Le settimane della manovra finanziaria sono state uno straordinario
esercizio di masochismo
Di Antonio
Polito
C’è una coazione a ripetere nei governi cui partecipa la sinistra da 25
anni a questa parte; una specie di maledizione, come se lassù ci fosse qualcuno
che le vuole talmente male da farle commettere sempre lo stesso errore.

In materia fiscale la politica degli annunci è suicida. Le cose o si fanno o non si fanno. Un tempo si metteva tutta questa parte
nel decretone di fine anno proprio per tagliare corto alle discussioni. Oggi invece il governo è così dilaniato tra
gli interessi elettorali divergenti dei tre contraenti, quanto se non più del
precedente, che ognuno ritiene le proprie sorti distinte e divergenti da quelle
degli altri, e dunque combatte all’ultimo sangue anche sulla più insignificante
delle accise.
Il ritorno di un ministro «politico» al Tesoro (che mancava dai tempi della
Prima Repubblica, all’inizio anche Tremonti era un «tecnico») aveva fatto
sperare in una guida di questo caotico processo. Così non è stato. E non certo
solo per colpa del povero Gualtieri.
di Antonio Polito Corriere della sera | 22 ottobre 2019
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