Settembre 2, 2016
Come dice la Roccella, il premier sa che
esiste una questione demografica, ma boccia la campagna della Lorenzin perché
“serve ben altro”: qualcuno gli ricordi che è il capo del governo.
Luigi
Amicone
Nel cumulo di
macerie che si staglia in Italia, dove non c’è buona azione o buona pratica che
non riceva immediata stroncatura polemica, normale che una buona iniziativa
come il “fertility day” sollevi pernacchi e sputi tra l’élite innamorata della
propria infecondità, avarizia e singletudine da zitella acida.
La reazione
politicamente corretta all’iniziativa di mamma ministro
Lorenzin ci sta, eccome. Vuoi che in un Paese alla deriva
della sazietà suicida delle classi dominanti, in un paese che tra vent’anni
parlerà mandarino e arabo, ma i cui capi restano ciechi e subalterni alla
raffinatezza del matrimonio gay piuttosto che alla modernità (rispetto ai
cornetti, alle merendine e alle macchinette del caffè) della Ru486 o del
palloncino (che non si chiama più goldone ma “prevenzione”), alla fine non si
alzi anche il gatto furbastro del primo ministro che capito dove tira il vento
prende “le distanze” dall’iniziativa del suo stesso ministro del suo stesso
governo?
Eh già. “Ci
vuole ben altro” nel paese del benaltrismo. E vuoi dare torto a
Eugenia Roccella? «Renzi prende le distanze da una delle pochissime buone
iniziative del suo governo, il fertility day del ministro Lorenzin. Il presidente
del Consiglio ammette che esiste una questione demografica, ma boccia la
campagna d’informazione e di prevenzione per la fertilità e si rifugia nel
luogo comune del “serve ben altro”, ovvero interventi
strutturali. Qualcuno lo informi che, essendo il capo del governo, se
ritiene necessario fare altro, il compito spetta a lui».
Dopo di che,
punto secondo, la Roccella non ha nemmeno torto a raccontare l’elementare,
Watson: «Troppe sono le coppie, e soprattutto le donne, che, sulla base di
notizie sommarie o sbagliate, rimandano la genitorialità oltre i limiti
biologici e vivono poi amare delusioni quando scoprono che anche la
procreazione assistita, dopo una certa età, ha tassi di successo irrilevanti».
Quindi, intanto che “occorre ben altro”, bisogna schifare una delle poche cose
intelligenti che fa il governo di un venditore di tappeti tedeschi usati?
Punto terzo,
sempre della suddetta e amabile ex radicale convertita al buon senno cattolico,
«la questione demografica non sarà risolta dal fertility day, ma gli attacchi
che l’iniziativa sta subendo sono incomprensibili o strumentali».
Strumentali è
sicuro. Ma incomprensibili no. Infatti, cosa ti devi aspettare di nuovo nel
paese dei rosicon-sfascisti, delle puzzette in forma di editoriali e della
lingua indignata che lava i panni nell’Arno dei Rizzo&Stella tutti i santi
day?
Ps. Nella
serata di ieri mamma Lorenzin ha fatto sapere che non voleva offendere nessuno,
che gettava la spugna, che «rimoduleremo il messaggio». E bravi. Avanti così,
con il piagnisteo scassatutto.
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