Il
documento di CL sul 20 giugno
La posizione del Movimento sulla manifestazione romana
"DIFENDIAMO I NOSTRI FIGLI"
«Dio ha
affidato la terra all’alleanza dell’uomo e della donna: il suo fallimento
inaridisce il mondo degli affetti e oscura il cielo della speranza. I segnali
sono già preoccupanti, e li vediamo. (…) Da qui viene la grande responsabilità
della Chiesa, di tutti i credenti, e anzitutto delle famiglie credenti, per
riscoprire la bellezza del disegno creatore che inscrive l’immagine di Dio
anche nell’alleanza tra l’uomo e la donna. La terra si riempie di armonia e di
fiducia quando l’alleanza tra uomo e donna è vissuta nel bene. E se l’uomo e la
donna la cercano insieme tra loro e con Dio, senza dubbio la trovano. Gesù ci
incoraggia esplicitamente alla testimonianza di questa bellezza che è
l’immagine di Dio» (Papa Francesco, Udienza generale, 15 aprile 2015).
«Gli enormi e rapidi cambiamenti culturali richiedono che prestiamo una
costante attenzione per cercare di esprimere le verità di sempre in un
linguaggio che consenta di riconoscere la sua permanente novità» (Evangelii
Gaudium). Nel contesto attuale, infatti, i valori nati dal cristianesimo non
sono più evidenti, tanto che la mentalità comune ne prescinde, ne inventa ogni
giorno di nuovi e a questi si adattano sempre più velocemente anche le leggi
dello Stato.
CL è nata
per la passione all’educazione delle persone, perché possano trovare
nell’esperienza di fede il luogo adeguato per riconquistare le evidenze
perdute, sul valore della vita, sulla bellezza del matrimonio tra uomo e donna,
sulla dignità umana dal suo concepimento alla sua fine naturale. Questo
significa porre le basi per riscoprire il significato di tutti questi valori
dall’interno della propria esperienza e così poterli difendere con la
testimonianza della propria vita. Questo non vuol dire che il cristiano non
abbia il dovere di opporsi alla deriva antropologica attuale. Occorre però
chiedersi quale sia la modalità più adeguata, realistica ed efficace per farlo.
Fin dall’epoca dei referendum su divorzio e aborto la storia ha mostrato a
tutti che andare in piazza non produce alcun effetto positivo e non arresta
certi processi. Anzi. Le leggi su divorzio e aborto non sono state la causa del
venir meno di una certa mentalità nata in ambito cristiano, ma l’esito dello
sfaldarsi di essa. Già nel 1978, don Giussani diceva: «In una società come
questa, non possiamo rivoluzionare niente con parole, associazioni, o
istituzioni, ma solo con la vita, perché la vita è un grande fatto contro cui
le derive ideologiche non riusciranno a vincere mai».
Da questo
punto di vista, non crediamo che in questo momento storico siano le
manifestazioni di piazza a cambiare la concezione dell’uomo implicita nei nuovi
diritti. Come ha dichiarato recentemente il Segretario CEI monsignor Nunzio
Galantino, «il problema è la ricerca della verità su ciò che riguarda l’uomo.
Un cristiano che si mette “contro” qualcuno o qualcosa già sbaglia il passo. A
me piacerebbe un tavolo sul quale poniamo le nostre ragioni. Non si tratta di
fare a chi grida di più, i “pasdaran” delle due parti si escludono da sé. Ci
vuole un confronto tra gente che vuole bene a tutti» (Corriere della Sera, 25
maggio 2015).
In questo
senso, condividiamo la valutazione del Forum delle associazioni familiari, che
non aderisce alla manifestazione del 20 giugno: «Come Forum sosteniamo e
attuiamo una modalità di intervento diversa, orientata al dialogo, al rapporto
diretto con interlocutori della politica e della cultura sensibili». E questo è
un impegno che richiede equilibrio e pazienza, tanto si è certi delle buone
ragioni che si portano nel dibattito pubblico.
Al
momento la Chiesa italiana non ha dato alcuna indicazione univoca sulla
partecipazione a un’iniziativa organizzata di fatto da varie sigle e
personalità cattoliche, ma formalmente presentata come aconfessionale e
promossa da liberi cittadini.
«È chiaro
che di fronte alla difesa della famiglia naturale (…) la modalità concreta può
essere espressa legittimamente in forme diverse. (…) C’è stato anche chi,
assolutamente senza negare ogni forma di impegno a favore della famiglia, ha
ritenuto, per questo momento storico, sia più ragionevole e più urgente
l’apertura di un processo che (…) veda tutti impegnati a fronteggiare la
cultura individualista che è alla base di leggi e proposte estemporanee che
tendono a mettere all’angolo la famiglia costituzionale e a privilegiare i
diritti dei singoli sul bene comune. Ora, questo processo, non meno
impegnativo, anzi più esigente di altri, richiede comunque un sentire e un
impegno comune che non è solo frutto di paure, ma si costruisce invece sul
dialogo» (Nunzio Galantino, Intervista a Radio Vaticana, 10 giugno 2015).
Per tutte
queste ragioni il movimento in quanto tale ha deciso di non aderire
all’iniziativa del 20 giugno, che – al di là delle buone intenzioni di tanti
che vi parteciperanno − non sembra adeguata a favorire il necessario clima di
incontro e di dialogo con chi la pensa diversamente.
Questo
lascia evidentemente libero di partecipare chiunque lo ritenga opportuno, con
l’invito a verificare fino in fondo, nell’esperienza, le ragioni ultime della
sua adesione.
12/06/2015
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