mercoledì 15 giugno 2022

L’ABORTO NON E’ UN DIRITTO UMANO

VESCOVI UE: L'ABORTO COME DIRITTO UMANO È UNA DERIVA ANTROPOLOGICA

 Robi Ronza

EUROPA  PER FORTUNA CHE C’È IL RESTO DEL MONDO

Ieri il Parlamento Europeo ha approvato con 364 voti favorevoli, 154 contrari e 37 astensioni una risoluzione del titolo “Minacce globali ai diritti sull’aborto: la possibile revoca dei diritti all’aborto negli Stati Uniti da parte della Corte Suprema”.

La risoluzione era stata presentata da Socialisti e Democratici, Verdi, Liberali di Renew Europe e Sinistra. Tra gli eurodeputati italiani hanno votato compattamente contro solo quelli di Fratelli d’Italia e di Forza Italia.


La stupefacente notizia, scarsamente o per nulla ripresa dalla grande stampa, si presta ad osservazioni su diversi piani. Li esamino ad uno ad uno, dai più formali ai più sostanziali..

In primo luogo è un grave caso di quella che si potrebbe definire un’interferenza preventiva negli affari interni di un altro Stato, e per di più di un grande Stato amico. Con tale risoluzione il Parlamento Europeo dice la sua neanche su una legge vigente ma su un dibattito politico in corso negli Usa. Vorremmo vedere come reagirebbe, e in ogni caso come noi europei reagiremmo, se il Congresso degli Stati Uniti votasse una risoluzione in cui ci si spiegasse che cosa dovremmo fare noi a proposito di questo o di quello, e tanto più su un tema di tale importanza.

In secondo luogo dal testo della risoluzione si capisce che i suoi autori non sanno quale sia il nocciolo della questione, che è diverso da come appare a chi si basi sulle notizie inesatte che circolano al riguardo in Europa. Negli Stati Uniti la legislazione tra l’altro sull’aborto è competenza non dell’Unione, di Washington bensì degli Stati membri. La pratica legale dell’aborto divenne possibile negli Usa, e fino alla nascita!, a seguito di una sentenza della Corte Suprema del 1973. Adesso sembra che la Corte Suprema stia per decidere di abrogare tale sentenza e restituire perciò agli Stati membri degli Usa quello che è un loro potere costituzionale. Siccome però, aggiungo, la grande maggioranza di essi conserva nella propria legislazione la legge contro l’aborto o intende legiferare in tal senso, gli abortisti incondizionati (che sono in minoranza negli Stati Uniti) protestano a priori contro l’eventualità di tale restituzione. In altre parole protestano contro la Carta costituzionale vigente.

Ciò detto, vengo alla sostanza della questione riprendendo tra l’altro alcuni argomenti di una dichiarazione dell’eurodeputato Massimiliano Salini, Forza Italia, uno di coloro che a Strasburgo hanno votato contro il documento.

Al suo paragrafo 24 l la risoluzione afferma’ l’esistenza di un diritto universale all’aborto che dovrebbe essere riconosciuto come “diritto fondamentale” dall’UE. Ebbene quale che sia il desiderio dei promotori della risoluzione, la pratica dell’aborto come un diritto, e ancor più come un diritto fondamentale, non rientra tra i principi che stanno alla base dell’Unione Europea (e nemmeno, osserviamo noi, dell’Onu), Né la si ritrova nella Dichiarazione universale dei diritti dell’Uomo.

Gli Stati membri dell’Unione conservano il diritto e la libertà di legiferare su questo tema, che invece la risoluzione ignora, come pure ignora le competenze degli Stati membri in quanto responsabili ultimi della salute dei loro cittadini.

Con tale risoluzione l’Europarlamento preannuncia di non rispettare la possibile decisione che la Corte Suprema degli Stati Uniti potrebbe adottare sull’aborto.  Non è compito del Parlamento europeo ammonire un Paese democratico come gli Stati Uniti sui valori che, secondo i nostri parametri, dovrebbe rispettare o difendere.

E non solo. La risoluzione afferma inoltre che:

–  con l’approvazione di leggi più restrittive su queste pratiche in alcuni Stati o con l’attesa sentenza della Corte di Giustizia degli Stati Uniti, il risultato sarà più dannoso per il “diritto all’aborto”. Senza dubbio, e proprio per questo motivo, si potrebbe sostenere che questi cambiamenti saranno più vantaggiosi per il diritto alla vita dei non nati.

– Ci ricorda che “la vita di donne e ragazze in tutti gli Stati Uniti sarebbe influenzata da una decisione della Corte Suprema”, oscurando proprio gli effetti benefici di una legislazione che promuove il diritto alla vita per gli esseri umani non ancora nati, comprese le non nate donne ossia circa la metà dei nascituri.

– Cita il caso delle madri adolescenti, ma non fornisce alternative se non una maggiore permissività nell’accesso all’aborto.

– Critica il fatto che le ONG legate alla “destra cristiana” che sostengono il diritto alla vita possano continuare a ottenere finanziamenti per svolgere questo lavoro.

– Afferma che un accesso equo ai servizi abortivi… “aumenta la capacità delle donne di migliorare il loro benessere economico”.

Mentre si deve essere riconoscenti agli eurodeputati che hanno votato contro questa risoluzione l’esito di questo voto merita di venire considerato con attenzione poiché dà un’idea di quale sia oggi in Europa il pensiero dominante in materia specie nelle classi dirigenti, e di quanto lavoro attenda gli europei che difendono la vita. Frattanto si deve essere grati a quella larga maggioranza di Paesi membri dell’Onu che ha finora impedito che l’aborto venisse proclamato “diritto umano” o “diritto fondamentale”.

Aborto, diritto umano? Sarebbe bello sapere che cosa al riguardo ne penserebbero tutti e tutte coloro cui, in nome di tale preteso diritto umano, non è consentito di venire al mondo.

10 giugno 2022

 

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