Caro professore, giù le mani dalla storia di Cl
Il potere mediatico sta dicendo a Cl: «se cambi pelle, sarai benvenuta nel mondo»
di Peppino Zola tratto da la
nuovabussola
06-09-2016
Malgrado il grande e
ingenuo impegno dell’attuale dirigenza di Cl teso ad accattivarsi i mass-media,
noto che c’è una ripresa degli attacchi giornalistici al movimento fondato dal
servo di Dio don Giussani, che mettono in mostra che il movimento non va bene a
lorsignori con nessun tipo di pelle. Il solito Espresso del 28
agosto dedica tre pagine generiche e confuse alla “rete dei ciellini”, che
sarebbe più forte ed egemonico di prima, anche senza Formigoni e Lupi.
La Repubblica, appartenente allo stesso gruppo editoriale, ospita, il27 agosto, un articolo
del professor Agostino Giovagnoli, il quale, in modo a mio parere molto
arbitrario, ipotizza un futuro di Cl che sarebbe distante dal movimento delle
origini e della storia. Vale la pena esaminare questo secondo articolo. Vedendo
dall’esterno il movimento, Giovagnoli prende alcune cantonate, a partire dalla
considerazione che gli fa dire che vi sarebbero dei ciellini contrari ad ogni
cambiamento. Notizia sbagliata, perché i ciellini sanno che la vita cristiana
ci chiede una continua conversione e quindi un continuo cambiamento.
La fedeltà al carisma di don Giussani è la garanzia di ogni vero
cambiamento. Il resto è soloideologia. L’articolista insinua il dubbio che i ciellini non sappiano quale
debba essere il “punto d’arrivo” del movimento. Non ci può essere dubbio su
questo. Il movimento, attraverso l’adesione libera, convinta e personale di
ciascuno che vi appartiene ed una intensa vita comunitaria (il popolo di Dio di
cui parla il Concilio), sa bene che lo scopo di tutto è, in ogni modo,
affermare «la gloria umana di Cristo».
Giovagnoli afferma che la prova che in Cl vi sarebbe un “nuovo corso” è
data dal fatto che quest’annoal meeting di Rimini hanno partecipato «ortodossi, ebrei e mussulmani,
nonché personalità non particolarmente vicine al movimento». Osservazione
banale. Non so se Giovagnoli abbia partecipato a precedenti edizioni del
meeting: in tal caso, avrebbe visto che da sempre sono presenti al meeting
tutte la persone da lui elencate, perché il movimento, e con esso il meeting, è
sempre stato aperto a tutti, per un confronto civile delle posizioni umane e
culturali, al di fuori di mire interessate, forse ancor più di oggi. Il dialogo
c’è sempre stato ed ha sempre affascinato tutti.
Il punto che più mi ha negativamente impressionato dell’articolo di
Giovagnoli è là dove egli haauspicato che “il nuovo corso” arrivi a queste terribili conseguenze:
«persino la memoria di un incontro che ha cambiato la vita, infatti, può diventare
un’idolatria delle origini che le priva della loro forza più vera se non si
accetta la sfida del presente». La frase è totalmente inaccettabile perché
mette in dubbio la bontà positiva del Signore che ha permesso a molti giessini
prima e a moltissimi ciellini dopo di assaporare la grazia gratuita di una vita
totalmente nuova e diversa, che permette loro non solo di accettare, ma anche
di affrontare tutte, e dico tutte, le sfide del presente. Nessuno, neppure le
autorità ecclesiastiche, possono permettersi di abolire ciò che il Signore ha
voluto e causato. I ciellini vogliono solo essere fedeli alla storia di questo
straordinario carisma.
Giù la mani dalla nostra storia, caro Giovagnoli. Aveva assolutamente
ragione Antonio Gramsci,quando affermava che «nella svalutazione del passato è implicita una
giustificazione della nullità del presente». E, come ti ho già segnalato in
altra occasione, don Carron ha scritto che «la fedeltà all’inizio è decisiva se
non si vuole smarrire la strada» (prefazione al libro delle conversazioni di
don Giussani con Robi Ronza).
E stia tranquillo, Giovagnoli: per i ciellini non
esiste il «Giussani del mito». Per loro, esiste un uomo santo, che, come tale,
va seguito ed amato. Per questo, esiste solo il «Giussani della storia» e,
semmai, sono preoccupati che la storia di Giussani venga cambiata per potere
meglio seguire le proprie soggettive posizioni e tesi.
Così, Dario Di Vico, sul
Corriere, approva soddisfatto una svolta del movimento, in cambio di «ulteriore
rispetto e considerazione». In poche parole, il potere mediatico sta dicendo a
Cl: «se cambi pelle, sarai benvenuta nel mondo». Ma Gesù, nel Vangelo, ha
chiesto esattamente l’opposto ed ha messo i suoi discepoli in guardia dal
consenso del mondo.
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