di Ryan Anderson*11-12-2016
DA LANUOVA BUSSOLA
Donald Trump ha promesso che avrebbe fatto di nuovo grandi gli Stati Uniti.
Se vuole onorare la promessa, dovrà iniziare ripristinando in modo energico la
nostra prima libertà di americani: il libero esercizio della religione.
Purtroppo, durante l’Amministrazione retta dal presidente Barack Obama, tale libertà si è ritrovata sotto
attacco come non mai. Per fortuna, molti di questi attacchi potranno essere
neutralizzati nei primissimi giorni dell’Amministrazione Trump.
Trump dovrebbe infatti impegnarsi a proteggere il libero esercizio della
religione di tutti gli
americani di qualsiasi fede. Nel discorso con cui ne ha riconosciuto la
vittoria elettorale, Hillary Clinton ha fatto riferimento alla «libertà di
culto», ovvero alla devozione limitata alla sinagoga, alla chiesa o alla
moschea. Ma ciò che i Padri fondatori hanno voluto proteggere è il diritto di
tutti a vivere manifestamente la fede in pubblico e in privato ogni giorno
della settimana, premesso che rispettino pacificamente il medesimo diritto
degli altri.
La riduzione della libertà religiosa alla mera libertà di culto è stata una caratteristica degli
anni di Obama. I luoghi di culto, per esempio, sono stati esentati dal mandato del
ministero della Salute e dei Servizi Umani che obbliga i datori di lavoro a
fornire contraccettivi e farmaci abortivi ai propri dipendenti. Ma le scuole
religiose, per esempio il Wheaton College, in Illinois, così come altre
comunità ed enti religiosi di beneficenza quali le Piccole sorelle dei Poveri,
hanno ottenuto una semplice “concessione”: l’offerta di un modo alternativodi conformarsi
a quell’obbligo sempre però in violazione del loro credo.
L’Amministrazione Trump può sistemare tutto subito. Trump può infatti indicare al proprio
ministro della Salute e dei Servizi umani di correggere le linee guida del suo
dicastero introducendo garanzie chiare a protezione della libertà religiosa. E
il Congresso può votare una legge, che Trump suo firmare, che abroghi e rimpiazzi l’“Obamacare”.
L’Amministrazione Obama si è analogamente impegnata in una serie di azioni esecutive –
alcune delle quali verosimilmente illegali – per promuovere una radicale agenda
transgender. Anche a questo Trump può mettere fine.
Per esempio, i ministeri obamiani della Giustizia e dell’Istruzione hanno reso noto ai distretti
scolastici di tutto il Paese che da oggi interpretano una legge del 1972, la
Title IX, in modo da imporre alle scuole di permettere
agli studenti l’uso dei bagni, degli spogliatoi e delle docce a seconda
dell’“identità di genere” che essi dichiarano. Lo hanno fatto dicendo che il
vocabolo “sesso” da oggi significherebbe “identità di genere”.
Lo stesso ha fatto il ministero obamiano della Salute e dei Servizi umani, sostenendo che un certo provvedimento
che nell’“Obamacare” proibisce le discriminazioni sulla base del “sesso”
intende dire “identità di genere”; e così le polizze di assistenza sanitaria debbono coprire anche le terapie di
riassegnazione del sesso e i medici del settore sono obbligati a eseguirle.
Obama ha pure emesso degli ordini esecutivi che vietano agli appaltatori federali e ai destinatari esteri di aiuti federali comportamenti che il governo giudica “discriminatori” sulla
base dell’«orientamento sessuale e dell’identità di genere», laddove una cosa
semplice come dire che i maschi biologici non dovrebbero utilizzare le docce
femminili può contare come “discriminazione”.
Tutto questo può essere smantellato immediatamente. Trump può abrogare gli ordini
esecutivi di Obama e può indicare ai ministri sia dell’Istruzione sia della
Salute e dei Servizi umani così come al procuratore generale federale si
interpretare il vocabolo “sesso” esattamente come l’ha inteso il Congresso:
ovvero come una realtà biologica e non come “identità di genere”.
Il Congresso può poi rendere permanenti questi ordini, ratificando l’emendamento Russell (1),
che protegge la libertà del personale religioso d’istituzioni religiose, e approvando il Civil Rights Uniformity Act, il
quale specifica che nelle leggi civili americane il vocabolo “sesso” non
significa “identità di genere” a meno che il Congresso non lo dica
esplicitamente.
Trump dovrebbe altresì chiarire che, sotto la sua sorveglianza, il governo federale non penalizzerà
alcun individuo o alcuna istituzione per il fatto di credere che il matrimonio
è l’unione fra un marito e una moglie e di agire in base a questo.
Trump può emettere un ordine esecutivo che stabilisca che quando si tratta di status fiscale,
accreditamento, licenze, contributi pubblici e contratti, nessuna entità del
governo federale può penalizzare qualcuno che agisca sulla base delle proprie
convinzioni riguardo al matrimonio fra un uomo e una donna. Inoltre, per
scongiurare l’eventualità che un futuro presidente possa invalidare tale
ordine, il Congresso può approvare, e il presidente ratificarlo in legge, il First Amendment Defense Act (2). Di
fatto, durante la campagna elettorale Trump ha promesso che se fosse diventato
presidente avrebbe sottoscritto la proposta.
Che si tratti di molestare un ordine religioso di suore, di costringere medici a eseguire terapie di
riassegnazione del sesso o d’impedire che le scuole trovino soluzioni di
compromesso che accontentino tutti e che rispettino la privacy corporea di
tutti gli studenti, l’Amministrazione Obama ha condotto una guerra culturale aggressiva
e non necessaria.
Siccome lo ha fatto quasi esclusivamente mediante azioni esecutive, l’Amministrazione Trump può
velocemente riparare a questi danni (3). E il Congresso può ratificare tutto
rendendolo legge permanente. Ciò significherà fare passi enormi sulla strada
che garantisce la coesistenza pacifica, rendendo davvero gli Stati Uniti di
nuovo grandi.
Traduzione di Maurizio
Brunetti e Marco Respinti
* Ryan T. Anderson, Ph.D., è William E. Simon Senior Research Fellow in
American Principles and Public Policy presso The Heritage Foundation di
Washington. Il suo libro più recente è Truth Overruled: The Future of Marriage and Religious Freedom (Regnery, Washington 2015). Il 1° dicembre l’Acton Institute for the Study of Religion and Liberty di Grand Rapids, in Michigan, lo ha insignito a Londra del 2016 Novak Award intitolato al teologo cattolico Michael Novak. Questo articolo è
stato pubblicato il 9 novembre 2016 sul notiziario conservatore online The Daily Signal, edito da The Heritage Foundation, con il titolo "Make Religious Freedom Great Again”
NOTE dei traduttori
(1) Steven Dane “Steve” Russell, deputato federale del
Partito Repubblicano in rappresentanza dello Stato dell’Oklahoma, conservatore
ed esponente dei “Tea Party”, ha proposto un emendamento alla legge federale di
bilancio della Difesa per il 2017 che introduce eccezioni alla normativa
“antidiscriminazione” voluta dall’Amministrazione Obama per i cappellani
militari che si servono di determinati appaltatori.
(2) Il First Amendment Defense Act è una proposta di
legge introdotta nella Camera federale dei deputati il 17 giugno 2015 per
impedire la discriminazione di chi per morivi religiosi giudica negativamente
l’omosessualità.
(3) Gli ordini esecutivi presidenziali equivalgono a
decreti.
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