LA CORTE SUPREMA ANNULLA LA SENTENZA SUL DIRITTO ALL’ABORTO.
La Conferenza dei
vescovi cattolici degli Stati Uniti (Usccb) – che lo scorso anno si era divisa sul
dibattito dell’accesso ai sacramenti per i politici cattolici che promuovessero
politiche pro-choice – ha parlato di “un giorno storico nella vita del nostro Paese”.
“L’America è stata fondata sulla
verità che tutti gli uomini e le donne sono creati uguali, con il diritto, dato
da Dio, alla vita, alla libertà e alla ricerca della felicità”, sottolinea la
nota dei vescovi. “Preghiamo che i nostri funzionari eletti promulghino leggi e
politiche che promuovano e proteggano i più vulnerabili tra noi”.
UN'AMERICA POST ROE
Il “primo pensiero”,
scrivono ancora Gomez e Lori, è per “i piccoli a cui è stata tolta
la vita dal 1973”, ma anche per “tutte le donne e gli uomini che hanno sofferto
a causa dell'aborto”: “Come Chiesa, dobbiamo servire coloro che affrontano
gravidanze difficili e circondarli di amore”. I vescovi ringraziano gli
“innumerevoli americani comuni di ogni estrazione sociale” che in questi anni
“hanno collaborato pacificamente per educare e persuadere i loro vicini
sull’ingiustizia dell'aborto, per offrire assistenza e consulenza alle donne e
per lavorare per alternative all’aborto, tra cui l’adozione, l'affido e
politiche pubbliche che sostengono veramente le famiglie”.
“Il loro lavoro per la
causa della vita riflette tutto ciò che di buono c’è nella nostra democrazia, e
il movimento pro-vita merita di essere annoverato tra i grandi movimenti per il
cambiamento sociale e i diritti civili della storia della nostra nazione”, scrivono nella
nota.
E aggiungono: “Ora è
il momento di iniziare il lavoro di costruzione di un’America post-Roe. È il
momento di sanare le ferite e di riparare le divisioni sociali; è il momento di
una riflessione ragionata e di un dialogo civile, e di unirsi per costruire una
società e un’economia che sostengano i matrimoni e le famiglie, e in cui ogni
donna abbia il sostegno e le risorse di cui ha bisogno per mettere al mondo il
proprio figlio con amore”.
LE DICHIARAZIONI DI
O'MALLEY CUPICH E PAGLIA
In serata sono giunte anche le dichiarazioni dei cardinali Sean O'Malley, arcivescovo di Boston, e Blase Cupich,
arcivescovo di Chicago.
O'Malley ha parlato di una
decisione "profondamente significativa e incoraggiante". "Il
nostro continuo impegno nel sostenere la nostra posizione sulla protezione dei
bambini non nati è coerente con la nostra
difesa di questioni che riguardano la dignità di tutte le persone in tutte le
fasi e in tutte le circostanze della vita", ha chiarito il cardinale.
"
La Chiesa impiega questo principio di coerenza nell'affrontare le questioni
razziali, la povertà e i diritti umani in generale. È una posizione che
presenta un argomento morale come fondamento per la legge e la politica di
protezione della vita umana".
Cupich, da parte sua, accogliendo "con favore" la
sentenza della Corte Suprema, ha ribadito in uno statement la convinzione
della Chiesa cattolica "che ogni vita umana sia sacra, che ogni persona
sia fatta a immagine e somiglianza di Dio e che quindi meriti riverenza e
protezione".
"Questa
convinzione è il motivo per cui la Chiesa cattolica è il più grande fornitore di
servizi sociali del Paese, molti dei quali mirano a eliminare la povertà
sistemica e l'insicurezza sanitaria che intrappolano le famiglie in un ciclo di
disperazione e limitano le scelte autentiche".
"Questa sentenza - ha aggiunto
il porporato - non è la fine di un percorso, ma piuttosto un nuovo inizio.
Sottolinea la necessità di comprendere coloro che non sono d'accordo con noi e
di inculcare un'etica del dialogo e della cooperazione. Cominciamo con
l'esaminare la nostra coscienza nazionale, facendo il punto su quei luoghi
oscuri nella nostra società e nei nostri cuori che si rivolgono alla violenza e
negano l'umanità dei nostri fratelli e sorelle, e mettiamoci al lavoro per
costruire il bene comune scegliendo la vita".
Per monsignor Vincenzo
Paglia, presidente della Pontificia Accademia per la Vita, "di fronte a una
società occidentale che sta perdendo la passione per la vita, questo atto è un
forte invito a riflettere insieme sul tema serio e urgente della generatività
umana e delle condizioni che la rendono possibile; scegliendo la vita, si gioca
la nostra responsabilità per il futuro dell'umanità".
ANCHE “AMERICA
– THE JESUIT REVIEW
È intervenuta
con numerosi articoli sul pronunciamento della “SCOTUS “ (Supreme Court Of The
United States”, sostenendo la decisione della Corte, ma con molte sfumature,
molto preoccupata delle ripercussioni sociali complicate e divisive.
Il titolo di ieri:
The end of Roe v.
Wade: Reactions and analysis from the Catholic world
Titolo del primo
articolo
Roe v. Wade era una farsa legale e morale. La
sua fine può portare vera giustizia alle donne e ai non nati.
Come da tempo, i redattori di AMERICA continuano
a sostenere che, in quanto questione
costituzionale, la regolamentazione dell'aborto è principalmente una
questione di legislatori statali; sotto
il profilo morale, la vita umana non nata ha dignità sacra e merita
protezione legale; e infine, dal
punto di vista politico, le questioni complicate e divisive che circondano
l'aborto non possono essere affrontate in modo efficace quando l'unica vera
sede della questione è la Corte Suprema.
I
redattori sostengono l'odierna inversione
di rotta di Roe e Casey, ma riconoscono anche che la vita non ancora nata
non può essere difesa solo limitando legalmente la disponibilità dell'aborto. Continuiamo
quindi a chiedere un maggiore sostegno alle politiche per aiutare le donne
incinte e le famiglie con bambini, in particolare dal movimento pro-vita, a
ridurre l'incidenza dell'aborto.
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