venerdì 27 gennaio 2023

PAZZI CRIMINALI


Per quel quasi nulla che so e capisco io, la guerra attualmente in corso tra Russia e Ucraina – che forse sarebbe ormai più corretto chiamare guerra tra Russia e Occidente per interposta Ucraina – può finire solo in due modi: o per mezzo di una trattativa o con un disastro di proporzioni immani, cioè a occhio e croce con la distruzione del “nostro mondo”, così come l’abbiamo conosciuto finora. Dopo un anno di battaglie, pare infatti assodato – come l’altro giorno ha potuto dire, e non in un qualche sito “complottardo e putinista” ma su La Stampa (!), anche un reputato analista quale Lucio Caracciolo, mica un “impresentabile” – che la sconfitta militare della Russia non possa essere ottenuta senza un coinvolgimento pieno e diretto (e non parziale e indiretto come ora) della Nato nel conflitto, cioè con la terza guerra mondiale (e non “a pezzi” o metaforica come la conosciamo ora, ma proprio quella vera, quella che con ogni probabilità conduce – come ho detto sopra – “alla distruzione del nostro mondo così come l’abbiamo conosciuto finora”).

Una trattativa è, per definizione, un processo negoziale attraverso il quale due parti contrapposte – cioè portatrici di visioni del mondo e di interessi opposti e confliggenti, che, in quanto tali, di norma considerano se stesse “buone” e gli avversari “cattivi” – cercano una soluzione di compromesso, in cui ciascuna delle due a qualcosa rinuncia e qualcosa ottiene. La proporzione di ciò che si guadagna e di ciò che si perde varia in funzione dei rapporti di forza sul campo e un po’ anche dell’abilità di coloro che svolgono il negoziato, ma è scontato che alla fine ciascuna delle due parti consideri ingiusto ciò che l’esito della trattativa assegna all’avversario. È sempre stato così, perché è così che funziona. Nel caso specifico, pur non intendendomi affatto di queste cose, azzarderei l’ipotesi che vi siano le condizioni per limitare ciò che la Russia può ottenere, dato l’altissimo costo che la prosecuzione della guerra comporta anche per quel paese – e questa è, se ci si pensa, l’unica ragione vagamente decente per “giustificare” la prosecuzione del conflitto. Ma è (o dovrebbe essere) ovvio che qualcosa debba ottenere: da una trattativa non può ottenere nulla, perché mai dovrebbe trattare? Ed è (o dovrebbe essere) altrettanto ovvio che ciò che ottiene alla nostra pubblica opinione sembri “ingiusto”. Ma, ripeto, è così che funziona, da sempre.

Durer: Apocalisse

Invece la linea ufficiale – e obbligatoria, pena l’accusa di putinismo! – qui da noi in Occidente mi pare che sia: “la Russia deve prima rinunciare a tutto quello che ha illegittimamente conquistato, compresa la Crimea; poi si tratta”. Il che equivale a dire, come è evidente, che non si tratta affatto. Ora, ci potrebbe anche stare che questo venga proclamato dalla propaganda – siamo in guerra, no? Quindi è normale che pubblicamente si dicano solo bugie – ma a condizione che nel frattempo, sotto traccia, una trattativa vi sia. Non pare proprio che sia così.

È vero che i popoli non sanno mai niente di quello che fanno veramente i capi, ma in questo momento dell’esistenza di una qualche forma di negoziato non si ha il minimo sentore, neanche il vago sospetto.

Pare proprio che i nostri governanti ci stiano portando, chi per convinzione e chi per pusillanime servilismo, dritti alla guerra totale.

Se è così, sono dei pazzi criminali.

 


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