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Dopo
tutto quello che abbiamo visto in questi anni (e quello che stiamo vedendo!), scrive
Leonardo Lugaresi, non credo sia un giudizio temerario affermare che il
problema principale, nel gregge di Cristo, non sono tanto le pecore quanto i
pastori.
Anche per
questo, continua, “ mi sono sembrate importantissime e quanto mai attuali
queste parole di don Luigi Giussani,
pronunciate quasi trent'anni fa e opportunamente fatte riascoltare da don
Carrón alla giornata di inizio anno del movimento di Comunione e Liberazione un
paio di settimane fa”.
LA
LEZIONE DI DON GIUSSANI
«L’autorità, la guida, è proprio il
contrario del potere, non esiste neanche una virgola, neanche
un punto della parola potere. Per questo, è assente completamente, di fronte al
concetto di autorità nel popolo di Dio, a qualsiasi livello, è assente
completamente ogni riflesso di timore: perché al potere corrisponde il timore,
e uno per liberarsi del timore si deve infischiare del potere. Che cos’è questa
autorità? [...] l’autorità è il luogo dove la lotta per affermare e la verifica
per convalidare che la proposta di Cristo è vera, cioè è risposta alla
percezione, alle esigenze del cuore [...] è più limpida e più semplice – per questo
non fa timore –, è più pacifica. L’autorità
è il luogo dove la verifica tra la percezione, tra le esigenze del cuore e la
risposta che è data dal messaggio di Cristo è più limpida e più semplice, e
perciò è più pacifica. [...] L’autorità è il luogo dove il nesso tra le
esigenze del cuore e la risposta data da Cristo è più limpido, è più semplice,
è più pacifico. [Ciò] indica che l’autorità è un essere, non una sorgente di
discorso. Anche il discorso è parte della consistenza dell’essere, ma soltanto come
riflesso. Insomma, l’autorità è una persona vedendo la quale uno vede
che quel che dice Cristo corrisponde al cuore. Da questo il popolo è guidato.
Allora, seconda idea, il problema non è
seguire ... Il problema è seguire, ma non è indicato completamente e bene o meglio
dalla parola «seguire»: è più indicato
dalla parola «figliolanza». Dell’autorità si è figli. Un figlio
prende il ceppo dal padre, fa proprio, è costituito dal ceppo che gli viene dal
padre, è costituito di suo padre. Per questo è tutto preso. L’autorità tutto mi
prende, non è una parola che mi fa paura o mi fa temere o che “seguo”. Mi
prende. Perciò, allora, la parola «autorità»...
è la parola «autorità» che potrebbe avere come sinonimo la parola «paternità»,
dunque generatività, generazione, comunicazione di genus, comunicazione di
ceppo di vita. Il ceppo di vita è l’io mio che viene investito e reso diverso
da questo rapporto. La parola
«autorità», che corrisponde alla parola «paternità», è seguita dalla parola
«libertà», genera libertà. L’essere figli è la libertà. [...] Perciò l’autorità è vera o veramente
sperimentata come tale quando fa esplodere la mia libertà, fa esplodere la mia
coscienza personale e la mia responsabilità personale, la mia coscienza e la
mia responsabilità personale».
Mi pare
che qui, conclude Lugaresi, vi sia una preziosa indicazione di metodo su come
affrontare il periodo di confusione e smarrimento che dobbiamo attraversare, in
uno stato di cose che non possiamo cambiare, ma che non può e non deve impedire
l'esperienza della liberazione portata dalla fede in Cristo.
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