellione, con comparsa immediata e mandat de depot (ovvero aspetti in prigione l’appello).
Studente di ingegneria all’università Cattolica di Parigi, Nicolas è uno dei fondatori dei Guardiani (i Veilleurs), movimento che unisce giovani, adulti, anziani che si ritrovano regolarmente sulla Place des Invalides a Parigi, la sera, per leggere testi religiosi e poesie. È il loro modo di protestare contro la legge Taubira. Protestano proponendo alla Francia ciò ciò di cui la Francia ha bisogno: poesia, bellezza, Dio.
Domenica 9 giugno, mentre Hollande era ospite di una trasmissione sul canale M6, Nicolas, insieme a un paio di migliaia di ragazzi, ha deciso di manifestare il proprio dissenso contro il Presidente davanti agli studi televisivi, à Neuilly sur Seyne.
Insieme ad altri mille e cinquecento.
Indossavano tutti la maglietta della Manif, l’indumento più temuto dal governo francese, perché mostra nel logo il profilo di un padre e una madre, con i loro due figli. Una famiglia, cioè il nemico numero uno per il potere. Il potere teme - da sempre - sostanzialmente due cose: la Chiesa e la famiglia.
I giovani si sono poi spostati (sempre con la massima tranquillità e senza turbare minimamente l’ordine pubblico) sugli Champs-Élysées, dove hanno trovato numerosi poliziotti ad attenderli; e a rincorrerli al grido “siete in arresto”:
«Sugli Champs siamo stati inseguiti, neanche stessimo cercando di svaligiare una banca», racconta un ragazzo di nome Albert, che ha filmato l’accaduto con il suo smartphone.
A quel punto, il nostro Nicolas si è rifugiato in una pizzeria, dove è stato però subito braccato, arrestato e caricato in un cellulare dagli agenti.
Per aver rifiutato di sottoporsi al rilevamento delle impronte e al test del DNA, è stato portato in commissariato.
Da allora non ha più rivisto la luce del giorno.
Nicolas è uno studente cattolico di 23 anni che passerà i prossimi due mesi in carcere.
La sua colpa?
Esercizio di libertà non gradito al potere. L’aver osato affermare che un uomo può aspirare ad altro, può desiderare altro, rispetto a ciò che il potere vuole e pretende di imporre. Nicolas si è concesso la libertà di esprimere un giudizio sulla realtà.
Il “dissenso”, come lo definiva Vaclav Havel, quella facoltà irrinunciabile di ogni individuo che da il diritto di alzare la mano e domandare ai governanti: “ma vi rendete conto di ciò che state facendo? Io non sono d’accordo”.
Fra le intenzioni del potere e le intenzioni della vita si spalanca un abisso sempre più profondo (sempre citando Havel). Ma il potere esige sempre più uniformità e disciplina, e la sua repressione assume metodi sempre più sottili e penetranti. Sono pochi i momenti in cui anche esso perde il controllo, e ci rivela il suo vero volto.
Quello Stato che in Francia è incarnato oggi da Hollande e i suoi ministri, autori della mostruosa legge Taubira, la legge sul matrimonio gay. Quei socialisti che si spacciano per interpreti di un principio di libertà, che invece - proprio tramite fatti come quello della condanna di Nicolas - si stanno rivelando per quello che realmente sono: la quintessenza del potere, puro e spietato. Incurante di calpestare i diritti e l’avvenire di un ragazzo poco più che ventenne.
L’incredibile vicenda di Nicolas è la prova lampante che il potere ha assunto una forma e una forza che quarant’anni fa non immaginavamo, ma che Pasolini aveva già pienamente intuito nel suo divenire inesorabile.
Il 19 giugno, la condanna: quattro mesi di prigione, di cui due, come abbiamo detto, ferme; con obbligo di restare in carcere in attesa del l’appello; il tutto sommato ad una multa di 1000 €.
Il reato? Ribellione e rifiuto di prelievo da parte delle forze dell’ordine. Assurdo.
Pochi giorni dopo i fatti di Parigi, a Lille un simpatizzante per il matrimonio gay ha aggredito una madre - una Veilleuse - con un coltello da cucina, tuttavia - una volta arrestato - è stato tranquillamente rilasciato dopo poche ore. (Égalité?)
Ludovine de la Rochère, presidente della Manif pour Tous, ha immediatamente alzato la voce nei confronti del governo francese. I socialisti, però, fanno orecchie da mercante e non commentano l’accaduto. Blindati dietro il più disgustoso e omertoso silenzio.
I cattolici sono un pericolo per il governo Hollande. Non è una novità questa.
Basta leggere le parole pronunciate nel 2008 da quello che è oggi il ministro della pubblica istruzione di Francia, Vincent Peillon. Lo stesso Peillon che ha preteso l’introduzione nelle scuole dell’insegnamento obbligatorio della “morale laica”.
Per lui ragazzi come Nicolas sono evidentemente una minaccia:
“Non si può fare una rivoluzione unicamente in senso materiale, bisogna farla nello spirito. La Francia ha fatto una rivoluzione essenzialmente politica, ma non ancora quella morale e spirituale. Abbiamo lasciato la morale e la spiritualità alla Chiesa Cattolica. Dobbiamo sostituirla. Non si potrà mai costruire una paese libero con la religione cattolica. Visto che non si può nemmeno più adattare (lett. acclimater) il protestantesimo in Francia, come han fatto nelle altre democrazie, è oggi necessario inventare una nuova religione repubblicana. Questa nuova religione deve essere quella laicità che deve accompagnare la rivoluzione materiale, ma che è (in realtà) una rivoluzione spirituale”.
Il soggetto che non si adegua a questa morale laicista, al potere, allo Stato va abolito, piegato, punito.
Va rinchiuso, condannato. Il dissenso non è ammesso. Chi mostra dissenso nei confronti della rivoluzione culturale della république non è un buon cittadino. Se potessero, Hollande e soci non esiterebbero ad eliminarlo, a vaporizzarlo, come diceva Orwell nel suo indimenticabile “1984”, dal quale estraggo un breve passaggio:
“Il potere non è un mezzo, è un fine. Non si stabilisce una dittatura nell’intento di salvaguardare una rivoluzione; ma si fa una rivoluzione nell’intento di stabilire una dittatura. Il fine della persecuzione è la persecuzione. Il fine della tortura è la tortura. Il fine del potere è il potere...
...Se vuoi un’immagine del futuro, immagina uno stivale che calpesta un volto umano... per sempre.” Per ora basta l’immagine di Nicolas. B. Francese, studente, cattolico.
Fonte:
CulturaCattolica.it
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