«Sono troppo povera per curarmi. Mi resta solo l’eutanasia»
L'incredibile storia di Kat (nome di
fantasia), trentenne affetta dalla sindrome di Ehlers-Danlos, alla quale lo
Stato ha offerto l'eutanasia al posto delle cure. «Vorrei vivere, ma se non
posso curarmi non mi resta che morire»
La storia di Kat
La storia della donna affetta dalla sindrome di Ehlers-Danlos (Eds) può
apparire sconvolgente, ma non è così rara in Canada dove molte persone sono
costrette a morire (con il beneplacito dello Stato) semplicemente perché le
cure palliative non sono disponibili per tutti.
Kat ha scoperto dieci anni fa di essere affetta dalla Eds, una condizione
genetica ereditaria caratterizzata dall’indebolimento del collagene che causa
ipermobilità delle giunture (soggette a frequenti slogature e sublussazioni),
pelle fragile e ipersensibile, dolori muscolo-scheletrici diffusi e cronici.
Eutanasia sì, cure mediche no
Da anni la donna assume oppiodi per alleviare il dolore, limitandosi a
curare i sintomi che di volta in volta si presentano, ma «a causa della mia
situazione finanziaria e della mia disabilità non posso permettermi le cure che
aiuterebbero davvero a migliorare la mia qualità della vita», ha dichiarato in
un’intervista a Ctv News.
Esasperata dalla sua situazione, continua Kat, «ho pensato: se non posso
curarmi, perché non morire? Ho fatto richiesta per il Maid (Medical Assistance
in Dying) l’anno scorso e i medici hanno ritenuto che le mie sofferenze fossero
sufficienti per avere l’eutanasia, non però per mobilitare le risorse
necessarie a curarmi». In effetti, la Fraser Health, uno dei cinque enti che
gestisce la sanità nella provincia della British Columbia, ha scritto nei
documenti approvando la “buona morte”: «Non ci sono altre cure o interventi
adatti ai bisogni del paziente o alle sue disponibilità finanziarie».
Morire di povertà in Canada
Kat, che ha appena sofferto malfunzionamenti agli organi vitali a causa
della malattia, in realtà non vuole morire e ha utilizzato l’intervista ai
media canadesi nella speranza che il governo, mosso a compassione, le apra la
strada per ottenere le cure palliative. Fino ad ora però nessuno si è mosso,
fatta eccezione per la Fraser Health che le ha comunicato di scegliere
“liberamente” la data per morire.
Il caso di Kat non è isolato in Canada. Sempre più pazienti chiedono
infatti l’iniezione letale perché troppo poveri per curarsi. In un provocatorio
commento, l’accademico Yuan Yi Zhu ha scritto a maggio sullo Spectator che l’eutanasia in
Canada serve di fatto a sopprimere i poveri. Una pratica che non
deve dispiacere troppo al governo, che ogni anno in Parlamento snocciola i dati
su quanto lo Stato può risparmiare grazie alla “buona morte”.
La legge più permissiva al mondo
Il Canada è forse il paese con la legislazione
sull’eutanasia più permissiva al mondo. Nel 2020 sono morte
con l’iniezione letale 7.595 persone, un dato impressionante se si considera
che la legge sulla “buona morte” è stata approvata solo nel 2016.
Dall’anno scorso, non è più necessario soffrire di una malattia terminale o
che porti in un tempo “ragionevolmente prevedibile” al decesso. Basta essere
affetti da una patologia che «non può essere alleviata in condizioni ritenute
accettabili» soggettivamente. Da marzo, basterà avere un disturbo psicologico
per essere uccisi.
«Dov’è la libertà di scelta?»
La storia di Kat presenta un ultimo elemento inquietante. La donna è stata
spinta verso l’eutanasia dall’assenza di disponibilità di centri dove ottenere cure
palliative. Non solo la provincia della British Columbia non sta facendo nulla
per ampliare i propri servizi e rispondere alle esigenze della comunità. Ma nel
febbraio dell’anno scorso il governo ha
chiuso l’Irene Thomas Hospice, centro che forniva cure
palliative, solamente perché la direzione si era rifiutata di fornire ai propri
pazienti l’eutanasia.
Come disse in un’intervista a Tempi Angelina Ireland, a capo del consiglio di amministrazione della struttura chiusa dal governo, «perché si vuole chiudere l’unico santuario in cui i pazienti vengono curati e non uccisi? Si può morire nei parchi, sulle montagne, a casa, in ospedale. Noi non offriamo l’eutanasia perché è incompatibile per definizione con le cure palliative, che noi forniamo alla comunità. La “buona morte” ormai è una ideologia. Ma la famosa libertà di scelta dov’è?». È morta anch’essa con l’approvazione dell’eutanasia legale.
LEONE GROTTI da Tempi
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