giovedì 17 ottobre 2019

LA LEZIONE DI DON GIUSSANI



Dopo tutto quello che abbiamo visto in questi anni (e quello che stiamo vedendo!), scrive Leonardo Lugaresi, non credo sia un giudizio temerario affermare che il problema principale, nel gregge di Cristo, non sono tanto le pecore quanto i pastori.
Anche per questo, continua, “ mi sono sembrate importantissime e quanto mai attuali queste parole di don Luigi Giussani, pronunciate quasi trent'anni fa e opportunamente fatte riascoltare da don Carrón alla giornata di inizio anno del movimento di Comunione e Liberazione un paio di settimane fa”.
LA LEZIONE DI DON GIUSSANI

«L’autorità, la guida, è proprio il contrario del potere, non esiste neanche una virgola, neanche un punto della parola potere. Per questo, è assente completamente, di fronte al concetto di autorità nel popolo di Dio, a qualsiasi livello, è assente completamente ogni riflesso di timore: perché al potere corrisponde il timore, e uno per liberarsi del timore si deve infischiare del potere. Che cos’è questa autorità? [...] l’autorità è il luogo dove la lotta per affermare e la verifica per convalidare che la proposta di Cristo è vera, cioè è risposta alla percezione, alle esigenze del cuore [...] è più limpida e più semplice – per questo non fa timore –, è più pacifica. L’autorità è il luogo dove la verifica tra la percezione, tra le esigenze del cuore e la risposta che è data dal messaggio di Cristo è più limpida e più semplice, e perciò è più pacifica. [...] L’autorità è il luogo dove il nesso tra le esigenze del cuore e la risposta data da Cristo è più limpido, è più semplice, è più pacifico. [Ciò] indica che l’autorità è un essere, non una sorgente di discorso. Anche il discorso è parte della consistenza dell’essere, ma soltanto come riflesso. Insomma, l’autorità è una persona vedendo la quale uno vede che quel che dice Cristo corrisponde al cuore. Da questo il popolo è guidato.
Allora, seconda idea, il problema non è seguire ... Il problema è seguire, ma non è indicato completamente e bene o meglio dalla parola «seguire»: è più indicato dalla parola «figliolanza»Dell’autorità si è figli. Un figlio prende il ceppo dal padre, fa proprio, è costituito dal ceppo che gli viene dal padre, è costituito di suo padre. Per questo è tutto preso. L’autorità tutto mi prende, non è una parola che mi fa paura o mi fa temere o che “seguo”. Mi prende. Perciò, allora, la parola «autorità»... è la parola «autorità» che potrebbe avere come sinonimo la parola «paternità», dunque generatività, generazione, comunicazione di genus, comunicazione di ceppo di vita. Il ceppo di vita è l’io mio che viene investito e reso diverso da questo rapporto. La parola «autorità», che corrisponde alla parola «paternità», è seguita dalla parola «libertà», genera libertà. L’essere figli è la libertà. [...] Perciò l’autorità è vera o veramente sperimentata come tale quando fa esplodere la mia libertà, fa esplodere la mia coscienza personale e la mia responsabilità personale, la mia coscienza e la mia responsabilità personale».
Mi pare che qui, conclude Lugaresi, vi sia una preziosa indicazione di metodo su come affrontare il periodo di confusione e smarrimento che dobbiamo attraversare, in uno stato di cose che non possiamo cambiare, ma che non può e non deve impedire l'esperienza della liberazione portata dalla fede in Cristo.

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