martedì 29 ottobre 2019

IN CINA RADONO AL SUOLO LE CHIESE, MA IL VATICANO PIANGE PER PACHAMAMA


L’idolatria, amazzonica e non


Con tutte le questioni che ci sareb­bero da discutere, tra minacce di dissesti finanziari, epurazioni di gendarmi e Sinodi che s'arrovellano sul dire sì o no ai viri pro­bati e alle diaconesse - ma non s'era fatta una commissione ad hoc che non aveva otte­nuto alcun risultato?- e una fede che in tan­te parti del mondo s'assopisce ogni giorno che passa, la polemica sulle statuette getta­te nel Tevere appare la più sterile. Super­flua.

All'alba di lunedì scorso un uomo dal volto misterioso entra nella chiesa di Santa Maria in Traspontina e ruba le piccole Pa­chamama che erano state portate, tra ca­noe, reti arcobaleno, mestoli e altre vario­pinte espressioni dell'artigianato amazzo­nico. Installazione lecita e autorizzata per sensibilizzare tutti ai drammi della regione latinoamericana. Prese le statuette. una a una sono state scaraventate nel Tevere, co­me volevano fare nell'Ottocento gli anticle­ricali con il cadavere imbalsamato di Pio IX. Sarebbe finita la vicenda, con l'ola di chi considera il raid una riparazione per la profanazione e chi ritiene che si trattasse nient'altro che d'un furto e quindi un reato. Martedì, però, è tornato sull'argomento il sito ufficiale Vatican News, con un edito­riale del direttore Andrea Tornielli che - citando anche san John Newman - defini­sce i responsabili di quanto accaduto "nuo­vi iconoclasti".

Pope Francis Asks Pardon for Theft of ‘Pachamama’ Fertility Statues
E qui, anziché chiudere il caso, si scatena il pandemonio. Perché par­lare di iconoclastia a proposito delle statui­ne che ritraggono una signora ignuda e in­cinta significa attribuire a esse il significa­to di immagine sacra. Ma sacra per chi? Dal Vaticano, la scorsa settimana, è stato spie­gato che la statua non rappresenta la Vergi­ne Maria. Quindi? Per chi sarebbe sacra? Se non è la Madonna, in cosa consisterebbe la sua sacralità? Nell'essere la dea della fertilità? Non risulta che il cristianesimo contempli tale divinità. Padre Antonio Spa­daro, direttore della Civiltà Cattolica e membro del Sinodo, è andato oltre con un tweet che paragona l'affogamento delle Pa­chamama lignee alla devastazione delle
statue operata dalle milizie del Califfato islamico: "L'operazione dell'Isis - scrive Spadaro commentando la foto postata che ritrae i fondamentalisti armati di piccone scagliarsi contro le statue - che fu definita come 'la più grande demolizione degli idoli pagani dell'epoca moderna'. I miliziani hanno giustificato la loro azione afferman­do di dover 'distruggere gli idoli in quanto rappresentazioni diverse da Dio'".

A parte che c'è una differenza evidente tra installa­re degli idoli in un museo e sull'altare di una chiesa cattolica, sarebbe stato interes­sante che analoghi parallelismi storico-ar­tistici fossero stati fatti ogniqualvolta che il regime cinese ordina di radere al suolo le chiese cattoliche tra una provincia e l'altra dell'immenso paese asiatico. O quando un amministratore voglioso di compiacere Pe­chino ordina di rimuovere tutte le croci vi­sibili perché "deturpano lo skyline cittadi­no". O quando, ancora, si impedisce al clero locale di partecipare alle esequie di un ve­scovo rimasto fedele a Roma, negando alla salma di riposare in cattedrale, come ulti­mo sfregio. Su questo, mai un tweet, mai un editoriale indignato con l'ausilio di citazio­ni di santi. E qui di iconoclastia ci sarebbe da parlare in abbondanza. Ma non si può dire: le ragioni della politica, del più vera­ce realismo politico oggi imperante, impon­gono il silenzio.
 
Il Santuario di“Nostra Signora della Montagna” ad Anlong (Guizhou).
abbattuto dopo l'accordo firmato col Vaticano nel 2018

O meglio, impongono di di­re che tutto va bene, che il dialogo vince su tutto, che la riconciliazione è avviata e che il sogno ora è di fare i biglietti del viaggio aereo papale per Pechino. Chi dissente è istantaneamente iscritto nel catalogo di co­loro che "attaccano il Papa" (come è solito dire il cardinale Maradiaga).

 E così il cardi­nale Joseph Zen, che non appare meno de­gno d'attenzione di un altro illustre porpo­rato qual è il cardinale Claudio Hummes, relatore del Sinodo amazzonico e redattore del documento finale, diventa un anziano prete che vive nel passato, incapacitato a comprendere come va il mondo. 
E le chiese rase al suolo? Capita. Il problema sono le Pachamama buttate nel Tevere. (mat.mat)ilfoglio 24 ottobre



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