FRANCIA: sei libero
di pensare
solo quello che vogliono loro
DI
COSTANZA MIRIANO
Hanno una strana idea di libertà, in Francia, dunque. Fare vignette in cui
le tre Persone della Trinità hanno rapporti sodomitici è libertà espressiva,
anzi è creatività e umorismo, e nessuno deve sentirsi offeso. Dire a una donna
che si è pronti ad aiutarla affinché, se se la sente, faccia nascere suo figlio è un reato,
punibile col carcere fino a due anni.
L’altro ieri è dunque passato anche al Senato
francese, seppur modificato, il testo della legge che metterà il bavaglio a
tutti i mezzi di comunicazione, compresi i siti internet, che cercano di
salvare qualche donna e qualche bambino dalla carneficina quotidiana. Contro il
genocidio censurato e finanziato dallo stato un manipolo di volenterosi oppone,
si badi bene, non una azione o una resistenza attiva, ma semplicemente,
mitemente, parole, consigli, offerta di aiuto pratico, informazioni. Tutte le
donne che conosco, se sono passate attraverso il dolore dell’aborto, dicono di
non essersi rese conto di quello che stavano facendo, tutte, dopo, dicono con
strazio “magari qualcuno mi avesse fermata”. Ecco, da oggi i prolife francesi
non potranno più provarci, a fermarle.
Non potranno più fare nulla: imbavagliati, a meno che non vogliano pagare
ventimila euro di multa ed essere arrestati. E sia chiaro che non vanno in giro
a giudicare, non minano la libertà sessuale di nessuno, e chi gliela tocca per
carità (pare che alle analisi biochimiche l’acqua della Senna sia risultata
infestata di ormoni anticoncezionali), non accusano. Semplicemente aprono
luoghi di incontro, centri, siti web a cui chi ha bisogno di un aiuto nel
momento della decisione possa, spontaneamente, rivolgersi. E così tutta la
libertà strappata a qualsiasi controllo, a grandi passi, dall’illuminismo a
oggi, passando per il vietato vietare sessantottino, ha fatto il giro, ed è
diventata dittatura. Sei libero, ma di pensare quello che dicono loro. La
polizia del pensiero oggi è realtà.
Trovo inquietanti tutte le limitazioni della libertà
di espressione, e trovo un incubo che le si possa punire col carcere. Il mondo
è grande, la rete è enorme, c’è posto per tutte le idee. Uno, semplicemente,
non compra Charlie Hebdo. Uno non va su quella pagina irritante. Magari blocca
sulla propria il commentatore molesto. Ognuno che lo desideri può avere la sua
pagina, e ne faccia ciò che vuole, visto che le leggi sulla diffamazione e
sulla tutela dell’immagine già ci sono. Ma per quanto riguarda le idee, per
carità, che tutti siano liberi di pensare e di esprimersi come vogliono.
Il fatto è che il mondo senza Verità è terrorizzato da tutto, cerca di
costruirne una in laboratorio, che però purtroppo non è reale, che non è vera.
E così si censura persino un progressista come Mark Twain perché usa la parola negro,
come se nell’800 ce ne potesse essere un’altra per parlare degli schiavi di
origine africana. E così si dice diversamente abili, o non udenti, pensando che
con le parole sterilizzate il mondo sia un posto meno doloroso. Noi cristiani
invece non abbiamo paura delle parole, perché abbiamo un fondamento certo. Non
abbiamo paura del male perché sappiamo che il cuore di ogni uomo è capace di male,
anzi, da solo non è capace di bene, e non serve rieducarlo con programmi
studiati dall’OMS. Il cuore dell’uomo è un mistero, ed è inutile imporgli le
parole giuste. Uno solo è buono, sulla terra, ed è Cristo. Per questo noi
cristiani siamo gli unici uomini liberi, perché sappiamo che la Verità non è un
codice, un protocollo espressivo, un programma scolastico contro i cattivi
sentimenti.
La Verità è una persona, Cristo, e ciò che guarisce
prima i nostri cuori e poi anche le nostre parole è un incontro con questa
persona. Tanto più è vivo e alimentato questo incontro, tanto più è nitida e
chiara la nostra percezione della Verità, che è lui. Tanto più siamo saldi
nella Verità, tanto più siamo dialoganti, perché, attaccati al nostro
tutto, l’incontro con una qualsiasi creatura limitata non ci turba in nessun
modo. Sono gli altri, quelli che stanno nella palude del soggettivismo,
dell’individualismo, del trionfo dell’emozione che hanno paura dei punti fermi.
Una cristiana, per esempio, può anche sopravvivere al pensiero di avere ucciso
suo figlio, può perdonarsi, perché la perdona un altro, può amarsi perché amata
da un altro. Può ripartire, a condizione che qualcuno le dica la verità. Ma per
una donna che non ha fatto l’incontro, è intollerabile che qualcuno le dica che
ha ucciso suo figlio. Meglio rimanere nella bugia (ho esercitato il mio diritto
all’autodeterminazione e ora sto serena).
Così in Francia la legge contro la libertà va avanti di fretta. Hollande
non si ricandiderà, e il suo partito tenta un’operazione di immagine. Passato
il testo il governo, socialista, potrebbe forzare la mano per farlo approvare,
e saltare il nuovo passaggio all’Assemblea nazionale: pare voglia farne un uso
ideologico nella prossima campagna elettorale, ormai imminente. Chiudendo i
siti prolife la gauche au cachemire pensa di riuscire a far
credere di essere dalla parte dei diritti. Eppure tutti i difensori dei
cosiddetti diritti civili stanno cadendo uno dopo l’altro (Obama/Clinton,
Cameron, Hollande, Zapatero, Renzi…).
I raffinati analisti politici parlano solo di antipolitica, di un odio
cieco e tutto sommato ignorante. Trovo insopportabile questa spocchia. Non sarà
forse che le priorità di questa élite non solo non sono quelle della gente, ma
anzi sono contrarie al sentire comune, che non è più certo cristiano, ma che
avverte naturalmente che è meglio aiutare i bambini a nascere che a morire? Che
è più difficile e politicamente più impegnativo aiutare le vere famiglie, che
abbracciare la causa di finti diritti che non costano niente, che riguardano lo
zero virgola della popolazione e che soprattutto c’erano già (il diritto di
amarsi convivere fare sesso intestarsi case lasciarsi eredità e girare nudi
abbracciati a una banana gonfiabile nell’indifferenza generale, visto io a Parigi
con i miei occhi?).
Trovo, ancora, insopportabile che anche nelle analisi
post referendum in Italia questo sentire della gente naturalmente poco
appassionata alle battaglie che vogliono cambiare l’antropologia sia stato
trascurato. Una mobilitazione gigantesca di popolo è stata ignorata. Un popolo
di famiglie a rischio povertà – quasi tutte famiglie numerose – a cui nessuno
ha dato un euro per il viaggio, né la Cei come nel 2007, né i sindacati come in
tanti altri casi. Perché nessuno li ha tenuti in considerazione? Neanche una
riga sui giornali? Tra i principali errori attribuiti a Renzi, per esempio da
Galli della Loggia sul Corriere, nella top five persino l’abitudine di usare
slides. Nessuno, credo, tranne Matzuzzi sul Foglio, ha preso in considerazione
il fatto che sia stato snobbato il popolo che in due giornate di giugno e
gennaio ha invaso Roma. Eppure c’è un popolo che non si beve i diktat del Fondo
Monetario e dell’Unione Europea e dell’Oms sull’idea di uomo e di donna che
DOBBIAMO avere se vogliamo rimanere nel sistema (in Africa chi vuole prestiti
deve accettare i corsi su contraccezione e gender nelle scuole). È vero, a
forza di fare corsi a scuola e rieducazione di massa su tutti i mezzi
possibili, forse si creerà una nuova mentalità, ma per il momento c’è ancora un
sentire comune che avverte la ragionevolezza della famiglia, che avverte con
fastidio l’arroganza di una tecnocrazia che vuole dirci cosa dobbiamo pensare.
Non per niente le teste di tutti i paladini dei diritti incivili stanno
rotolando come birilli, una dopo l’altra, ed è troppo comodo dare tutta la
colpa all’antipolitica.
E’ vero, il voto cattolico non è più compatto. E’ vero, Civiltà Cattolica aveva
invitato a votare sì, mentre Bagnasco si era raccomandato di informarsi bene
senza prendere posizione; è vero, di gente che dorme con l’Humanae Vitae sul
comodino non ce n’è tantissima, ma non si può dimenticare che le due piazze più
piene degli ultimi anni erano piene di famiglie che sperimentano ogni giorno la
ragionevolezza e la convenienza della proposta cristiana. Prendere in giro
loro, trasformando la prepotenza di una elite che vuole ridefinire l’idea di
uomo e donna in una eroica battaglia per i diritti civili non sarà facilissimo,
far credere che la battaglia di Elton John e degli altri che comprano i figli
sia come quella dei neri che marciarono su Washington sarà impossibile.
Nessun commento:
Posta un commento