NEGLI USA LA VERA TEOCRAZIA È QUELLA DEI LAICISTI
di Robert Royal*
Percival Lowell faceva parte
dell’illustre famiglia Lowell di Boston, laurea ad Harvard, fondatore
dell’Osservatorio Lowell, il più importante astronomo americano dicono alcuni
prima di Carl Sagan. Sulla base di ciò che riteneva essere accurate
osservazioni scientifiche, credeva anche che su Marte ci fossero dei canali e
scrisse diversi libri per indagare i motivi che avrebbe potuto spingere i
marziani a un’impresa così vasta.
Sfortunatamente, le sue “osservazioni”
erano un’illusione ottica (come molti scienziati suoi contemporanei
già sapevano) e le recenti esplorazioni di Marte non hanno scoperto alcun segno
della civiltà che Lowell riteneva essere un tempo esistita su quel
pianeta.
Ebbene, sono destinati, per buone
ragioni, a subire il medesimo destino toccato al povero Percival Lowell. Non è
che non forniscano alcuni dati veri. Ma, come molti osservatori che sanno poco
della realtà concreta che descrivono, fraintendono la portata e il significato
relativi di quasi tutto.
Per esempio, considerano Rousas John
Rushdoony una figura marginale oggi sconosciuta alla maggioranza degli
evangelicali e assai criticata da quanti invece lo conoscono, uno dei punti di
riferimento maggiori solo perché la sua visione teocratica calza a pennello con
la loro tesi sul rapporto che negli Stati Uniti esiste fra
religiosità e politica conservatrici.
In molti altri casi, collegano invece
fatti più che disparati con ancor meno giustificazioni di quante ne avesse chi
un tempo credeva nei canali di Marte.
Ciò che temono maggiormente è che la
collaborazione fra cattolici ed evangelicali nel combattere la guerra culturale
negli Stati Uniti nasconda in realtà il tentativo d’instaurare una teocrazia.
Di solito però accuse di questo genere le si sente rivolgere da ambienti come
la Planned Parenthood, i gruppi dell’attivismo omosessualista o gli accademici
di frangia. Non dal Vaticano.
Per di più, opinano i due autori, i
protagonisti di questo «sorprendente ecumenismo»
indulgono in una visione manichea del Bene contrapposto al Male che considera
gli Stati Uniti come la Terra Promessa e i nemici degli Stati Uniti come qui
nemici di Dio che è semplicemente giusto distruggere, letteralmente, con le
nostre forze armate.
Ora, considerare questo il cuore
dell’alleanza fra evangelicali e cattolici è così delirante
che un cattolico non può che provare imbarazzo davanti al fatto che un
periodico che si presuppone revisionato e autorizzato dal Vaticano pubblichi
una sciocchezza tanto calunniosa. I due autori avrebbero fatto meglio a uscire
di casa e a guardare un po’ di Stati Uniti piuttosto che, a quanto sembra,
passare così tanto tempo con i sociologi di sinistra della religione.
Sì, negli Stati Uniti esiste qualcosa
che assomiglia al sorgere di una teocrazia fondata su una
visione manichea. Ma è la teocrazia dell’assolutismo sessuale che non è capace
di tollerare il pluralismo o il dissenso. Le Piccole sorelle dei poveri, Hobby
Lobby, i fornai evangelici e chiunque si opponga allo tsunami
contraccettivo-abortista-omosessualista-(e oggi)-transgender rischia di essere
trascinato in tribunale come uno “hate group”. (Spadaro e Figueroa riecheggiano
questa pretesa là dove affermano che l’alleanza fra evangelicali e cattolici
incarna una visione purista xenofoba e islamofoba che di fatto configura un
«ecumenismo dell’odio».)
Combattere la teocrazia sessuale è un imperativo
per tutti coloro che, credenti o non credenti, abbiano a cuore la libertà e il
bene comune di una società pluralista. Fino a questo momento, i difensori della
libertà religiosa che i tribunali si sono trovati davanti sono stati soprattutto
cattolici ed evangelicali. Ma lo stesso fatto che certe questioni debbano
essere portate davanti alle corti di giustizia rivela chi è che sta davvero
cercando d’imporre una sorte di totalitarismo agli Stati Uniti. La maggior
parte di quanti, cattolici, evangelicali, ebrei, musulmani e fedeli di altre
confessioni, restano fedeli alla propria tradizione religiosa sarebbe infatti
felice, a questo punto, di essere semplicemente lasciata in pace.
Ma tutto questo è invisibile agli occhi
di Spadaro e di Figueroa, oppure viene da loro rigettato perché
giudicato mera copertura di qualcosa di sinistro. Spadaro e Figueroa non
conoscono infatti il cuore dell’evangelicalismo statunitense, in genere più
prossimo all’assennatezza di un Russell Moore che alla cecità del
fondamentalismo (motivo per cui usiamo termini diversi per indicare i due
gruppi). Il termine “integralisti” con cui etichettano i conservatori cattolici
degli Stati Uniti è del resto un’altra calunnia, oltre che essere
l’applicazione scorretta e superficiale di un termine relativo a un determinato
periodo della storia europea a una realtà completamente diversa. Lo avrebbero
potuto imparare facilmente.
I due autori sostengono quindi che Papa
Francesco delinei un’alternativa al cristianesimo “militante”. Ma la loro
ossessione per il “dialogo” su queste materie è una strategia plausibile solo
per gente che non ha mai dovuto affrontare la lama affilata della guerra
culturale. E che crede di poterla evitare all’infinito. Ma che in realtà non
può farlo.
A questa controversia di tenore
internazionale la settimana scorsa ha aggiunto poi del suo
anche Papa Francesco. Se dobbiamo credere al suo frequente interlocutore
Eugenio Scalfari patron del socialista la Repubblica (personalmente
trovo vagamente credibile solo il 25% circa di ciò che egli “riporta”), appena
prima della riunione del G20 ad Amburgo il Pontefice ha parlato della
«[...] visione distorta del mondo» che hanno gli
Stati Uniti e la Russia, la Cina e la Corea del Nord, specialmente
sull’immigrazione.
Molti americani si sono alterati per il fatto che
il Papa abbia incluso anche noi fra certi malfattori. Se intendeva dire di non
essere d’accordo con il presidente Donald J. Trump, forse avrebbe dovuto dire
esattamente quello.
Il Pontefice ha così proseguito
affermando, nel racconto forse confuso di Scalfari, che un’«Europa federata» è necessaria
affinché il Vecchio Continente smetta di contare nulla nel mondo. Il che è
curioso per diverse ragioni. In altri contesti, il Papa è sembrato avere
rinunciato all’Europa, attendendosi piuttosto il rinnovamento dalle
“periferie”. Inoltre, l’Unione Europea è già «federata», forse persino troppo.
Due settimane fa ero a un convegno in
Portogallo dove le ripetute richieste tedesche di «legami ancora più stretti»
fra i Paesi europei hanno preoccupato tutti tranne appunto i tedeschi. In
convegni di quel tipo è un classico lamentarsi dell’inaffidabilità politica e
dell’arroganza della UE, così come dell’incombere del potere finanziario della
Germania.
In un’ultima analisi, l’Europa conta
poco perché è al collasso demografico, è spiritualmente e culturalmente alla
deriva, non ha i mezzi per difendersi da sé e sembra pensare che la propria
unica ragione di esistere sia “aprirsi” alle altre culture.
Dal canto loro, gli Stati Uniti hanno
moltissimi problemi gravi, ma godono ancora di un attivo impegno
religioso sulla scena pubblica; stanno avanzando seppur a tentoni verso il
rinnovamento politico e culturale; e per inciso continuano ad accogliere oltre
un milione d’immigrati legali all’anno.
Forse queste cose sarebbe meglio
notarle, ogni tanto, a Roma.
19-07-2017
Traduzione di Marco
Respinti
* Robert Royal è il
direttore del portale The Catholic Thing e il presidente
del Faith and Reason Institute di Washington. La versione originale di questo
articolo, che qui si riproduce in traduzione italiana con il permesso dell’editore
e del direttore, è stata pubblicata il 17 luglio 2017 su The Catholic Thing con il titolo Are Americans from Mar