Sono rimasto sconcertato dopo avere
letto su un quotidiano nazionale una notizia riguardante una catechista della
parrocchia di Segrate San Felice.
È stata accusata di avere definito
la omosessualità «come una malattia». E di avere fatto questo di fronte ai
ragazzi del catechismo (che frequentano la terza media).
Naturalmente l’articolista NON ha intervistato
la persona, NON ha sentito il parroco del quartiere, si è rifatto – e ha citato
– a una pagina di Facebook.
Ora mi chiedo, al di là delle
legittime domande sulla professionalità di un giornalista che agisce così: ma
alla stampa laicista è stato dato il compito di essere una sorta di "nuova
inquisizione"?
E che inquisizione!
Questa, a differenza del passato,
non si preoccupa affatto di ascoltare l’"imputato". Mi pare che color che praticano vecchi
metodi denigratori tipici dei regimi comunisti alberghino ancora nelle
redazioni di certi quotidiani... Conosco la catechista in questione (sono stato per 13 anni coadiutore
in quella parrocchia) e so con quanta passione lei si accosti ai ragazzi per
educarli alla "vita buona del Vangelo".
E mi sorprende che la notizia dell’articolo
che la riguardava l’abbia avuta per primo da me, che oramai vivo a San Marino
da tanti anni. Possiamo sperare che non ritornino i tempi del
totalitarismo che pretende di
legiferare anche all’interno della chiesa? Noi amiamo la libertà del pensiero e
la difendiamo da sempre. Per questo non possiamo accettare che qualcuno ci impedisca di testimoniare
l’insegnamento cristiano.
Ricordiamo quanto il nostro Papa
Francesco ha detto a proposito della persecuzione: «La
persecuzione è un evento ecclesiale
della fedeltà; a volte è frontale e diretta; altre volte occorre saperla riconoscere
quando è ammantata da quell’apparenza pseudoculturale con cui ama presentarsi
in ogni epoca, nascosta dietro la laica "razionalità" di un sedicente
"senso comune" delle cosiddette persone normali e civili.
Le forme sono molte e differenti,
però ciò che sempre scatena la persecuzione è la follia del
Vangelo, lo scandalo della Croce di
Cristo, il fermento delle Beatitudini. Inoltre, come nel caso di Gesù, di Stefano
e di questa grande "nube di testimoni", i metodi furono e sono glitessi: la disinformazione, la diffamazione, la calunnia, per convincere, far avanzare e – come ogni opera del demonio – far sì che la persecuzione cresca, contagi e si giustifichi fino al punto di sembrare ragionevole».
Direttore, affido ad Avvenire questa
mia riflessione: non si chiudano gli spazi per la libertà dell’uomo. Sono, secondo
l’insegnamento della Chiesa, favorevole a una laicità senza
compromessi, e come non accetto uno
Stato confessionale, così non voglio intromissioni laiciste nell’insegnamento
della Chiesa.
don Gabriele Mangiarotti
da Avvenire, 6/6/2013
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