giovedì 28 aprile 2016

IL MENÙ ANTICRISTIANO DELL’ANTONIANO

E LA RIVOLTA DELLA PLEBE AL CIBO INDÙ
I frati che hanno consegnato la mensa al cuoco vegano
di Camillo Langone | 27 Aprile 2016  ilfoglio

Ci sono parroci che concedono le chiese ai maomettani e ci sono frati che concedono le mense ai vegani: la notizia che il cuoco ayurvedico Simone Salvini è stato invitato all’Antoniano di Bologna per preparare i pasti ai poveri fa parte della storia ormai vecchia dell’apostasia clericale. 

Per quanto ignoranti, questi francescani dovrebbero sapere che il fondatore non tollerava derive perfettiste e a frate Morico che auspicava l’astinenza perfino nei giorni di festa ordinò: “Voglio che in un giorno come questo anche i muri mangino carne, e se questo non è possibile, almeno ne siano spalmati all’esterno”. Sebbene più esperti di canzoncine puerili (l’Antoniano organizza lo Zecchino d’Oro), questi frati dovrebbero sapere che Francesco in qualità di alter Christus non poteva che seguire il regime onnivorista di Gesù, colui che “dichiarava mondi tutti gli alimenti” (Marco 7,19) liberando l’umanità dai tabù della tavola.



Ci sono imprenditori che plaudono alla presente invasione perché abbasserà ancora il costo del lavoro e ci sono mangiatori di tofu che considerano i mangiatori di salsicce uno stadio primitivo dell’evoluzione umana: sono due esempi del generale tradimento delle élite. 

E la notizia successiva, quella secondo cui molti frequentatori della mensa si sono manifestati contrari alla svolta vegana, assume il sapore di rivolta della plebe. Contro una classe dirigente (da quando i cuochi vengono chiamati chef sono classe dirigente pure loro) in preda a una “visione turistica della realtà”, per dirla con Christopher Lasch, e che pertanto non vuole né può immaginare cosa sia fare la fila alla mensa dei poveri, dovendo poi combattere da una parte con immigrati numerosi e giovani che cercano di passarti davanti e dall’altra con cuochi fanatici che pretendono di sapere qual è il tuo bene. Il menù anticristiano dell’Antoniano viene imposto col ricatto salutista: tu sei povero e dunque più a rischio malattie, ci pensiamo noi a rimetterti in sesto, tu non devi fare nulla salvo, dettaglio forse risibile per persone ridotte all’elemosina, mettere il tuo corpo e la tua anima nelle mani dei cuochi di Brahma (la cucina ayurvedica è la cucina tradizionale induista).

Pazienza che i benefici della ayurvedica siano scientificamente provati quanto i benefici 
nasconda il fatto che lo zucchero bio conduce al diabete tale e quale lo zucchero non bio, pazienza che saziare centinaia di derelitti con vegetali significa sovraccaricarli di amidi, e quindi ancora una volta di zuccheri. Tanto i senzatetto non sono soliti leggere Gary Taubes o Lierre Keith o le altre recenti ricerche in campo nutrizionale, loro al massimo possono dire mi piace/non mi piace e pure con moderazione perché l’alternativa non è la costoletta alla petroniana dell’Osteria Bottega o, per rimanere a Bologna, la fiorentina di razza romagnola Igp del Caminetto d’Oro, bensì lo stomaco vuoto. Per raggiungere il suo obiettivo il cuoco italo-indù si dichiara pronto a tutto, anche alla truffa, “magari servendo legumi e cereali in forme più rassicuranti, tipo piccole polpette di legumi, salsicce di fagioli, ragù di soia”. E i frati dell’Antoniano sono entusiasti perché il lavoro di conversione dei bisognosi di Bologna a un’altra religione Simone Salvini lo svolge gratis.


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