Urge corso di retorica per preti. Tutti
si sono scandalizzati per la decisione del cappellano del cimitero di Cremona,
che quest'anno non ha voluto allestire il tradizionale presepio all'ingresso
del camposanto. Io mi sono scandalizzato piuttosto per le sue argomentazioni
virgolettate da agenzie nazionali e quotidiani locali: “Devo e voglio
rispettare la sensibilità di chi non la pensa come noi, ovviamente dal punto di
vista religioso. Non voglio entrare in dinamiche politiche”. Dinamiche politiche? Punto di vista
religioso? Sensibilità di chi non la pensa come noi? Mi domando a cosa serva un
prete che parla come la delegazione di un microgruppo parlamentare alle
consultazioni; mi domando chi si farà convertire da un prete che parla come
un dialogo riempitivo in una fiction su Rai1.
Questi virgolettati mi persuadono che al
cappellano manchi la conoscenza di interi brani del fondamentale testo di
retorica per religiosi: non vuole urtare
la sensibilità di musulmani e atei perché non ha letto la parte in cui è
scritto “Noi predichiamo Cristo, scandalo per i giudei e stoltezza per i
pagani” (1 Corinzi 1, 23); vuole garantire concordia fra le fedi perché non ha
letto la parte in cui Gesù minaccia “Non crediate che io sia venuto a portare
pace sulla terra” (Matteo 10, 34).
Se fossi vescovo di Cremona, esorterei
il cappellano a passare le feste a rileggere la Bibbia fino al momento in cui
trova un precedente per le sue parole: scoprirebbe che “dinamiche” non appare
mai, “punto di vista” nemmeno, e neanche “sensibilità”.
DA ILFOGLIO
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