Papa Francesco agli studenti: «A cosa serve la scuola? A imparare la
libertà e il servizio»
giugno 7, 2013Redazione
Discorso sull’educazione del
Pontefice. «Imparate ad avere un cuore grande. La libertà non è avventurarsi in
esperienze-limite per provare l’ebbrezza e vincere la noia»
Cari ragazzi, cari giovani!sono contento
di ricevervi con le vostre famiglie, gli educatori e gli amici della grande
famiglia delle Scuole dei Gesuiti italiani e d’Albania. A voi tutti il mio
affettuoso saluto: benvenuti! Con tutti voi mi sento veramente “in famiglia”.
Ed è motivo di particolare gioia la coincidenza di questo nostro incontro con
la solennità del Sacro Cuore di Gesù.
Vorrei dirvi anzitutto una cosa che si
riferisce a Sant’Ignazio di Loyola, il nostro fondatore. Nell’autunno del 1537,
andando a Roma con il gruppo dei suoi primi compagni si chiese: se ci
domanderanno chi siamo, che cosa risponderemo? Venne spontanea la risposta:
«Diremo che siamo la “Compagnia di Gesù”!» (Fontes Narrativi Societatis Iesu,
vol. 1, pp. 320-322). Un nome impegnativo, che voleva indicare un rapporto di
strettissima amicizia, di affetto totale per Gesù di cui volevano seguire le
orme. Perché vi ho raccontato questo fatto? Perché sant’Ignazio e i suoi
compagni avevano capito che Gesù insegnava loro come vivere bene, come
realizzare un’esistenza che abbia un senso profondo, che doni entusiasmo, gioia
e speranza; avevano capito che Gesù è un grande maestro di vita e un modello di
vita, e che non solamente insegnava loro, ma li invitava anche a seguirlo su
questa strada.
Cari ragazzi, se adesso vi facessi la
domanda: perché andate a scuola, che cosa mi rispondereste? Probabilmente ci
sarebbero molte risposte secondo la sensibilità di ciascuno. Ma penso che si
potrebbe riassumere il tutto dicendo che la scuola è uno degli ambienti
educativi in cui si cresce per imparare a vivere, per diventare uomini e donne
adulti e maturi, capaci di camminare, di percorrere la strada della vita. Come
vi aiuta a crescere la scuola? Vi aiuta non solo nello sviluppare la vostra
intelligenza, ma per una formazione integrale di tutte le componenti della
vostra personalità.
Seguendo ciò che ci insegna sant’Ignazio,
nella scuola l’elemento principale è imparare ad essere magnanimi. La magnanimità: questa virtù del grande e del
piccolo (Non coerceri maximo contineri minimo, divinum est), che ci fa guardare
sempre l’orizzonte. Che cosa vuol dire essere magnanimi? Vuol dire avere il
cuore grande, avere grandezza d’animo, vuol dire avere grandi ideali, il
desiderio di compiere grandi cose per rispondere a ciò che Dio ci chiede, e
proprio per questo compiere bene le cose di ogni giorno, tutte le azioni
quotidiane, gli impegni, gli incontri con le persone; fare le cose piccole di ogni
giorno con un cuore grande aperto a Dio e agli altri. E’ importante
allora curare la formazione umana finalizzata alla magnanimità. La scuola non
allarga solo la vostra dimensione intellettuale, ma anche umana. E penso che in
modo particolare le scuole dei Gesuiti sono attente a sviluppare le virtù
umane: la lealtà, il rispetto, la fedeltà, l’impegno. Vorrei fermarmi su due
valori fondamentali: la libertà e il
servizio.
Anzitutto: siate persone libere! Che cosa voglio dire? Forse si pensa che
libertà sia fare tutto ciò che si vuole; oppure avventurarsi in
esperienze-limite per provare l’ebbrezza e vincere la noia. Questa non è
libertà. Libertà vuol dire saper riflettere su quello che facciamo, saper
valutare ciò che è bene e ciò che è male, quelli che sono i comportamenti che
fanno crescere, vuol dire scegliere sempre il bene. Noi siamo liberi per il bene. E in questo non abbiate paura di
andare controcorrente, anche se non è facile! Essere liberi per scegliere
sempre il bene è impegnativo, ma vi renderà persone che hanno la spina dorsale,
che sanno affrontare la vita, persone con coraggio e pazienza (parresia e
ypomoné).
La seconda parola è servizio. Nelle vostre scuole voi partecipate a varie attività che
vi abituano a non chiudervi in voi stessi o nel vostro piccolo mondo, ma ad
aprirvi agli altri, specialmente ai più poveri e bisognosi, a lavorare per
migliorare il mondo in cui viviamo. Siate uomini e donne con gli altri e per
gli altri, dei veri campioni nel servizio agli altri.
Per essere magnanimi con libertà interiore
e spirito di servizio è necessaria la formazione spirituale. Cari ragazzi, cari
giovani, amate sempre di più Gesù Cristo! La nostra vita è una risposta alla
sua chiamata e voi sarete felici e costruirete bene la vostra vita se saprete
rispondere a questa chiamata. Sentite la
presenza del Signore nella vostra vita. Egli è vicino a ognuno di voi come
compagno, come amico, che vi sa aiutare e comprendere, che vi incoraggia nei
momenti difficili e mai vi abbandona. Nella preghiera, nel dialogo con Lui,
nella lettura della Bibbia, scoprirete che Lui vi è veramente vicino. E
imparate anche a leggere i segni di Dio nella vostra vita. Egli ci parla
sempre, anche attraverso i fatti del nostro tempo e della nostra esistenza di
ogni giorno; sta a noi ascoltarlo.
Non voglio essere troppo lungo, ma una
parola specifica vorrei rivolgerla anche agli educatori: ai Gesuiti, agli
insegnanti, agli operatori delle vostre scuole e ai genitori. Non scoraggiatevi di fronte alle difficoltà
che la sfida educativa presenta! Educare non è un mestiere, ma un atteggiamento,
un modo di essere; per educare bisogna uscire da se stessi e stare in mezzo ai
giovani, accompagnarli nelle tappe della loro crescita mettendosi al loro
fianco. Donate loro speranza, ottimismo per il loro cammino nel mondo.
Insegnate a
vedere la bellezza e la bontà della creazione e dell’uomo, che conserva sempre l’impronta del
Creatore. Ma soprattutto siate testimoni con la vostra vita di quello che
comunicate. Un educatore – Gesuita, insegnante, operatore, genitore – trasmette
conoscenze, valori con le sue parole, ma sarà incisivo sui ragazzi se
accompagnerà le parole con la sua testimonianza, con la sua coerenza di vita.
Senza coerenza non è possibile educare! Tutti siete educatori, non ci sono
deleghe in questo campo. La collaborazione allora in spirito di unità e di
comunità tra le diverse componenti educative è essenziale e va favorita e
alimentata. Il collegio può e deve fare da catalizzatore, esser luogo di
incontro e di convergenza dell’intera comunità educante con l’unico obiettivo di
formare, aiutare a crescere come persone mature, semplici, competenti ed
oneste, che sappiano amare con fedeltà, che sappiano vivere la vita come
risposta alla vocazione di Dio, e la futura professione come servizio alla
società. Ai Gesuiti poi vorrei dire che è importante alimentare il loro impegno
nel campo educativo. Le scuole sono uno strumento prezioso per dare un apporto
al cammino della Chiesa e dell’intera società. Il campo educativo, poi, non si
limita alla scuola convenzionale. Incoraggiatevi a cercare nuove forme di
educazione non convenzionali secondo “le necessità dei luoghi, dei tempi e
delle persone”.
Infine un saluto a tutti gli ex-alunni
presenti, ai rappresentanti delle scuole italiane della Rete di Fe y Alegria,
che conosco bene per il grande lavoro che compie in Sud America, specialmente
tra i ceti più poveri. E un saluto particolare alla delegazione del Collegio
albanese di Scutari, che dopo i lunghi anni di repressione delle istituzioni
religiose, dal 1994 ha ripreso la sua attività, accogliendo ed educando ragazzi
cattolici, ortodossi, musulmani e anche alcuni alunni nati in contesti
familiari agnostici. Così la scuola diventa un luogo di dialogo e di sereno
confronto, per promuovere atteggiamenti di rispetto, ascolto, amicizia e spirito
di collaborazione.
Cari amici, vi ringrazio tutti per questo
incontro. Vi affido alla materna intercessione di Maria e vi accompagno con la
mia benedizione: il Signore vi è sempre vicino, vi rialza dalle cadute e vi
spinge a crescere e a compiere scelte sempre più alte “con grande ánimo y
liberalidad”, con magnanimità. Ad Maiorem Dei Gloriam.
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