A fine luglio, esattamente cinquanta anni fa, il vescovo Biancheri fece venire a Rimini don Luigi Giussani. Ecco un estratto di quello che disse il fondatore di GS-CL alla tre giorni del clero diocesano: parole di sorprendente attualità.
Qual è il problema numero uno dei cristiani?
«Il male supremo dei cristiani, ha detto il cardinale Wright, è la perdita della loro identità, cioè della coscienza della propria personalità; infatti il valore, il contributo originale, che possiamo portare al mondo, la nostra utilità, è nella misura in cui abbiamo una nostra personalità, non nella misura in cui ci confondiamo, in cui mettiamo acqua altrui nel nostro vino. Oggi, purtroppo, nella storia del mondo, manca la persona “diversa”: non c’è l’identità cristiana.»
«Il male supremo dei cristiani, ha detto il cardinale Wright, è la perdita della loro identità, cioè della coscienza della propria personalità; infatti il valore, il contributo originale, che possiamo portare al mondo, la nostra utilità, è nella misura in cui abbiamo una nostra personalità, non nella misura in cui ci confondiamo, in cui mettiamo acqua altrui nel nostro vino. Oggi, purtroppo, nella storia del mondo, manca la persona “diversa”: non c’è l’identità cristiana.»
Che cosa definisce l’essere prete?
«Ciò che definisce la nostra personalità è il fatto per cui Dio ci ha scelti: la consapevolezza netta dell’essere eletti, inviati – “andate” – per annunciare il disegno del Padre, per dare al mondo la cosa di un Altro che è per il mondo: questo è tutto quanto possiamo dire di noi. Abbiamo grinta nel mondo e di fronte a noi stessi, abbiamo consistenza nella nostra vita, e perciò possibilità di gusto e senso di sicurezza – senza sicurezza non si costruisce nulla – nella misura in cui abbiamo questa coscienza.»
«Ciò che definisce la nostra personalità è il fatto per cui Dio ci ha scelti: la consapevolezza netta dell’essere eletti, inviati – “andate” – per annunciare il disegno del Padre, per dare al mondo la cosa di un Altro che è per il mondo: questo è tutto quanto possiamo dire di noi. Abbiamo grinta nel mondo e di fronte a noi stessi, abbiamo consistenza nella nostra vita, e perciò possibilità di gusto e senso di sicurezza – senza sicurezza non si costruisce nulla – nella misura in cui abbiamo questa coscienza.»
Qual è il contenuto dell’annuncio cristiano?
«Il contenuto dell’annuncio è che Dio si è coinvolto, ha assunto tutta quanta la nostra realtà umana, come uno di noi, in mezzo a noi: Dio, cioè Tutto, è diventato uno di noi: non abbiamo più bisogno di nient’altro. San Tommaso in un brano dice: “sicut qui haberet librum ubi esset tota scientia, non quaereret nisi ut sciret illum librum, sic et nos non oportet amplius quaerere nisi Christum” (nota*). Ma come è difficile toglierci dalla impressione che si tratti di esagerazione, di “per modo di dire”! E’ questa impressione che ci rende così inincidenti nel mondo: noi non siamo nulla se non siamo nella posizione di san Tommaso; soltanto così abbiamo una faccia diversa, siamo personalità nuove, abbiamo da dire qualche cosa, abbiamo da portare la salvezza.»
«Il contenuto dell’annuncio è che Dio si è coinvolto, ha assunto tutta quanta la nostra realtà umana, come uno di noi, in mezzo a noi: Dio, cioè Tutto, è diventato uno di noi: non abbiamo più bisogno di nient’altro. San Tommaso in un brano dice: “sicut qui haberet librum ubi esset tota scientia, non quaereret nisi ut sciret illum librum, sic et nos non oportet amplius quaerere nisi Christum” (nota*). Ma come è difficile toglierci dalla impressione che si tratti di esagerazione, di “per modo di dire”! E’ questa impressione che ci rende così inincidenti nel mondo: noi non siamo nulla se non siamo nella posizione di san Tommaso; soltanto così abbiamo una faccia diversa, siamo personalità nuove, abbiamo da dire qualche cosa, abbiamo da portare la salvezza.»
Come annunciare il Vangelo alle persone?
«Bisogna porsi con chiarezza oltre che con amore, così da aspettare che vengano. La chiarezza non è l’andare in fabbrica a dire “Gesù, Gesù!”. Ma nel dire che tu sei comunione, affinché sappiano chi sei; senza pretendere che lo siano anche loro, ma sia chiaro chi sei tu: questo è il martirio, e non solo in senso etimologico. Porsi con chiarezza, esplicitamente, aver la propria faccia, la propria identità: verranno quando Dio li farà venire. Non pretendere nulla. Condividere con un proprio metodo. Quello che deriva, ad esempio, dalla antropologia marxista non può essere il metodo che nasce dall’antropologia cristiana; la giustizia del marxista non è la mia; perché se il bisogno umano cui si intende rispondere è identico, la risposta in quanto è definitoria, in quanto è concezione, è diversa; e la differenza, in un modo o nell’altro, salterà fuori.»
«Bisogna porsi con chiarezza oltre che con amore, così da aspettare che vengano. La chiarezza non è l’andare in fabbrica a dire “Gesù, Gesù!”. Ma nel dire che tu sei comunione, affinché sappiano chi sei; senza pretendere che lo siano anche loro, ma sia chiaro chi sei tu: questo è il martirio, e non solo in senso etimologico. Porsi con chiarezza, esplicitamente, aver la propria faccia, la propria identità: verranno quando Dio li farà venire. Non pretendere nulla. Condividere con un proprio metodo. Quello che deriva, ad esempio, dalla antropologia marxista non può essere il metodo che nasce dall’antropologia cristiana; la giustizia del marxista non è la mia; perché se il bisogno umano cui si intende rispondere è identico, la risposta in quanto è definitoria, in quanto è concezione, è diversa; e la differenza, in un modo o nell’altro, salterà fuori.»
La Chiesa cattolica oggi è tesa alla missione?
«Se c’è un sintomo del nostro abominio presente è proprio l’aver non solo lasciato andare la tensione missionaria, ma addirittura l’aver teorizzato questo, “per rispettare le coscienze”. L’azione missionaria non è solo quella in Africa o in Brasile, ma quella della comunità, di tutti coloro che sono nella comunità. L’azione missionaria è dovunque il cristiano è, in qualunque situazione la comunità è: nel quartiere, nello stabilimento, nella scuola, in politica, nel sindacato, in casa, tra gli amici … perché l’azione missionaria è parte integrante, è dimensione normale dell’autenticità della vita cristiana. E’ uno struggimento – come dice S. Paolo – affinché Cristo sia riconosciuto, accettato, domini: non c’è altro amore vero agli uomini che questo struggimento.»
«Se c’è un sintomo del nostro abominio presente è proprio l’aver non solo lasciato andare la tensione missionaria, ma addirittura l’aver teorizzato questo, “per rispettare le coscienze”. L’azione missionaria non è solo quella in Africa o in Brasile, ma quella della comunità, di tutti coloro che sono nella comunità. L’azione missionaria è dovunque il cristiano è, in qualunque situazione la comunità è: nel quartiere, nello stabilimento, nella scuola, in politica, nel sindacato, in casa, tra gli amici … perché l’azione missionaria è parte integrante, è dimensione normale dell’autenticità della vita cristiana. E’ uno struggimento – come dice S. Paolo – affinché Cristo sia riconosciuto, accettato, domini: non c’è altro amore vero agli uomini che questo struggimento.»