Una trattativa è, per definizione, un processo
negoziale attraverso il quale due parti contrapposte – cioè portatrici di
visioni del mondo e di interessi opposti e confliggenti, che, in quanto tali,
di norma considerano se stesse “buone” e gli avversari “cattivi” – cercano una soluzione di compromesso, in
cui ciascuna delle due a qualcosa rinuncia e qualcosa ottiene. La
proporzione di ciò che si guadagna e di ciò che si perde varia in funzione dei
rapporti di forza sul campo e un po’ anche dell’abilità di coloro che svolgono
il negoziato, ma è scontato che alla fine
ciascuna delle due parti consideri ingiusto ciò
che l’esito della trattativa assegna all’avversario. È sempre stato così,
perché è così che funziona. Nel caso specifico, pur non intendendomi affatto di
queste cose, azzarderei l’ipotesi che vi siano le condizioni per limitare ciò
che la Russia può ottenere, dato l’altissimo costo che la prosecuzione della
guerra comporta anche per quel paese – e questa è, se ci si pensa, l’unica
ragione vagamente decente per “giustificare” la prosecuzione del conflitto. Ma
è (o dovrebbe essere) ovvio che qualcosa debba ottenere: da una trattativa non può ottenere nulla,
perché mai dovrebbe trattare? Ed è (o dovrebbe essere) altrettanto ovvio
che ciò che ottiene alla nostra pubblica opinione sembri “ingiusto”. Ma,
ripeto, è così che funziona, da sempre.
Durer: Apocalisse |
Invece la linea ufficiale – e obbligatoria, pena l’accusa di putinismo! –
qui da noi in Occidente mi pare che sia: “la Russia deve prima rinunciare a tutto
quello che ha illegittimamente conquistato, compresa la Crimea; poi si tratta”.
Il che equivale a dire, come è evidente, che non si tratta affatto.
Ora, ci potrebbe anche stare che questo venga proclamato dalla propaganda –
siamo in guerra, no? Quindi è normale che pubblicamente si dicano solo bugie –
ma a condizione che nel frattempo, sotto traccia, una trattativa vi sia. Non
pare proprio che sia così.
È vero che i popoli non sanno mai niente di quello che fanno veramente i
capi, ma in questo momento dell’esistenza di una qualche forma di negoziato non
si ha il minimo sentore, neanche il vago sospetto.
Pare proprio che i nostri governanti ci stiano portando, chi per
convinzione e chi per pusillanime servilismo, dritti alla guerra totale.
Se è così, sono dei pazzi criminali.
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