lunedì 23 gennaio 2023

LODE AI PROLIFE AMERICANI: DA 50 ANNI IN MARCIA PER «CELEBRARE LA VITA»

Ieri si è svolta la cinquantesima Marcia per la vita a Washington. Ribaltata la Roe v. Wade, l'obiettivo resta «cambiare la cultura perché l'aborto diventi semplicemente inconcepibile»

 


Anche questo 20 gennaio, nell’anniversario della sentenza della Corte Suprema Roe v. Wade, per il cinquantesimo anno di fila, la chiassosa banda dei pro life americani si è riunita a Washington al National Mall e ha marciato verso Capitol Hill per «riunirci insieme a celebrare la vita», festeggiare le vittorie ottenute nell’ultimo anno e concentrarsi sui «prossimi passi» da intraprendere.

I pro-life festeggiano l’America “post-Roe”

La Marcia per la vita americana è la più grande manifestazione pro-life al mondo e quest’anno ha molto da festeggiare: lo scorso giugno, infatti, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha cancellato il diritto costituzionale all’aborto, in vigore dal 1973, restituendo ai singoli stati la libertà di decidere se legalizzare o meno l’interruzione di gravidanza e come regolamentarla.

Il ribaltamento della Roe v. Wade e della Planned Parenthood v. Casey è sempre stato il grande obiettivo dei pro-life americani, raggiunto dopo 50 anni di instancabile e pacifica militanza. Impossibile, da questo punto di vista, non guardare come a un modello agli Stati Uniti, che anche grazie ai pro-life hanno saputo tenere aperto un dibattito che sembrava chiuso, non solo dalle sentenze della Corte Suprema, ma soprattutto dall’orientamento a senso unico della grande stampa americana.

«Costruire la cultura della vita»

Il variegato movimento pro-life, invece, battendosi stato per stato e legge per legge, ha saputo mantenere viva la grande battaglia culturale e scientifica che soggiace al tema dell’aborto: quella sul feto, che non è un soltanto un grumo di cellule ma un bambino. Ed è per continuare a portare avanti questa battaglia culturale che, nonostante la vittoria giudiziaria, la Marcia per la vita prosegue. L’obiettivo, infatti, è quello di «costruire una cultura della vita negli Stati Uniti. Purtroppo, il numero degli aborti ogni anno supera di molto i 900 mila e dopo la cancellazione della Roe v. Wade questo numero dovrebbe calare di appena 200 mila unità all’anno». Pur essendo le leggi il principale e quotidiano terreno di scontro in America, «il nostro lavoro più importante è quello di cambiare i cuori e le menti. L’obiettivo della Marcia nazionale per la vita non è solo quello di cambiare le leggi a livello statale e federale, ma di cambiare la cultura perché l’aborto diventi semplicemente inconcepibile».

La lotta all’aborto continua

Lode allora alla chiassosa, pacifica, gioiosa e variegata compagnia che ogni anno sfila arrembante per le strade di Washington fino al Congresso per dare voce a coloro che non hanno voce e per proteggere coloro che non possono proteggersi da soli. Oltre che per invocare aiuti concreti per tutte quelle donne che non vogliono abortire, ma che spesso si trovano in situazioni di grande difficoltà. Come mostrava un cartello sorretto da una giovane manifestante alla marcia di ieri, con sopra disegnate una donna e il bambino nella sua pancia: «Amiamo entrambi». Per «marciare nell’America post-Roe», lo slogan di quest’anno, non si può che partire da qui. Il “cattolico” Joe Biden farebbe bene a prendere appunti.

Leone Grotti da Tempi

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