In California
il vescovo di San Diego Robert McElroy, nominato da Bergoglio, ammette di fatto
i divorzi e le seconde nozze, come in qualsiasi chiesa protestante. Dalla
notizia nasce la domanda: "Amoris laetitia" può essere interpretata
anche così?
di Sandro Magister
ROMA, 5 dicembre 2016 – Quattro cardinali, come si sa, hanno chiesto al papa di dire una parola chiara su cinque "dubbi" sollevati dai passaggi più controversi di "Amoris laetitia":
> "Fare chiarezza". L'appello di quattro cardinali al papa
Ma non hanno avuto risposta e probabilmente non l'avranno mai. Poiché per papa Francesco "è nel flusso della vita che si deve discernere", non a colpi di "o bianco o nero", come "alcuni continuano a non comprendere":
> Papa Francesco: Non svendo la dottrina, seguo il Concilio
Da qualche giorno, però, è arrivata a Francesco per una via insolita un'altra pressante richiesta di pronunciarsi con chiarezza. Alla quale gli sarà più complicato sottrarsi.
La richiesta gli è arrivata dal più famoso giornale laico del mondo, "The New York Times", e per l'esattezza da un suo editorialista, Ross Douthat, cattolico.
Il quale ha citato le istruzioni su "Amoris laaetitia" date alla diocesi di San Diego, in California, dal vescovo Robert W. McElroy, In cui l'abbandono dell'indissolubilità del matrimonio e l'ammissione delle seconde nozze appaiono così clamorosamente evidenti da obbligare di fatto la somma autorità della Chiesa, in concreto il papa, a prendere posizione.
E a pronunciarsi contro, perché anche il solo tacere equivarrebbe a dare
libero corso a un'indubbia sostanziale rottura con un caposaldo della fede
cattolica di sempre:
> The End of Catholic Marriage
Questa richiesta al papa di dire una parola chiara è tanto più pungente in quanto il vescovo in questione, McElroy, è un prediletto di Jorge Mario Bergoglio, che l'ha promosso all'importante diocesi di San Diego proprio per rafforzarne il peso tra i vescovi degli Stati Uniti.
Ma che cosa dicono le istruzioni date da McElroy alla sua diocesi?
Il loro testo integrale è nel sito della diocesi di San Diego:
> Embracing the Joy of Love
E questi sono i passaggi più di rottura con la dottrina bimillenaria del matrimonio cattolico:
"Molti cattolici divorziati e risposati concludono per una serie di motivi legittimi – molti dei quali derivanti da una preoccupazione premurosa per gli effetti che un processo di annullamento potrebbe avere sui sentimenti di figli adulti o di ex coniugi – che non possono avviare il processo d’annullamento. Qual è il loro stato nella Chiesa?
"La ‘Amoris laetitia’ sottolinea che nessuna norma astratta può incorporare le molte complessità delle circostanze, le intenzioni, i livelli di comprensione e di maturità che originariamente avvolgevano l'agire di un uomo o di una donna nell’entrare nel loro primo matrimonio, o che avvolgono le nuove obbligazioni morali verso il coniuge o i figli che sono già nati da un secondo matrimonio. In questo senso papa Francesco rigetta la validità di qualsiasi asserzione generalizzata secondo cui ‘tutti coloro che si trovano in qualche secondo matrimonio senza il beneficio dell'annullamento del primo vivono in uno stato di peccato mortale e privi della grazia santificante’.
"Ciò non vuol dire che non ci sia un livello profondo di contraddizione nella vita dei cattolici divorziati e risposati, come lo stesso Signore ha osservato nel Vangelo di Matteo. Ma papa Francesco spiega che, anche di fronte a contraddizioni sostanziali tra il Vangelo e la vita esistenziale di un discepolo, la logica inesorabile della grazia divina cerca un reinserimento sempre più progressivo nella vita piena della Chiesa. [...]
"In una conversazione con un prete, il credente con umiltà, discrezione e amore per la Chiesa e i suoi insegnamenti cerca di riflettere sul proprio livello di responsabilità per il fallimento del primo matrimonio, la propria cura e amore per i figli di quel matrimonio, le obbligazioni morali che sono sorte nel nuovo matrimonio, e l'eventuale danno che il ritorno ai sacramenti potrebbe avere minando l'indissolubilità del matrimonio. È importante sottolineare che il ruolo del sacerdote è di accompagnamento, mirato ad informare sui principi della fede cattolica la coscienza di chi deve discernere. Non tocca al sacerdote prendere decisioni per il credente, perché come papa Francesco sottolinea in 'Amoris laetitia', la Chiesa è chiamata 'a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle'.
"I cattolici che partecipano autenticamente a questo discernimento di coscienza dovrebbero tenere presente sia la permanenza del matrimonio sia l'insegnamento della Chiesa che ‘l’eucaristia non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli’. La cosa più importante di questo discernimento è che deve sempre mettere al centro la domanda: ‘Che cosa sta chiedendo Dio adesso per me?’.
"Alcuni cattolici impegnati in questo processo di discernimento concluderanno che Dio li sta chiamando a tornare alla piena partecipazione nella vita della Chiesa e all'eucaristia. Altri concluderanno che dovrebbero aspettare, o che il loro ritorno farebbe danno ad altri.
"Indicando il percorso di coscienza per i divorziati risposati, papa Francesco non fa leva su un elemento della vita morale cristiana che è eccezionale. Perché lo spazio della coscienza è proprio quello in cui il discepolo cristiano è chiamato a discernere ogni importante decisione morale che prende".
*
Come Douthat fa notare nella sua "column" sul "New York Times", da queste istruzioni scompaiono sia la parola che la nozione di "peccato", se non in una citazione di "Amoris laetitia" richiamata proprio per escluderlo.
Spariscono anche la parola e la nozione di confessione sacramentale. Ciò che prende il suo posto è una conversazione con un sacerdote che però né giudica né assolve ma solo consiglia, lasciando la decisione finale alla coscienza dell'individuo con cui interloquisce.
Ma soprattutto svaniscono l'indissolubilità del matrimonio e l'inammissibilità delle seconde nozze quando il proprio coniuge, validamente sposato, è ancora in vita. Le realtà che invece contano diventano la felicità o meno della nuova unione, con le "nuove obbligazioni morali" che essa comporta, le esigenze del primo e del secondo coniuge, la cura dei figli di primo o secondo letto.
Anche il ricorso a un processo sulla validità del "primo" matrimonio dev'essere subordinato ai sentimenti delle persone in gioco, passate e presenti, da non ferire in alcun modo. Il divorzio e un secondo matrimonio civile restano certo in contraddizione con le parole di Gesù, ma "papa Francesco spiega" che la logica della grazia divina spinge anche qui a una reintegrazione nella vita piena della Chiesa.
E l'accesso all'eucaristia? Stando a queste istruzioni è sufficiente che ciascuno si interroghi su ciò che Dio gli chiede in quel momento. E così c'è chi farà la comunione, chi la rimanderà a dopo, chi ne valuterà l'effetto su altre persone. La questione, insomma, non è più "se" fare la comunione, ma "quando" farla.
Posta così, dunque, la comunione ai divorziati risposati non è più un'eccezione per rari casi difficili e dentro un percorso sottoposto alla valutazione della Chiesa, come lo stesso cardinale Walter Kasper, il capofila degli innovatori, ha ripetutamente tenuto a sottolineare e come lo stesso papa Francesco ha più volte mostrato di intendere, o con parole sue o per interposta persona quale il cardinale Agostino Vallini, suo vicario per la diocesi di Roma.
No, nel "formato" stabilito dal vescovo McElroy per la diocesi di San Diego, la comunione ai divorziati risposati entra pienamente nella normalità. Una normalità in cui però il matrimonio non è più indissolubile, le seconde nozze sono tranquillamente ammesse, la confessione sacramentale è svanita e la comunione eucaristica è accessibile "ad libitum". Come in qualsiasi chiesa protestante.
Rientra tutto ciò tra le molteplici e spesso contrapposte interpretazioni ed applicazioni di "Amoris laetitia" che Francesco ha fin qui deliberatamente lasciato convivere?
E può anche questa interpretazione di "Amoris laetitia" essere ritenuta compatibile con la dottrina di sempre del matrimonio cattolico?
Sono due domande, queste, che il papa difficilmente può accantonare.
> The End of Catholic Marriage
Questa richiesta al papa di dire una parola chiara è tanto più pungente in quanto il vescovo in questione, McElroy, è un prediletto di Jorge Mario Bergoglio, che l'ha promosso all'importante diocesi di San Diego proprio per rafforzarne il peso tra i vescovi degli Stati Uniti.
Ma che cosa dicono le istruzioni date da McElroy alla sua diocesi?
Il loro testo integrale è nel sito della diocesi di San Diego:
> Embracing the Joy of Love
E questi sono i passaggi più di rottura con la dottrina bimillenaria del matrimonio cattolico:
"Molti cattolici divorziati e risposati concludono per una serie di motivi legittimi – molti dei quali derivanti da una preoccupazione premurosa per gli effetti che un processo di annullamento potrebbe avere sui sentimenti di figli adulti o di ex coniugi – che non possono avviare il processo d’annullamento. Qual è il loro stato nella Chiesa?
"La ‘Amoris laetitia’ sottolinea che nessuna norma astratta può incorporare le molte complessità delle circostanze, le intenzioni, i livelli di comprensione e di maturità che originariamente avvolgevano l'agire di un uomo o di una donna nell’entrare nel loro primo matrimonio, o che avvolgono le nuove obbligazioni morali verso il coniuge o i figli che sono già nati da un secondo matrimonio. In questo senso papa Francesco rigetta la validità di qualsiasi asserzione generalizzata secondo cui ‘tutti coloro che si trovano in qualche secondo matrimonio senza il beneficio dell'annullamento del primo vivono in uno stato di peccato mortale e privi della grazia santificante’.
"Ciò non vuol dire che non ci sia un livello profondo di contraddizione nella vita dei cattolici divorziati e risposati, come lo stesso Signore ha osservato nel Vangelo di Matteo. Ma papa Francesco spiega che, anche di fronte a contraddizioni sostanziali tra il Vangelo e la vita esistenziale di un discepolo, la logica inesorabile della grazia divina cerca un reinserimento sempre più progressivo nella vita piena della Chiesa. [...]
"In una conversazione con un prete, il credente con umiltà, discrezione e amore per la Chiesa e i suoi insegnamenti cerca di riflettere sul proprio livello di responsabilità per il fallimento del primo matrimonio, la propria cura e amore per i figli di quel matrimonio, le obbligazioni morali che sono sorte nel nuovo matrimonio, e l'eventuale danno che il ritorno ai sacramenti potrebbe avere minando l'indissolubilità del matrimonio. È importante sottolineare che il ruolo del sacerdote è di accompagnamento, mirato ad informare sui principi della fede cattolica la coscienza di chi deve discernere. Non tocca al sacerdote prendere decisioni per il credente, perché come papa Francesco sottolinea in 'Amoris laetitia', la Chiesa è chiamata 'a formare le coscienze, non a pretendere di sostituirle'.
"I cattolici che partecipano autenticamente a questo discernimento di coscienza dovrebbero tenere presente sia la permanenza del matrimonio sia l'insegnamento della Chiesa che ‘l’eucaristia non è un premio per i perfetti, ma un generoso rimedio e un alimento per i deboli’. La cosa più importante di questo discernimento è che deve sempre mettere al centro la domanda: ‘Che cosa sta chiedendo Dio adesso per me?’.
"Alcuni cattolici impegnati in questo processo di discernimento concluderanno che Dio li sta chiamando a tornare alla piena partecipazione nella vita della Chiesa e all'eucaristia. Altri concluderanno che dovrebbero aspettare, o che il loro ritorno farebbe danno ad altri.
"Indicando il percorso di coscienza per i divorziati risposati, papa Francesco non fa leva su un elemento della vita morale cristiana che è eccezionale. Perché lo spazio della coscienza è proprio quello in cui il discepolo cristiano è chiamato a discernere ogni importante decisione morale che prende".
*
Come Douthat fa notare nella sua "column" sul "New York Times", da queste istruzioni scompaiono sia la parola che la nozione di "peccato", se non in una citazione di "Amoris laetitia" richiamata proprio per escluderlo.
Spariscono anche la parola e la nozione di confessione sacramentale. Ciò che prende il suo posto è una conversazione con un sacerdote che però né giudica né assolve ma solo consiglia, lasciando la decisione finale alla coscienza dell'individuo con cui interloquisce.
Ma soprattutto svaniscono l'indissolubilità del matrimonio e l'inammissibilità delle seconde nozze quando il proprio coniuge, validamente sposato, è ancora in vita. Le realtà che invece contano diventano la felicità o meno della nuova unione, con le "nuove obbligazioni morali" che essa comporta, le esigenze del primo e del secondo coniuge, la cura dei figli di primo o secondo letto.
Anche il ricorso a un processo sulla validità del "primo" matrimonio dev'essere subordinato ai sentimenti delle persone in gioco, passate e presenti, da non ferire in alcun modo. Il divorzio e un secondo matrimonio civile restano certo in contraddizione con le parole di Gesù, ma "papa Francesco spiega" che la logica della grazia divina spinge anche qui a una reintegrazione nella vita piena della Chiesa.
E l'accesso all'eucaristia? Stando a queste istruzioni è sufficiente che ciascuno si interroghi su ciò che Dio gli chiede in quel momento. E così c'è chi farà la comunione, chi la rimanderà a dopo, chi ne valuterà l'effetto su altre persone. La questione, insomma, non è più "se" fare la comunione, ma "quando" farla.
Posta così, dunque, la comunione ai divorziati risposati non è più un'eccezione per rari casi difficili e dentro un percorso sottoposto alla valutazione della Chiesa, come lo stesso cardinale Walter Kasper, il capofila degli innovatori, ha ripetutamente tenuto a sottolineare e come lo stesso papa Francesco ha più volte mostrato di intendere, o con parole sue o per interposta persona quale il cardinale Agostino Vallini, suo vicario per la diocesi di Roma.
No, nel "formato" stabilito dal vescovo McElroy per la diocesi di San Diego, la comunione ai divorziati risposati entra pienamente nella normalità. Una normalità in cui però il matrimonio non è più indissolubile, le seconde nozze sono tranquillamente ammesse, la confessione sacramentale è svanita e la comunione eucaristica è accessibile "ad libitum". Come in qualsiasi chiesa protestante.
Rientra tutto ciò tra le molteplici e spesso contrapposte interpretazioni ed applicazioni di "Amoris laetitia" che Francesco ha fin qui deliberatamente lasciato convivere?
E può anche questa interpretazione di "Amoris laetitia" essere ritenuta compatibile con la dottrina di sempre del matrimonio cattolico?
Sono due domande, queste, che il papa difficilmente può accantonare.
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