Daniela Coli
Tratto da LIST di Mario Sechi
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Donald Trump e Nikky Haley (ambasciatrice all'ONU) |
Per i nostri media Trump sarà presto
cacciato dalla Casa Bianca, invece per Niall Ferguson, sull’ultimo
Sunday Times, potrebbe correre per la rielezione nel 2020 come RINO (Republican
in Name Only), come è già accaduto nella storia americana.
John Quincy Adams divenne whig dopo essere stato
eletto nel 1824, John Tyler si dimise da whig appena
diventò presidente e Abraham Lincoln nel 1864 vinse le elezioni come leader
del National Union Party. Nell’inglese americano RINO è un repubblicano
solo di nome, considerato troppo indipendente dai conservatori del GOP.
Cosa sta combinando The Donald? Il presidente flip-flop, come viene
chiamato dagli avversari, sta aumentando il consenso, facendo accordi con i
repubblicani sul bando contro gli immigrati musulmani e sulla riforma
fiscale. Si accorda, però, anche con i democratici per proteggere i dreamers e forse sta facendo
un deal anche
sull’Obamacare.
Per The Loneliest President, come Politico titola un lungo
articolo su Trump, essere isolato è un vantaggio. Riporta un tweet
significativo di POTUS: “Dicono che sono isolato da lobbisti, corporazioni,
grandi politici e Hollywood. BENE! Non li voglio”, e usa il
corsivo per sottolineare la decisione.
Perché Chuck Schumer, il leader dem al Senato e Nancy Pelosi, leader
dem al Congresso, si accordano con Trump e perché nel Gop c’è la guerra
fredda? Lo spiega un servizio shock di Jake Novak su CNBC: The party’s over:
Republicans and Democrats are both finished. Trump, eliminando alle primarie 16 capi bastone repubblicani, ha
umiliato la leadership repubblicana, ha stritolato la gerarchia e le regole di anzianità del partito ed è
iniziata la guerra fredda. Mitch McConnell, il leader della maggioranza rep
al Senato nel Kentucky, il suo stato, ha ora soltanto il 18 per
cento dei consensi: significa non essere rieletto nel 2020 o perdere
comunque la sua posizione se i repubblicani fossero battuti da candidati
esterni vicini a Trump nelle elezioni di midterm del 2018.
Lo stesso accade nel partito
democratico: in California
alle elezioni del 2016 si sono battute due candidate democratiche. La
leadership democratica era già stata umiliata da Obama nel 2008: la
candidata del partito era Hillary Clinton, ma fu il giovane Obama, un
senatore dell’Illinois considerato senza speranze, a vincere la nomination
e la presidenza. Nel 2016 Hillary non è solo stata battuta da Trump, ma
anche messa in difficoltà da Bernie Sanders, un indipendente che si è
registrato democratico solo sei mesi prima delle primarie.
La sconfitta di Hillary, sostenuta
dai media dell’intero establishment, ha sfaldato il partito. Ora i democratici si accordano con Trump sui dreamers e
sull’Obamacare, che ha davvero assicurazioni troppo costose per le famiglie
della midde classin
crisi, perché vogliono liberarsi del brand loser Hillary,
che continua a girare gli States a scervellarsi sulla sconfitta, e di
movimenti estremisti come gli Antifa, sgraditi all’elettore medio
americano, contrario a un clima da una guerra civile.
Forse davvero, come suggerisce Niall
Ferguson, avremo il primo presidente indipendente americano dopo tanti anni di partigianeria:
repubblicani e democratici potrebbero iniziare a decidere caso per caso,
quando sostenere Trump, quando opporsi, o non prendere posizione. Ci sono
sempre stati presidenti flip-flop, ma nel caso di Trump, abbiamo due
partiti sottosopra, sventrati, dove gerarchia, anzianità, dinastie non
contano più, e quindi posizioni come lo speaker del Congresso o il
leader di maggioranza potrebbero divenire meno ambite.
Non scompariranno nomi e simboli dei partiti, ma è la macchina
stessa del partito a essere stata sbudellata: alle elezioni del 2018 e del
2020 i candidati esterni vicini a Trump potrebbero sfidare quelli del
partito e così tra i democratici. Potrebbe
prevalere la personalità del candidato, i problemi dell’America, non gli
interessi dei partiti e ridursi la politica partigiana che ha prodotto un
enorme debito pubblico, guerre evitabili e un governo invasivo che vuole
legiferare oltre misura, perfino sulle questioni etiche. I due partiti
sono in crisi, perché nonostante abbiano per decenni alimentato un clima di
lotta faziosa, nella realtà, erano finanziati dalle stesse entità e, a
dispetto della retorica opposta, hanno sempre finito per trovarsi d’accordo
su questioni gravi e costanti come il controllo del debito, la riduzione
dei costi sanitari o il miglioramento delle infrastrutture.
Gli elettori hanno percepito lo stile House of Cards della
politica americana e hanno votato Trump o Sanders. Questi aspetti erano già
stati evidenziati da libri importanti come Ruling America.
A History of Wealth and Power in Democracy di Steve
Fraser e Gary Gerstle nel 2005 e in Machiavellian
Democracy di John P. McCormick nel 2011, che
mettono addirittura in discussione che gli Stati Uniti siano una
democrazia.
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