Stralcio dal colloquio tra Don Nicola
Bux e il Card. Camillo Ruini e il Senatore Gaetano Quagliariello. L’incontro
merita di essere visto tutto.
Domanda: Rimanere attaccati al Magistero della Chiesa e
recuperare il gusto della battaglia, oggi, vuol dire anche riempire le
piazze d’Italia per manifestare contro il DDL Zan?
Quagliariello: Penso che su questo tema sarebbe importante
organizzare una battaglia.
A diversi livelli: giuridico, in Parlamento e anche
con momenti di mobilitazione, che vanno però pensati e organizzati come furono
organizzati i primi Family day, per capirci. Perché momenti, diciamo così,
improvvisati, servono a quel che dicevo prima, magari a guadagnare qualche
tweet, però poi alla fine sono controproducenti.
Credo che quel DDl abbia a che
fare profondamente con il tema della verità e in qualche modo con il politicamente
corretto. Non si ha il coraggio di ammettere, da parte dello stesso estensore,
ciò che quel disegno di legge contiene. Non si tratta di colpire chi fa uso di
violenza, sia pure violenza verbale. Quel disegno di legge prevede un reato di
opinione. Determinate opinioni possono essere punite penalmente. Sotto questo
aspetto alcuni contenuti di quel disegno di legge avrebbero potuto essere
ospitati dal Codice Rocco (due codici, adottati in materia penale durante il
ventennio fascista in Italia, ndr), un Codice Rocco rivisto ed aggiornato ai
tempi di oggi, cioè è espressione di regimi autoritari, se non totalitari,
passati ai raggi X del politicamente corretto. Ma sempre reati di opinione
rimangono. Su questo dovremmo impostare la nostra opposizione al DDL, e se lo
si facesse con intelligenza, si potrebbe suscitare sdegno indipendentemente
dalla materia. Perché quello che è veramente grave è che chi esprime
un’opinione senza usare violenza, senza offendere può essere incriminato. E
avere anche in teoria una condanna a molti anni. E questa cosa non è passata
fin qui [nell’opinione pubblica], e questa sarebbe una cosa su cui
riorganizzarci però, ripeto, con intelligenza. Se si tratta semplicemente di
organizzare subito una piccola manifestazione e poi fondamentalmente
rassegnarsi a far passare il provvedimento, sarebbe un’altra occasione
persa.
Ruini: Io vorrei condividere fino in fondo quello che ha detto il senatore
Quagliariello, Questo è un tipico esempio di dittatura del relativismo. Cioè,
in nome di alcune idee, essi ritengono non solo di poterle affermare, ma di
criminalizzare idee diverse. E quindi un relativismo che diventa in realtà
un assolutismo. E qui noi proprio dobbiamo difendere la libertà di espressione,
guai se cediamo su questo! E devo dire che in questo caso la CEI si è espressa
in maniera tempestiva e chiara; però che cosa è accaduto?
Che anche i giornali
cattolici continuano a essere piuttosto ambigui, a dire, sì, è così, sotto un
certo aspetto, però ci sono anche altre interpretazioni possibili, ecc. ecc.. E
non si dice invece come ha detto giustamente, in maniera chiara, il prof.
Quagliariello che se concediamo questa possibilità di censurare giuridicamente,
penalmente non delle offese, non delle istigazioni a colpire, ma semplicemente delle
valutazioni di ordine antropologico e morale, allora veramente la libertà è in
pericolo. E su questo credo anch’io che insistendo e lanciando queste idee alla
grande opinione [pubblica] si possano ottenere vastissimi consensi; è ridicolo
che la differenza fra uomo e donna possa venire alla fine criminalizzata.
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