LEONARDO LUGARESI
Come ottanta anni fa, all’indomani della caduta di Mussolini, la cosa più importante nel comunicato di Badoglio fu la meno avvertita dagli italiani, così oggi, nel diluvio di opinioni e commenti intorno alla fine del governo Draghi e allo scioglimento delle camere, il fatto mostruoso e macroscopico della guerra viene rimosso.
«La guerra continua», anzi è diventata
come un elemento strutturale del panorama di “emergenza permanente” in cui
dobbiamo vivere. Sparita dai titoli, messi da parte i toni drammatici dei primi
mesi, ormai non si parla più del suo andamento, delle sue prospettive, e
soprattutto del modo per porvi fine. La guerra c’è, e basta. Come c’è il
cambiamento climatico o un qualsiasi altro accidente “naturale” a cui gli
uomini non possono sfuggire. «La guerra continua»: indefinitamente, come un
fenomeno naturale. (…)
La guerra è anche il più urgente
problema dell’Italia, perché è direttamente dalla guerra che dipendono molti
dei mali di cui acutamente soffriamo in questo momento e ancor più soffriremo
nel prossimo futuro. Una discussione seria su come il nostro paese possa
contribuire alla fine della guerra dovrebbe perciò essere il principale
argomento della campagna elettorale che si è appena ufficialmente aperta.
Proprio come il 26 luglio del 1943 far cessare la guerra era la prima necessità
degli italiani.
Purtroppo non sarà così: «la guerra continua» è
infatti un dogma indiscutibile accettato praticamente da tutte le forze
politiche ed essa entrerà sì nel dibattito elettorale (di solito del tutto
refrattario agli affari esteri), ma nel modo più perverso ed esiziale possibile,
cioè imponendogli la sua logica.
Quello
che è successo negli ultimi giorni lo indica con sufficiente chiarezza: la
crisi di governo, innescata stoltamente dai pentastellati, i quali però –
essendo il nulla guidati da nessuno – politicamente risultano ormai del tutto
irrilevanti, è stata gestita da Draghi in modo da concludersi esattamente come
si è conclusa. Ignoro i motivi, ma mi sembrerebbe irrispettoso nei suoi
confronti pensare che egli non prevedesse le conseguenze della sua condotta e
non abbia voluto precisamente quell’esito che ha agevolato in ogni modo. Perché Draghi e Letta hanno deciso di
andare alle elezioni adesso? Sempre per rispetto nei loro confronti, debbo
presumere che l’abbiano fatto pensando che sia la scelta più conveniente dal
loro punto di vista.
ELEZIONI ITALIANE 1948 |
Ciò
che accadrà, per una volta è facilmente prevedibile, dato che si sta già
verificando: una grande “chiamata alle
armi” dei “buoni” contro i “cattivi”, per “salvare l’Italia” nel nome di Mario
Draghi, eretto a icona del Bene contro il Male.
Due fronti: da una parte tutti i
buoni, i responsabili, i ragionevoli, i civili, quelli che “devono” vincere
perché altrimenti si fa “il salto nel buio” (e a chi si arruola, sarà perdonato
ogni peccato) … dall’altra la feccia, che sarà stigmatizzata – ed è questa la
funesta novità – non più solo come “sovranista”, “populista” e “fascista”
(parole che anche chi le urla si rende conto che ormai vogliono dire ben poco),
ma soprattutto come “putinista”.
Putiniani, putinisti e puttinieri: la reductio ad Putinum prende
così il posto dell’ormai obsoleta reductio ad Hitlerum come
martello per schiacciare ogni obiezione, accantonare ogni argomento, troncare
ogni dibattito.
In definitiva, per abolire la democrazia, che si fonda innanzitutto sulla legittimazione di tutti gli attori politici, avversari compresi. “C’è la guerra!”, e in guerra chi non è d’accordo con me è un traditore.
Non ho idea di quale potrà essere il
risultato delle elezioni (e se l’avessi non sarebbe da tenere in alcun conto
perché ho sempre sbagliato tutti i pronostici, dal 1976 in qua): credo che gli
italiani accendano molte meno candeline davanti all’icona di Mario Draghi di
quante pensano lorsignori, però sono anche convinto che la paura del “salto nel
buio” sia sempre stato un argomento molto forte per il nostro elettorato. (Per
quel nulla che vale, io ho sempre sospettato che anche il 2 giugno del 1946 il
nostro buon popolo, sempre per via di quella storia del “salto nel buio”, si
sarebbe acconciato a tenersi perfino quei puzzoni dei Savoia, nonostante tutte
le loro malefatte, e che ci sia voluta una manina – in quel caso del tutto
giustificata, a mio modesto avviso – per far uscire dalle urne la repubblica.
Non per nulla il guardasigilli Togliatti, che non era certo uno sprovveduto, diede
ordine di distruggere immediatamente le schede elettorali).
In
ogni caso, comunque andranno le elezioni, da una campagna elettorale impostata
come una “guerra civile incruenta” non potrà venire niente di buono per l’Italia. E per oggi con le buone notizie abbiamo terminato.
Nessun commento:
Posta un commento